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Buffon ha deciso: lascia il calcio

Il mito ha detto basta

Il mito ha detto basta

di Carlo Brugnoli

02 Agosto 2023, 03:01

L'ultimo granello di sabbia nella clessidra è caduto ieri. Lo storico agente di Gii Buffon, Silvano Martina, è stato avvistato a Collecchio dove pare abbia perfezionato con la dirigenza gialloblù la rescissione del contratto che legava il portiere al Parma sino al 2024. Manca l'annuncio ufficiale, ma viene dato per imminente. Una risoluzione andata per lunghe ma ora necessaria in tempi stretti: il presidente della Figc Gravina avrebbe infatti intenzione di ufficializzare già venerdì la nomina di Buffon a capo delegazione della Nazionale italiana. Il ruolo che ha occupato, finchè ha potuto, Gianluca Vialli.

A questo punto la notizia che Gigi Buffon non giocherà più è destinata, inevitabilmente, a fare il giro del mondo. Perché Buffon è un mito entrato nella storia del calcio giovanissimo e che da quella storia non è mai uscito. Il miglior portiere italiano di sempre ha preso forse la decisione più logica ma anche più sofferta. Logica perché alla soglia dei 45 anni (li compirà a gennaio) si è ormai reso conto che è difficile reggere certi ritmi, anche in serie B. Sofferta perché dopo una vita fra i pali è difficile dire basta.

Lacrime

Al termine della semifinale play-off contro il Cagliari che faceva tramontare le speranze del Parma di ritornare in serie A, Buffon era scoppiato in lacrime. A molti, quel pianto, era sembrato già un addio. Sicuramente in quell'immagine c'era la delusione per non aver portato a termine il lavoro iniziato quando due anni fa, con modalità inaspettate e spettacolari (ricordate il video emozionale con la maglia si Superman?) aveva rivestito la maglia crociata con il preciso intento di riportarla dove l'aveva lasciata. Quel traguardo non è arrivato e sono passati altri due anni che a Buffon devono essere costati tanto per dispendio di energie fisiche e mentali.

Ecco, quel pianto era la sintesi non di un fallimento, perché questo termine non è contemplato nel dizionario del portierone), ma di una consapevolezza. Era arrivata l'ora, insomma, di dire basta.

Gli indizi

Chi lo conosce bene sa che i dubbi che attanagliavano Buffon sull'opportunità di giocare un altro anno erano molti. Anche in occasioni pubbliche aveva dichiarato di alzarsi la mattina e a volte chiedersi se avesse ancora senso rispettare orari, sottoporsi ad allenamenti quotidiani, subire la pressione delle partite ravvicinate, mantenere un rigoroso stile di vita per essere all'altezza della sua fama di campionissimo.

Un uomo coraggioso

Oltre alle indubbie doti di atleta, Buffon ne ha un'altra: il coraggio. Anche nelle situazioni più complicate ci ha sempre messo la faccia, come si suol dire. Quando due anni fa è tornato a Parma, ad esempio, in molti (anche fra i tifosi crociati) lo hanno criticato per quello che avevano definito un tradimento, ovvero il passaggio alla Juve ancora giovanissimo. Quindi non il ritorno del figliol prodigo, ma quello di chi aveva sposato la causa della squadra più odiata. Erano apparsi striscioni che lo offendevano e lo invitavano a ripensarci. Lui, con la pacatezza e la saggezza maturata con gli anni, ha risposto in campo con il solito, altissimo, rendimento e con la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta.

Quest'anno, l'ultimo della sua carriera, ha giocato poco, spesso frenato da guai fisici, ma ha svolto, con l'autorevolezza che tutti gli riconoscono, il ruolo centrale di «senatore» all'interno dello spogliatoio dove c'erano giocatori che potevano tranquillamente essere suoi figli. Ha dato consigli, ha rincuorato, ha spronato, si è caricato la squadra sulle spalle quando le cose non andavano bene. Insomma, un vero leader. E anche la sua uscita di scena è stata discreta e ammantata di signorilità. Ora pare destinato a tenere alto il nome dell'Italia in qualità di dirgente. E allora In tutti i casi, in bocca al lupo Gigi. Grazie e buona vita.

Carlo Brugnoli

© Riproduzione riservata

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