Intervista
Stasera il cortile delle feste di Palazzo Orsoline a Fidenza ospiterà l’appuntamento con «Musica in Castello». In questa sua ventesima edizione, la rassegna del fondatore e direttore artistico Enrico Grignaffini sta collezionando ospiti di grande appeal. E così sarà anche questa volta, a partire dalle 21.30 (ingresso a offerta libera) quando Claudio Cecchetto, con Massimo Cervelli, racconterà come è diventato il Re Mida dello spettacolo italiano. Proprio lui che ha un feeling particolare con il nostro territorio: «Parma è una città che ricorre spesso nelle mie conversazioni. Ogni tanto mi capita di sostare nella vostra città. E in quelle occasioni, al momento della partenza, mi ripeto: “Qui ci devo tornare”. Credo che miglior complimento non ci possa essere».
Rivelerà tanti aneddoti curiosi, a partire dai suoi inizi.
«Da perito agrario mi ero iscritto a Scienze delle preparazioni alimentari. Intanto facevo il disc jockey. La prima volta che entrai in uno studio radiofonico, capii che quella sarebbe stata la mia vita».
Quando arrivò la svolta?
«Grazie a Mike Bongiorno, scelto da Silvio Berlusconi come direttore artistico di TeleMilano. Mi volle con sé. Con la fiducia, e lo stipendio che mi diede, fondai Radio Deejay. Sentivo la necessità di esprimere me stesso a 360 gradi. Non mi bastavano più le due ore di palinsesto».
Cos’è Radio Deejay per lei?
«Amo paragonarla ai caffè letterari francesi di una volta. Un luogo dove il talento incontrava altro talento. Non è un caso se il 50% dei protagonisti della televisione italiana degli ultimi anni, è passato da lì».
A proposito, come funziona il suo talent radar?
«Se esistesse una formula… non la direi (afferma ridendo, ndr). In realtà ripeto sempre questa frase ad effetto che, però, rende bene l’idea: ci vuole talento per scoprire il talento».
lei ha portato al successo tantissime persone.
«Fiorello, Jovanotti, Linus, Fabio Volo, Gerry Scotti, Pieraccioni, Sabrina Salerno, Amadeus. Solo per citarne alcuni. Mi piace sottolineare il fatto che ho sempre cercato uomini e donne con abilità che, precedentemente, non c’erano nel mondo dello spettacolo. E continuo ancora adesso su questa strada».
L’idea di Radio Cecchetto nasce sotto questa linea guida?
«Sono convinto che il web possa essere l’upgrade della radio. L’ “Fm” ha il limite della territorialità nazionale. Attraverso la web radio si può dare vita a un prodotto su base italiana ma esportabile a livello mondiale».
Può funzionare secondo lei?
«Cerco di essere più chiaro con un esempio. Prima dei Maneskin si pensava che l’unica tipologia di musica italiana appetibile all’estero fosse quella melodica. Grazie a loro abbiamo capito che anche un prodotto italiano di altro genere può piacere al mondo intero. Ecco perché bisogna allargare il proprio punto di vista».
Dal suo punto di vista come procede la carriera di suo figlio Jodi?
«Sono contento sia per lui che per Leonardo perché si divertono a fare il loro lavoro, senza l’ansia di ricercare il successo a tutti i costi. I miei figli sono nati in una casa dove non è mai mancata la musica. Si sono spesso interfacciati con zii acquisiti come Gerry (Scotti), Fabio (Volo) e Lorenzo (Jovanotti) che per me è il Michelangelo moderno. Ascoltandoli in silenzio hanno captato tanti consigli utili».
E di Fiorello che aneddoto ci racconta?
«Lui è nato per strappare il sorriso e il consenso alle persone. Si carica di energia vedendo l’entusiasmo della gente. Non è un caso che, quando qualcuno in platea non ride per le sue battute, sente la necessità di trovare il modo per ribaltare la situazione».
«Musica in Castello» farà tappa domenica sera a Pellegrino con «Sotto chi tiene core».
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