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LA LETTERA ALLA GAZZETTA

I genitori di Giorgio Bandozzi: «Nostro figlio è morto sulla Cisa, ma non deve accadere mai più»

I genitori di Giorgio Bandozzi: «Nostro figlio è morto sulla Cisa, ma non deve accadere mai più»

di Monica Rossi

03 Agosto 2023, 03:01

Non c’è niente al mondo di più innaturale e crudele di un genitore che sopravvive ai figli. Eppure, accade e la cronaca – ahinoi - non è mai avara di notizie dove madri e padri di tutte le età piangono figli e figlie di tutte le età.

È il caso dei genitori del 58enne odontotecnico fidentino Giorgio Bandozzi, strappato all’affetto dei suoi cari per un tragico incidente (che certamente si poteva evitare), occorso ai primi di luglio sulla strada statale della Cisa, nei pressi della Pineta del Sole fra la casa cantoniera e il bivio della stradina che conduce alla cima del monte Cassio. Era in sella alla propria bici, Giorgio Bandozzi, per una delle sue sortite spensierate quando il fato, per lui, ha scritto un epilogo maledetto: dopo un impatto violentissimo con una moto di grossa cilindrata, è stato infatti sbalzato dalla sua bicicletta, morendo poco dopo per i traumi subiti nonostante i soccorsi immediati.

A quasi un mese dal tragico incidente, la Gazzetta di Parma ha ricevuto un accorato appello della coppia di anziani genitori di Giorgio, che comprensibilmente non si danno pace per la morte dell’amatissimo figlio e contestualmente sollecitano le autorità affinché tragedie di questa portata siano evitate con tutti gli strumenti a disposizione. «Siamo due genitori devastati per la recentissima perdita di uno dei nostri figli sulla Statale SS62 della Cisa – hanno infatti scritto -. Pertanto, chiediamo che le autorità competenti intervengano affinché questa strada, diventata pericolosissima in quanto scambiata per pista da competizione e su cui, di conseguenza, muoiono ciclisti e motociclisti, venga presidiata e resa sicura. Siamo consapevoli che non rivedremo più nostro figlio, quindi vorremmo tanto che altri genitori e familiari non debbano mai più subire un dolore sconvolgente come questo che stiamo provando e che nulla potrà lenire».

Che la Cisa sia pericolosa è ormai un dato di fatto, e non lo è perché la strada presenta criticità tali da provocare incidenti gravi se non fatali. La radice dei fatti semmai è da ricercare nella sua stessa orografia appenninica, che per molti sono la spinta a cimentarsi in «pieghe» quasi sempre oltre il limite del buonsenso. Ma le strade della montagna non sono il Mugello e come tali hanno tutti i loro limiti di velocità, con il transito dei veicoli in entrambi i sensi e gli imprevisti che possono sancire lo stacco fatale tra la vita e la morte. Ed è dunque a questo che si appellano i genitori del povero, sfortunato Giorgio, che su quel tratto ha incontrato un fato nefasto mentre percorreva quella dovrebbe per essere una strada per tutti e certamente non per chi ha sprezzo della propria vita e di quella altrui. Prevenire, dunque, è l’accorata richiesta dei signori Bandozzi, cui i militari dell’Arma della Compagnia di Borgotaro hanno già dato risposta intensificando i controlli sulla Cisa. Che fa il paio con altre strade sui passi della montagna troppe volte scambiate per circuiti come Cento Croci, Bocco e Tomarlo.

Monica Rossi

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