Professore all'Università di Parma
É morto lunedì mattina a soli 54 anni, alla Casa di cura Piccole Figlie, dopo una lunga battaglia contro una malattia che lo aveva colpito più di cinque anni fa, Stefano Sforza, professore ordinario di chimica organica all'Università di Parma, dove insegnava nei corsi di laurea in Scienze e tecnologie alimentari, Scienze gastronomiche e Food risk management.
Parmigiano, Sforza si era laureato in chimica all'università di Parma con lode, aveva poi conseguito il dottorato di ricerca sempre a Parma e aveva iniziato una brillante carriera che l'aveva portato a esperienze di insegnamento all'estero e a molti progetti di ricerca innovativi.
La nomina a professore ordinario era arrivata nel 2015, ed era anche stato scelto dal rettore Paolo Andrei come delegato alla ricerca internazionale. Era anche rappresentante dell'Università di Parma nell'International platform of insects as food and feed.
Fra gli ambiti di interesse di Sforza, gli acidi peptidonucleici, la chimica delle proteine, le applicazioni della chimica per il riconoscimento degli Omg negli alimenti e per testare l'autenticità degli alimenti svelando le sofisticazioni, metodi innovativi di indagine per studiare gli allergeni, le biomolecole, i processi digestivi delle proteine, i processi di recupero e valorizzazione dei sottoprodotti dell'industria alimentare (da utilizzare ad esempio nei mangimi), l'utilizzo degli insetti per l'alimentazione animale e umana.
Tante le collaborazioni di Sforza con le imprese del territorio come Parmalat, Chiesi Farmaceutici, Consorzio del Parmigiano Reggiano, CNR, Barilla.
Impossibile ricordare tutti i progetti in cui è stato coinvolto a vario titolo, in un lungo curriculum pieno di pubblicazioni, riconoscimenti, incarichi prestigiosi. Come il progetto per un «grano smart» per soggetti geneticamente predisposti alla celiachia, o come una ricerca sugli allergeni del pomodoro finanziata dalla Fondazione Cariparma.
«Sono profondamente colpito per la scomparsa del professor Stefano Sforza, che ha rappresentato nel nostro ateneo un riferimento in ambito scientifico e didattico - dice Paolo Andrei, rettore dell'Università di Parma - Stefano era una persona attenta agli altri, capace di instaurare rapporti veri e ho avuto modo più volte di apprezzarlo nel suo impegno come delegato per la ricerca internazionale. Mi unisco al cordoglio della famiglia in questo momento tristissimo per tutta la comunità universitaria di Parma».
«Stefano era un ricercatore appassionato, aveva un entusiasmo contagioso per lo studio e sapeva trasmettere entusiasmo ai collaboratori - aggiunge Gianni Galaverna, professore di chimica degli alimenti all'ateneo di Parma e amico del docente scomparso - Nel rapporto con gli studenti brillava per pazienza, chiarezza di esposizione, capacità di usare un linguaggio scientificamente rigoroso ma semplice che rendeva accessibili aspetti complessi. Con i colleghi era propositivo, aperto al dialogo e al confronto. Ma soprattutto, Stefano amava le sfide: ricordo quanto lo abbiamo affettuosamente preso in giro quando, ancora dottorandi, ci svelò di aver partecipato ad un concorso per diventare astronauta...».
Stefano Sforza lascia i tre figli Eleonora, Caterina e Francesco. Un rosario sarà recitato questa sera alle 19 nella chiesa di San Rocco, in strada dell'Università, dove sabato alle 11 si terrà il funerale.
m.t.
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