Intervista
È la dipendente delle Poste di cui è innamorato Alessandro Siani in «Benvenuti al Sud», ma anche la protagonista, difficile da dimenticare, de «La giusta distanza», il film che l'ha rivelata al grande pubblico: una così naturalmente brava da essere a suo agio sul palcoscenico alle prese con un testo di Dario Fo e Franca Rame come in televisione accanto al Mago Forest alla Gialappa's Band.
Un talento quello di Valentina Lodovini, attrice di cinema, teatro e tv, che stasera alle 21,15 a Lostello in Cittadella i parmigiani potranno vedere da vicino in «A futura memoria», lo spettacolo-concerto (a ingresso libero) nell'ambito del Festival della Parola dove si rende il giusto omaggio a Anna Politkovskaja, la coraggiosa giornalista russa uccisa dal regime nel 2006 che pagò con la vita la ricerca di verità, libertà e giustizia. Un evento in cui la parte della Lodovini si alterna alle musiche di compositori (Dimitri Shostakovich, Aram Khachaturian, Boris Lyatoshynsky), che lo stalinismo censurò in nome dell’accusa di aformalismo».
Prima di dare voce alle sue parole chi era per lei Anna Politkovskaja? E cosa ha capito di lei, cosa l'ha colpita?
«Ho conosciuto Anna Politkovskaja il giorno del suo assassinio. Ricordo di avere sentito la notizia in radio e di essere rimasta molto colpita e ciò mi ha spinta a cercare informazioni su di lei. Mi toglie il fiato. Credo che sia stata prima di tutto una giornalista che intendeva il suo lavoro non tanto come una missione ma come un qualcosa per dire quello che vedeva. Ascoltava la persone, le incontrava, non penso volesse diventare un'eroina. Pretendeva onestà. Questo per me non ha eguali».
Qual è stata la difficoltà maggiore per lei come attrice nell'affrontare, o comunque interpretare, un personaggio come questo?
«E' una lettura e non un'interpretazione. La difficoltà casomai sta in questo. Restare neutra».
Di Anna Politkovskaja, della sua determinazione e del suo coraggio, avremmo bisogno in qualsiasi Paese: c'è qualche personaggio, anche in altri campi, che le sembra possieda quelle sue caratteristiche?
«Gino Strada. E se mi concentro sull’Italia oggi, Michela Murgia, perché non ha paura della parola».
Negli ultimi tempi ha alternato spesso l'attività nel cinema a quella in teatro: le danno entrambi le medesime emozioni? O sono su piani totalmente diversi?
«Eh… così non vale…. È come chiedere se voglio più bene alla mamma o al babbo!».
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