LA TESTIMONIANZA
«L'aria era densa di fumo, su di noi pioveva fuliggine e le lingue di fuoco divoravano il bosco illuminando la notte». Per una famiglia parmigiana - mamma, papà e due piccoli di 6 e 9 anni - la vacanza nell'isola greca di Corfù è iniziata nel terrore. Costretti a fuggire dalla furia delle fiamme, alimentate dal forte vento, che incenerivano ettari di bosco nella zona di Perithia, nella parte nord dell'isola ionica. Il rogo, di vaste dimensioni, ha costretto la Protezione civile greca a diramare un messaggio di allarme e ad evacuare 17 villaggi (2.500 persone circa) per il timore che le fiamme, spinte dal vento, potessero arrivare a distruggere anche le abitazioni.
Tra gli evacuati c'è anche la famiglia parmigiana - il papà, che racconta una notte di paura, preferisce l'anonimato - arrivata sull'isola domenica pomeriggio, ma costretta a rifare le valigie in fretta e furia per mettersi in salvo: il loro residence era nel mirino delle fiamme.
«Siamo partiti domenica pomeriggio dall'aeroporto di Bergamo», racconta il papà parmigiano da una camera d'hotel trovata in emergenza. Arrivati a Corfù si sono diretti al residence, nella parte nord dell'isola, per poi concedersi un po' di relax, con una cena al ristorante. Ma al ritorno dalla prima serata di vacanza, ecco irrompere il minaccioso imprevisto. «Mentre stavamo rientrando ci pioveva addosso della fuliggine. C'era tanto fumo nell'aria e in direzione dell'incendio le fiamme illuminavano la notte».
Immediata la ricerca di informazioni, con ogni mezzo. «Ho provato a collegarmi ad internet e attraverso i siti locali capire cosa stava succedendo». La barriera linguistica ha complicato le cose. «Abbiamo anche cercato di parlare con i nostri vicini, che ci hanno spiegato che stava bruciando la montagna».
Dopo pochi minuti, durante i quali cresceva la preoccupazione, ecco il suono di allerta sul cellulare del capofamiglia: era il messaggio della Protezione civile greca che, alle 22.45, invitava tutti coloro che si trovavano a Rou, Katavolo, Kentroma, Tritsi e Kokokila ad abbandonare i loro alloggi per dirigersi verso Ipsos, cioè sulla costa che si affaccia sull'Albania.
«A mezzanotte e mezzo abbiamo rifatto le valigie in fretta e furia e siamo saliti in auto per dirigerci a sud, lontano dalle fiamme. I bambini erano molto spaventati. Tante altre persone si sono messe in viaggio per abbandonare la zona del rogo. La situazione era molto tesa».
A complicare l'evacuazione ci ha pensato la viabilità dell'isola: le auto sono rimaste incolonnate per ore lungo le strade strette, mentre le corriere facevano la spola per mettere in salvo chi era senza auto. «Volevamo dormire in macchina, ma alla fine abbiamo trovato una camera libera in un hotel a nord di Corfù. Siamo accampati l'uno sull'altro, ma resteremo qui finché non sarà possibile tornare al residence, che per fortuna non è stato danneggiato dalle fiamme». Intanto, anche il resto della Grecia continua a bruciare.
Pierluigi Dallapina
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