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Il Parma in ritiro

Per Delprato si prospetta una stagione da leader

Per Delprato si prospetta una stagione da leader

di Giuseppe Milano

26 Luglio 2023, 03:01

Valles (Bz) L'infortunio muscolare patito nell'ultimo atto della scorsa stagione è definitivamente alle spalle. Dopo un settimana di preparazione specifica, Enrico Delprato è rientrato in gruppo. E per lui si prospetta un'annata davvero speciale. Prima di tutto per il nuovo ruolo che Pecchia sembra volergli ritagliare in campo e poi perché per lui si profila una stagione speciale da leader nel Parma. Prima di tutto però le sue condizioni che ora, dice, «sono finalmente buone. Sono pronto a ripartire, sempre con lo stesso entusiasmo con cui abbiamo chiuso l'anno passato, anche se la batosta con il Cagliari mi resterà sempre in testa. Perdere una semifinale così fa davvero male, ma sarà una ulteriore spinta a fare grandi cose in questa stagione. Quella delusione va trasformata in entusiasmo e sono sicuro che questo gruppo lo saprà fare»

Meglio pensare magari alla serie di vittorie consecutive che vi ha portato a quella semifinale?

«Parlavamo proprio di questo ieri sera con i compagni in albergo. Non so quante squadre abbiamo fatto otto vittorie di fila in campionato. Quello è stato ed è un segnale positivo e da quella dobbiamo ripartire. Ricordiamoci che l'anno prima eravamo arrivati a metà classifica facendo un campionato così così con diversi cambi di allenatore. L'anno scorso siamo riusciti a fare un passettino in più, lo so non è bastato, ma il fatto che sia rimasto il mister ci permette di dare continuità al progetto. In più, ripeto, c'è una enorme voglia di vendicare l'uscita con il Cagliari».

Che campionato aspetti?

«La risposta è sempre la stessa perché tutti gli anni le difficoltà sono identiche. I club che scendono dalla serie A, grazie al paracadute, fanno sempre delle ottime squadre, e infatti non è un caso che l'anno scorso le due che sono retrocesse, Genova e Cagliari, sono risalite. Poi c'è sempre qualche sorpresa. In più è rimasto il Bari, c'è il Palermo, ci siamo noi con il Venezia. È sempre difficile».

In più c'è il rischio di vedere il campionato compresso in meno settimane.

«Ancora non lo sappiamo, però siamo pronti a tutto. Mi ricordo, due anni fa, che abbiamo fatto un bel periodo giocando una partita ogni tre giorni, può succedere ancora. Sarebbe comunque meglio iniziare alla data prestabilita».

E in campo ci sarà un Delprato centrale di difesa. Pecchia sembra avere le idee chiare su questo.

«L'ho già fatto qualche anno fa, sono a disposizione del mister e questo ruolo non mi spaventa assolutamente. Ho la fortuna che le mie caratteristiche mi permettono di giocare centrale, a destra e a sinistra. È un vantaggio per me e ben venga se può essere utile alla squadra».

Non sarà che Pecchia ti vede centrale perché quest'anno tu devi essere un leader di questa squadra?

«Siamo tutti protagonisti. Abbiamo ancora tanti ragazzi giovani in gruppo, ma stiamo tutti maturando ed è un processo che sta riguardando l'intera squadra. Noi abbiamo le idee molto chiare: vogliamo arrivare ad essere tutti leader. Poi è normale che ci sono giocatori che magari hanno più esperienza e che devono aiutare gli altri, però, secondo me, quest'anno possiamo davvero aiutarci tutti a crescere».

La fascia da capitano però la indossa uno solo. E il tuo nome è in cima alla lista.

«Non lo so, non dipende da me. La fascia è una cosa importantissima e sarebbe un grandissimo onore. In campo è un simbolo, ma poi, nello spogliatoio, non parla soltanto lui ma un insieme di giocatori che remano tutti dalla stessa parte».

Una voce sola dallo spogliatoio dici, forse però troppi idiomi diversi.

«Ormai dappertutto nel mondo del lavoro si parlano tante lingue diverse. Il calcio non fa altro che essere lo specchio dei tempi. Noi qui al Parma abbiamo però la fortuna di vivere questa situazione da alcuni anni e questo ci aiuta».

E quanti meriti ha Fabio Pecchia?

Tantissimi. Lui non ha paura di far giocare i giovani. Un tempo non era così facile trovare un allenatore che avesse il coraggio di rischiare mettendo in campo tanti ragazzi. Ma lui sa dare tanta fiducia. In più riesce a mantenere sempre la stessa linea. Non è da tutti perché ci sono alcuni che, se i risultati non vengono, non hanno la capacità di tenere unito il gruppo, di dare sempre lo stesso valore ai singoli giocatori. Lui lo fa».

Tuo papà Ivan, in una intervista di qualche mese fa, lodava il fatto che fossi venuto a Parma perché qui avresti lavorato con un leader, un trascinatore come Buffon. Ora che il leader sei tu che dirà?

«Nonostante lui faccia l'allenatore ed abbia giocato per circa 15 anni nei professionisti, con diversi campionati di B, non si è mai intromesso nella mia carriera. Poi, certo, è normale che quando finivo una partita gli chiedevo un parere. Mi ha sempre dato dei consigli, ma rispettando i miei allenatori».

Per quanto riguarda Gigi Buffon?

«Prima di essere un grande calciatore, è una persona spettacolare. Lo si capiva anche solo da come parlava con i tifosi».

Ora pare proprio che toccherà a te farlo. È quello che deve fare un capitano.

«Ripeto, vediamo cosa cosa succederà, non mi piace parlare troppo di leader. Devo però dire che a Parma è facile dialogare con i tifosi. Le critiche ci stanno quando non vai bene, ma sono sempre stati vicini alla squadra. Ci hanno sempre dato l'opportunità di lavorare e questa è una cosa fondamentale. Personalmente è un piacere stare in mezzo a loro. È successo recentemente a Giocampus, è stato davvero bello».

Per chiudere: una tua qualità?

«Non dovrei rispondere io. Quello che posso dire è che cerco sempre di non mancare di rispetto verso i compagni. Il mio obiettivo è di cercare sempre di dare un mano».

Un difetto?

«Tanti, meglio chiederlo però a Renata, la mia fidanzata».

DAL NOSTRO INVIATO Giuseppe Milano

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