MEDESANO
Sono trascorsi pochi giorni dalla vittoria della 65enne Carla Cervia ai Campionati europei di danza aerea nella specialità posa cerchio master 50 plus, ma l’emozione è ancora più viva che mai. Un traguardo straordinario maturato sotto l’egida della New Dance Club Noceto e del «direttore artistico dei sogni» Erika Ferrari.
«Ho iniziato ad avvicinarmi al club nocetano quando avevo 50 anni – ha spiegato la campionessa residente a Medesano – perché avevo bisogno di rafforzare gli addominali, mettermi in forma. Così ho iniziato facendo yoga e pilates. La pole dance è stata il passaggio successivo. Mi è sempre piaciuta. All’inizio è stato buffo; le mie compagne di corso erano delle ragazzine, ma questo non mi ha scoraggiato, anzi. Poi sono passata al cerchio aereo, la mia specialità».
Grande merito va a Erika Ferrari, una grande trascinatrice: «Senza il suo sostegno non sarei mai riuscita a raggiungere questi obiettivi. È una forza della natura, la sua sincerità a volte spiazza, ma è un grande pregio, molto utile per comprendere il proprio stato di forma». Carla è una moglie premurosa, una madre attenta, una nonna formidabile: «La mia famiglia fa il tifo per me, ma non la coinvolgo troppo, tendo a essere insicura in questo genere di cose». La gara che l’ha consacrata nell’olimpo della danza aerea si è svolta a Bologna: «Incredibile il fatto che gli allenatori e gli atleti anche di altre squadre mi riconoscessero e venissero a salutarmi. Mi sono sentita un poco spaesata, ma davvero soddisfatta».
Poi un appello: «L’attività fisica è come una medicina, non è necessario svolgerla per diventare per forza dei campioni, ma è terapeutica sia per il corpo che per lo spirito. A me è servita tantissimo anche nel periodo post pandemia. Trovate il tempo per fare attività in base alle vostre possibilità». Erika Ferrari ha espresso tutta la sua soddisfazione per il traguardo di Carla Cervia: «Questa vittoria è l’ennesima dimostrazione che esiste un modo di fare agonismo anche quando non si è più ventenni o trentenni. Sdoganiamo l’idea di sport agonistico come appannaggio di chi è biologicamente nell’età più performante».
Pietro Furlotti
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