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PARMA

Guido Bocchi, maestro del colore e della bellezza. Addio allo storico coiffeur di via Bruno Longhi

Guido Bocchi, maestro del colore e della bellezza. Addio allo storico coiffeur di via Bruno Longhi

di Luca Pelagatti

09 Agosto 2023, 03:01

«Il mestiere? All'epoca si imparava andando a bottega. E una volta all'anno mio padre partiva per la Francia dove andava a fotografare le clienti che uscivano dai grandi saloni parigini. Perché ci si perfezionava così, da autodidatti». La differenza, allora, la facevano il talento e la passione.

Matteo Bocchi parla del padre e sorride. Sorride nonostante Guido, storico parrucchiere di via Bruno Longhi, il «maestro del colore» che ha messo «le mani in testa» per decenni a tutte le signore di Parma non ci sia più.

«Si è spento nei giorni scorsi a quasi 84 anni», spiega. Ovvio, resta in vuoto, il dolore. Ma rimane anche la consapevolezza di un'eredità straordinaria. E del ricordo di tante donne che per sentirsi belle sapevano a chi rivolgersi. «Mio padre ha iniziato nel 1954 in borgo Santa Chiara: era il garzone, quello che andava a prendere l'acqua col secchio. Perché non c'erano certo i lavatesta di oggi».

Già, i saloni moderni non erano ancora nati. Ma Guido Bocchi, che poi avrebbe coinvolto nel proprio percorso di coiffeur di successo il fratello Paolo, e insegnato il mestiere al figlio Matteo, già guardava avanti. «Lo dimostra la sua storia. Ha imparato la tecnica dalla mitica Lina e poi si è messo in proprio facendo una scelta coraggiosa: dedicarsi solo al colore. Niente tagli, niente pieghe, solo colore». E questo quando le tinte erano misture brutali che puzzavano d'ammoniaca, quando bastava una minima distrazione per rovinare una acconciatura».

Ma per Guido Bocchi quel mondo magico di sfumature e meches divenne una specie di sfida in cui immergersi. Cinquant'anni dopo si può dire che la sfida è stata vinta.

«Nel 1975 arrivò anche mio zio e l'insegna divenne “Guido e Paolo”: è rimasta così fino ai primi anni 2000». Quando Guido Bocchi, con la sua inseperabile pipa, andò in pensione a godersi la vecchiaia. Ma il suo nome è rimasto nel ricordo delle clienti e nella storia minima della nostra città. «Aprì il suo salone nello stesso periodo in cui iniziò l'attività Pepén -ricorda il figlio facendo partire un flashback in bianco e nero. Un carpiato all'indietro verso quella Parma che parlava in dialetto ed era molto diversa dalla città di oggi. «Dalla pasticceria di Pagani portavano caffè e tartine per le clienti e la vigilia della prima al Regio si lavorava fino a notte: perchè le signore dovevano essere splendide».

E chissà quante di loro ancora ricordano il parrucchiere che regalò loro la sfumatura giusta per la serata che non dimentichi. «Era meticoloso sul lavoro, un perfezionista, tanto quanto era socievole, divertente nella vita di tutti i giorni. A ripensare ai giorni quando usciva pare di rivedere certe scene di Amici Miei». Ma poi il tempo è passato e il colorista che importò a Parma un mestiere che ancora non c'era («venivano anche da fuori per contare sulla sua tecnica») ha smesso il camice e il pettine. «Ma resta il suo lascito: io proseguo la sua opera. E come lui faccio solo colore», conclude il figlio ricordando il maestro del mestiere ma soprattutto il padre con cui andava a tifare il Parma in curva. E dopo tanto biondo e castano, oggi, resta solo il colore tenue della nostalgia e del ricordo.

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