Emergenza
La dicitura è «Centro di transito»: una soluzione d'urgenza e temporanea individuata dalla Prefettura per far fronte a nuovi arrivi di migranti sul territorio in mancanza di disponibilità di posti nei Cas. Il Comune di Parma ha messo a disposizione come struttura d'appoggio il dormitorio per l'emergenza freddo del Cornocchio e in poche ore la Protezione civile ha affiancato alcuni moduli abitativi - di cui uno adibito a infermeria - ai due da 12 posti già presenti.
Aperta a ridosso di Ferragosto, oggi ospita 30 persone sbarcate a Lampedusa e in altri porti italiani, e tra loro ci sono anche alcuni minori non accompagnati. Ancora addosso una traversata in cui - lo sanno - hanno rischiato la vita: evidentemente più forti le motivazioni a partire.
La gestione del centro temporaneo è stata immediatamente affidata a Protezione civile, Caritas, Croce Rossa e cooperativa World in progress. Era previsto che chiudesse già lunedì prossimo ma il termine potrebbe slittare di qualche giorno in attesa di organizzare una sistemazione più strutturata su cui è al lavoro la Prefettura.
«La disponibilità data per i moduli abitativi del Cornocchio è legata a una situazione di criticità - afferma l'assessore al Welfare Ettore Brianti -: da novembre la struttura continuerà a svolgere la sua funzione per l'emergenza freddo. Abbiamo però in programma di aggiungere un modulo da 6 posti, gestiti dal Comune, per minori stranieri non accompagnati: il loro numero è in aumento, sono ragazzi dai 14 anni in situazioni di vulnerabilità e una soluzione va trovata».
Su questo fronte, si sta definendo la riapertura del «Centro casa» di via Buffolara danneggiato 20 giorni fa da alcuni ospiti: al momento funziona per la notte e nei prossimi giorni tornerà a regime. «Prossimamente, poi, Asp e Cooperativa San Cristoforo metteranno a disposizione e gestiranno un centro socio-educativo». continua Brianti. Che tornando a parlare di arrivi e accoglienza vuole sottolineare: «Di fronte a numeri così alti, rispetto ad altre città la situazione di Parma in questa fase è governata: non ci sono tende e gente in strada come si vede altrove. Ma ci deve essere un cambio di gestione delle politiche migratorie a livello nazionale: non si possono porre in capo ai territori situazioni così difficili per numeri e complessità». Lo definisce «il primo problema, per Parma come per tutte le città italiane», il sindaco Michele Guerra. «Si è superata la soglia dei 100mila arrivi e siamo ad agosto. Se ce ne si accorge in minima parte - dice - è perché stiamo facendo miracoli: non trovo altro termine. E dobbiamo ribadirlo e raccontarlo di più: troppo poco si ha contezza di questa azione così importante e di sistema. Occorrono però aiuti veri». Li declina così: «Risorse economiche sui territori che non possono essere lasciati da soli a gestire arrivi su arrivi e ad assumersi ogni responsabilità. I bandi deserti sono figli di questa condizione, che interroga il governo in maniera molto concreta. La retorica dei porti chiusi e di fantomatici pugni di ferro è definitivamente naufragata in questi mesi. Ora ascoltiamo e diamo risposte a chi ogni giorno è in prima linea e da tempo spiega che siamo al limite».
«Non accettiamo più che si parli di emergenza: da 20 anni l’hotspot di Lampedusa è pieno e ci sono responsabilità politiche per situazioni che hanno avuto e stanno avendo costi sociali e soprattutto umani enormi. Non parliamo di numeri o pacchi ma di persone» è l'opinione del direttore di Ciac onlus Michele Rossi, che punta il dito contro «l'assenza totale e voluta di programmazione allo scopo di creare una deterrenza nell’esercizio del diritto d’asilo in Italia».
«Per i profughi ucraini, e solo per loro, l’anno scorso è stata applicata la direttiva europea che permetteva di non diventare irregolari all’ingresso nel Paese. In questo modo hanno avuto subito accesso a scuola, sanità, mondo del lavoro, possibilità di spostarsi. Erano 170mila, il doppio degli arrivi di quest’anno, e non se ne è accorto nessuno: significa che se si vuole si può fare. Ci sono palesi tratti razzistici in questa differenziazione. Senza considerare che quel modello rende le persone meno ricattabili, meno attratte da lavoro nero e meno avvicinabili dalla criminalità».
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