Editoriale
Cambiano le maggioranze, cambiano i governi, ma l’emergenza migranti resta. Anzi si aggrava. Gli sbarchi continuano ad aumentare e il sistema va in tilt. Fra partiti che non sanno più cosa dire o promettere. Prefetti alla prese con centinaia di disperati da sistemare in qualche modo. E sindaci lasciati soli che, giustamente, protestano e chiedono risorse per gestire in qualche modo l’accoglienza. Giorgia Meloni aveva promesso che la «pacchia era finita», che il blocco navale avrebbe tenuto gli scafisti lontani dalle nostre coste, che i trafficanti di uomini sarebbero stati inseguiti «lungo tutto il globo». Niente di meno.
Come tutti i presidenti del Consiglio, anche la leader di Fratelli d'Italia ha dovuto ben presto rendersi conto di quanta distanza c’è fra i sogni e la realtà, fra le promesse elettorali e l’azione di governo. Sia chiaro: il problema delle migrazioni verso l’Italia e l’Europa non è iniziato con la Meloni, non finirà con questo governo e nemmeno con quelli che verranno nei prossimi anni. E stupisce chi, soprattutto a sinistra, sembra essersene reso conto solo adesso. Quella dei migranti è una questione epocale, che l’Europa continua sostanzialmente a ignorare da anni. Lo storico e consolidato disinteresse di Bruxelles verso quello che avviene nel Mediterraneo è vergognoso. Anche su questo Giorgia Meloni aveva promesso un netto cambio di rotta. E anche su questo aspetto, finora, ha portato a casa troppo poco. Come tutti i suoi predecessori.
Le cifre mostrano un evidente peggioramento della situazione negli ultimi mesi: dall’inizio dell’anno a oggi sono sbarcate in Italia oltre centomila persone, più del doppio dell’anno scorso. Dopo il disastro di Cutro, il governo ha mostrato un evidente stato confusionale sulla questione. Abbandonata la linea dei porti chiusi sostenuta dalla Lega di Salvini, si sono inventate nuove regole per le barche delle Ong. Regole non sempre rispettate e quasi mai efficaci. Giorgia Meloni ha provato a puntare sulla collaborazione con i Paesi sull'altra sponda del Mediterraneo da cui partono o passano i migranti. Ha lanciato anche l'idea del Piano Mattei per aiutare vaste zone dell'Africa. È una strada, forse l'unica, che può dare risultati, ma non certo a breve. E così il Viminale ha cercato di gestire il flusso costante di disperati ridistribuendoli sul territorio. Ma, fra le polemiche con le Regioni di centrosinistra che hanno rifiutato lo stato di emergenza e i tagli ai fondi per i progetti di integrazione e accoglienza, il risultato è quello che abbiamo di fronte. Senza risorse economiche ingenti è impossibile gestire un tal numero di migranti. È impossibile una vera accoglienza diffusa, che sia ben distribuita sul territorio, quindi in ogni comune senza eccezioni, e gestita solo attraverso piccole strutture. Perché più i centri profughi sono grandi, più sono invivibili e più alimentano paure e rabbia in chi si trova a vivere nelle vicinanze. Quello che sta avvenendo in questi giorni in tutta Italia, Parma compresa, mostra un sistema al collasso. Mancano le risorse e da mesi i bandi per nuove strutture di accoglienza vanno regolarmente deserti. Così, sempre più di frequente, le prefetture devono creare grandi strutture di emergenza, che dovrebbero gestire il transito dei migranti in attesa di trovargli una sistemazione decente. Sistemazione che però non esiste.
I sindaci di mezza Italia, tutti i sindaci, di destra e di sinistra, del Pd ma anche della Lega, ovviamente protestano. Perché i problemi vengono scaricati sulle amministrazioni comunali, in particolare quelle più grandi. E, mentre esplodono i contrasti per le disparità nell’accoglienza fra i vari comuni, fra le varie province e fra le varie regioni, nulla si muove in modo chiaro da Roma. Sembra si aspetti che finisca l’estate e che, con l’arrivo dell’autunno, peggiorino le condizioni del mare, diminuiscano gli sbarchi e così cali la pressione migratoria. Non ci sono idee su cosa si debba fare davvero per affrontare l’emergenza. Non ci sono nella maggioranza di governo ma nemmeno dentro l’opposizione, sia chiaro. I Cinque stelle, quando sono stati al governo, hanno prima adottato la linea leghista in fatto di immigrazione e poi l’hanno rapidamente ripudiata non appena è cambiata la maggioranza. Il Pd, ancor più che su altri temi, sembra sempre tentennante quando si parla di migranti. Sarà perché è uno di quegli argomenti su cui ha collezionato tanti flop ed errori. Dopo aver accantonato e bollato come «schiavista» il proprio ministro dell’Interno, Marco Minniti, che aveva provato ad affrontare l’emergenza con qualche risultato concreto, i dem e la neosegretaria Schlein continuano a professare l’accoglienza a tutti i costi, per tutti. E, come la maggioranza di governo, sembrano sempre più lontani da quei sindaci che ogni giorno devono trovare soluzioni per gestire migliaia di migranti.
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