La prima all'Astra
«Che storja», che successo: lo show per i dieci anni di «Io parlo parmigiano» è andato oltre le aspettative e segna una sorta di virata «professionale» del simpatico duo parmigiano. Ma resta quel cammino attraverso il dialetto che ha accompagnato gli spettatori dal primo all'ultimo minuto delle due ore di spettacolo. Uno spettacolo geniale, per dimostrare che il vernacolo parmigiano è iniziato insieme al mondo, sin dalla preistoria. E durerà ancora per tanti tanti anni.
In più, come tutte le prime dei loro show, l'incasso della serata, le offerte e gli introiti di altre iniziative collaterali, sono andati all'associazione Snupi onlus che si occupa di nuove patologie a livello intestinale, in età pediatrica e adulta. E alla fine dello spettacolo sono state consegnati 4.690 euro alla Snupionlus destinate a un progetto dal nome: «M.I.C.I. (Malattie infiammatorie croniche intestinali), Approccio multidisciplinare al percorso terapeutico dei Pazienti cronici pediatrici e non», attività di censimento, monitoraggio e raccolta dati per studio delle MICI, consulenza psicologica e nutrizionale integrativa e di supporto a favore di pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali, progetto che verrà svolto nel Day Service Pad 23 dell’Unità Operativa complessa di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Aou di Parma.
Questo il primo grande successo. Poi lo spettacolo: Danilo «Baroz» Barozzi e Riccardo «Rico» Montanini sono stati i mattatori della serata, sdoppiandosi in uno spettacolo che ha portato in scena i suoni e le parole del nostro bellissimo ed elegante dialetto. Così, grazie a un prezioso «tananai» (non il cantante naturalmente) si è viaggiato nel tempo, chiacchierando con Giulio Cesare che voleva passare la Parma e con Giuseppe Verdi che ha proposto le sue arie, tutto rigorosamente in dialetto.
E dall'epoca «Indrè Bombén» si è arrivati sino al «Al Gióron d'Incó» passando però per il futuro, in una Parma dove solo alcuni monumenti si sarebbero salvati a testimoniare le zone della città.
E naturalmente in questo cammino è stato coinvolto anche il pubblico, tra giochi (naturalmente tutt'altro che seri) incentrati tutti sul nostro dialetto. Poi i Dinosauri, la Rivoluzione Francese, l'arte, un cammino «mondiale» in dialetto naturalmente. E con accorgimenti tecnici ne semplici ne banali. Per una crescita che va di pari passo con il successo del duo. Sono passati dieci anni dalla nascita di «Io parlo parmigiano», gli show si sono evoluti e toccano tante sfumature alla fine con grazia e qualche inevitabile frase tipica del vernacolo. In sala, tra gli oltre 400 spettatori, anche il «professor» Enrico Maletti, che del nostro dialetto conosce ogni sfumatura. E che ha sostenuto questa iniziativa sin dalla sua nascita. Le risate di Enrico Maletti probabilmente valgono come i molti applausi che hanno interrotto lo show. Dalla «Preistorja», quando nacque la Pilotta, sino al Futuro. Dieci anni e non lo dimostrano, i ragazzi di «Io parlo parmigiano» possono raddoppiare, per scrivere poi un'altra «Storja».
Sandro Piovani
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