L'ex genero di Calisto Tanzi
Stefano Strini, dai quadri nascosti all'accusa di associazione di stampo mafioso. Ci sono anche due parmigiani tra gli arrestati, nell'operazione anti-'Ndrangheta dai grandi numeri fatta scattare all'alba di ieri dai carabinieri del Ros, coordinati dalla procura antimafia di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri.
Nel maxi blitz che ha visto, infatti, complessivamente 123 indagati, di cui ventidue finiti in carcere e dodici ai domiciliari, sono stati arrestati, appunto, anche i parmigiani Stefano Strini, 52 anni, e il 59enne Giovanni Bello. Per il primo è scattata la custodia cautelare in carcere, mentre il secondo è finito ai domiciliari. I due sono accusati, a vario titolo, di aver collaborato con il clan Megna di Papanice, nel Crotonese. Un sodalizio che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato attivo negli affari anche a Parma.
Entrambi - Strini, a cui viene contestata l'associazione mafiosa, e Bello, per concorso esterno - sono volti conosciuti, per essere già saliti alla ribalta della cronaca giudiziaria. In particolare, Strini è l'ex genero di Calisto Tanzi ed era finito nei guai per ricettazione dei quadri dell'ex patron della Parmalat nascosti e poi trovati dalla Guardia di finanza ai tempi del crac dell'azienda.
Per quella vicenda Strini nel 2011 aveva patteggiato un anno e otto mesi. Proprio in quel periodo il 52enne si era anche buttato nella ristorazione, aprendo una pizzeria-kebab in borgo Cocconi. Questo nel passato.
Strini ora è considerato, invece, una delle «figure di congiunzione» di cui si sarebbe servito il clan dei papaniciari per reati e traffici illeciti.
Bello, invece, qualche anno fa era finito nei guai per traffico internazionale di prodotti petroliferi. Il 59enne, titolare di un'azienda di trasporto del nostro territorio, con il fallimento di questa impresa, si sarebbe rivolto all''Ndrangheta per vendere rimorchi e trattori finiti sotto sequestro.
I carabinieri lo hanno raggiunto nella sua abitazione di Terenzo. Ma qual era il suo ruolo in questa inchiesta che lo vede «organico» alle cosca calabrese? Proprio per i suoi trascorsi familiari (aveva sposato una delle figlie dell'ex patron della Parmalat), il nome di Strini è uno di quelli più citati in queste ore dai media che si occupano dell'operazione. A Parma, però, il 52enne sarebbe stata una figura fondamentale nei traffici del clan che era attivo nella nostra provincia in attività come quella della ristorazione, con la gestione di un ristorante nel Comune di Collecchio. Inoltre, Strini e altri due finiti in carcere ieri (Antonio Corbisieri ed Enrico Moscogiuri) sarebbero coinvolti nel progetto di acquisto da parte dei Megna di un resort in Calabria, il «Casarossa», da realizzare tramite una società costituita appunto da Strini, Corbisieri e Moscogiuri. Proprio per parlare di questa vicenda, i tre si sono recati anche a Crotone per incontrare Domenico e Mario Megna. In pratica, Strini e gli altri due, grazie al fatto che dimoravano al Nord, coadiuvavano i papaniciari nei loro interessi e investimenti. Partecipavano, inoltre, a riunioni con gli esponenti del clan, che periodicamente salivano al Nord, per pianificare investimenti, raccogliere i guadagni delle attività ma anche presentare ai vertici della cosca imprenditori utili ai loro interessi.
Questa è un'operazione da grandi numeri, per il totale di indagati (123) e arrestati. Il blitz ha, infatti, portato a misure cautelari per 43 persone, 22 delle quali sono finite in carcere, tra cui il boss Domenico Megna, 74 anni, a capo dell'omonima cosca. Dodici invece ai domiciliari. Sono stati disposti, inoltre, 3 obblighi di dimora, 4 interdizioni dai pubblici uffici e 2 divieti di contrattare con la pubblica amministrazione. L’operazione ha toccato principalmente la Calabria («l'epicentro dell'indagine è la provincia di Crotone» ha detto ieri mattina il procuratore Gratteri), ma ha visto nel mirino anche città del Nord. È stata condotta con il supporto, nella fase esecutiva, dei carabinieri dei comandi provinciali di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Potenza, Parma, Brescia, Milano e Mantova. Assieme a loro, lo Squadrone Eliportato Calabria.
Tra i destinatari degli arresti domiciliari c’è Enzo Sculco, 73 anni, ex consigliere regionale della Calabria, eletto con la Margherita. Nell’inchiesta è indagata anche la figlia Flora, anche lei ex consigliere regionale. Ma il nome più eccellente è quello di Mario Oliverio, 70 anni, presidente della Regione Calabria dal 2014 al 2020, eletto col Pd ma poi allontanatosi dal partito. Indagati inoltre gli ex assessori regionali Nicola Adamo ed Antonietta Rizzo e l’ex consigliere regionale Seby Romeo, tutti del Pd. Altro nome «eccellente» è quello dell’ex parlamentare europeo Massimo Paolucci, eletto con Articolo Uno.
Michele Ceparano
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