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Amarcord

Marcello Fiasconaro, quel record lungo 50 anni

Marcello Fiasconaro, quel record lungo 50 anni

di Giorgio Lo Giudice

27 Giugno 2023, 03:01

È il record più longevo dell’atletica italiana, quello di Marcello Fiasconaro negli 800, oggi compie cinquanta anni. Lo ha ottenuto il 27 giugno del 1973, in una serata calda ed un po’ umida di quelle classiche milanesi, all’Arena Civica; March partendo in testa dal primo metro riuscì a siglare un fantastico 1’43”7 che ancora adesso farebbe ingolosire molti specialisti nostrani ed esteri.

Per la statistica il podio delle specialità più longeve vede Fava secondo con il suo record dell’ora e dei 20 km. del ’77, ed ovviamente Mennea nei 200 del ’79. Inutile ripetere il ritornello io c’ero. Altrimenti che stiamo qui a fare, pettinare le bambole?

Mi trovavo in tribuna stampa il gradino sotto Alfredo Berra il mio maestro e capo dei servizi olimpici della Gazzetta. Al suo fianco il giovane rampante Gianni Merlo, che cercava di farsi spazio in ogni modo.

«Prendi i passaggi con il cronometro così poi li trascriviamo nel servizio» – disse Berra. Diligentemente feci quanto mi era stato chiesto seguendo questa incredibile gara, con Marcello sempre avanti e dietro il cecoslovacco Plachy che tra l’altro era favorito. La serata atletica era imperniata sull’incontro Italia-Cecoslovacchia (le due nazioni non si erano ancora divise), come si usava, perché i meetings non erano all’orizzonte, non era ancora nata l’atletica spettacolo e che altro.

Dunque Marcello avanti, passa i 400 e suona la campana e la distanza tra i due aumenta. «Speriamo che non scoppi all’improvviso» il mio pensiero. No, anzi dopo un bel rettilineo opposto, all’attacco dell’ultima curva cambio di passo e ritmo che aumenta, così come il distacco di Plachy che però non molla. L’ultimo rettilineo è un trionfo Mark ancora sprinta, tira fuori le ultime energie e taglia il traguardo. Premo il tasto di bloccaggio del cronometro e leggo il tempo: «Mi spiace – dico – mi sono sbagliato, ho preso 1’43”7 sarebbe il record del mondo, questo aggeggio non funziona». Un corno funziona eccome! Il tempo lo avevo preso giusto e nella bolgia, dopo un paio di minuti l’urlo dello speaker ad ufficializzare il tempo.

Qualche parola al microfono, poi Marcello accasciato sul prato si rialza, ricevendo le mille felicitazioni da tutti. Augusto Frasca addetto stampa della Fidal, lo prende per mano e lo porta nello spogliatoio insieme al massaggiatore Massarut. Ha un mal di testa terribile effetto anche dello sforzo. Gli addetti alle interviste, scendono come falchi, ma devono mordere il freno. Ma chi è questo Fiasconaro?

Papà Gregorio è un siciliano di Castelbuono, professione musicista; fatto prigioniero dagli inglesi in Sudan durante la seconda guerra mondiale, è portato in Sudafrica. Terminate le ostilità, viene rispedito in Italia, ma lui ritorna perché ha trovato l’amore, si sposa con Mabel e mette su famiglia. Marcello nasce nel 1949 e da ragazzo frequenta i Villagers giocando a rugby, poi approda agli Harriers dove c’è un certo Stewart Banner il manager che segue anche l’atletica.

Vede Marcello durante i lavori di potenziamento e velocità e capisce che ha di fronte un bel talento che può andare oltre la palla ovale. Così eccolo su un campo di atletica su richiesta dello stesso tecnico, per sostituire alcuni atleti assenti, malati o infortunati poco importa, lui corre e vince. Gli chiedono di replicare ed un paio di settimane dopo sui 400 sigla un 46”60 che fa scalpore.

Qui subentra un racconto che ha alcune sfaccettature dove c’entra il discobolo Rado, che si era trasferito in Sudafrica, che allerta la Fidal a Roma, segretario Luciano Barra. In realtà erano arrivati prima gli statistici. Mengoni, uno del più bravi in Italia aveva visto il nome e fatto delle ricerche ed anche lui lo aveva segnalato. Gianfranco Colasante, giornalista e scrittore, che lavorava all’ufficio stampa si mise in moto. La Fidal contattò l’ambasciata sudafricana, anche per motivi sia burocratici che diplomatici.

Si arriva al padre di Marcello che è ben lieto di far gareggiare il figlio in Italia e per l’Italia. Giova ricordare che in quel momento il Sudafrica era sospeso dal CIO per la sua condotta razzista, quindi non poteva partecipare ad alcuna manifestazione Olimpiadi in testa. Tra l’altro March ha il passaporto italiano e questo facilita. Così arriva in Italia e gareggia in un meeting a Milano con i migliori italiani, vincendo ancora con 46”60.

La settimana seguente ci sono gli assoluti sulla pista dell’Olimpico a Roma e Marcello conquista il tricolore con 45”70 battendo tutti, Fusi, Puosi e gli altri e diventando anche primatista italiano subentrando ad Ottolina.

Altro evento unico nella storia atletica, lui non ha una società così gareggia come Fidal.

Singolare la federazione che tessera un atleta; quindi è l’unico titolo nazionale mai vinto dalla federazione intesa come società! Il resto appartiene alla storia ed alla chiacchierata fatta con Marcello, raggiunto nella sua casa in Sudafrica.

Giorgio Lo Giudice

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