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Intervista

Mirko Casadei a Sissa: «I 50 anni di Ciao mare e la semplicità di Raoul che si emozionava per un pomodoro nell'orto»

Mirko Casadei a Sissa: «I 50 anni di Ciao mare e la semplicità di Raoul che si emozionava per un pomodoro nell'orto»

di Mara Pedrabissi

22 Agosto 2023, 03:01

Se fosse una foto, sarebbe una delle prime polaroid, dai colori un po' sbavati. Se fosse un cibo, sarebbe una piadina. Se fosse una festa, sarebbe dell'Unità, dell'Amicizia, dell'Avanti, del Pesce o della Rana, dell'Aia e dei cortili. Di tutto. Se fosse un ballo - e il Liscio lo è - sarebbe patrimonio dell'umanità.

Lo pensiamo davvero e lo diciamo a Mirko Casadei, il figlio del «Re del Liscio», che con «Ciao Mare 50» sabato animerà al porto di Torricella di Sissa la seconda serata nel Parmense del festival regionale «Scorre» (ore 21, ingresso libero).

«Se il Liscio diventasse il patrimonio dell'Unesco - risponde con la voce aperta dei romagnoli - saremmo i più felici del mondo. Fu Raoul, nei primi anni '70, a dire quella famosa frase: “Vai col liscio!”, ancora tutto era bello, la gente ballava. Fu alle Rotonde di Garlasco, locale storico nel Pavese. Da lì diventò un modo di dire».

C'è un iter avviato in Regione.

«Sì, so che stanno lavorando a questa candidatura ma confesso che non siamo molto informati; sono anche un po' arrabbiato, diciamo. Mi piacerebbe ci fosse un tavolo comune con l'assessore Mauro Felicori e tutti coloro che hanno contribuito alla storia del Liscio, per poter essere pronti al meglio».

In occasione della recente alluvione, «Romagna mia» (1954), di Secondo Casadei, è diventata un inno di resistenza.

«Di resistenza e di solidarietà. Vedere quei ragazzi, venuti da tutta Italia, infangati e con gli occhi gonfi, ma col sorriso sulle labbra nell'intonare “Romagna mia”, è stato un momento epico per per tutti gli italiani. Adesso, quando giro nelle piazze, ovunque vada, li ricordo e li ringrazio. È sempre un momento molto emozionante».

E dà conto di come certe canzoni diventano patrimonio di un popolo. Come un genere musicale diventa identificativo di un Paese, come può essere il Tango per gli argentini.

«Come il Tango, come la Samba, come il Reggae. Il Liscio rappresenta sentimenti e valori: la solidarietà, l'accoglienza; nasce in Romagna ma lo ballano tutti. Facciamo concerti dalla Sicilia al Trentino, mi rendo conto che non c'è un altro genere da ballo che unisca così l'Italia. Ultimamente c'è la Taranta, che noi amiamo e con cui abbiamo fatto delle “contaminazioni”, ma non ha il livello di diffusione del Liscio».

Questo tour per i 50 anni di «Ciao mare» quante tappe prevede?

«Oh, non saprei. Stiamo lavorando praticamente e per fortuna tutte le sere, da maggio a settembre. Ripercorriamo tutta la storia dell'orchestra Casadei focalizzandoci sul compleanno di “Ciao mare”. È stata la canzone che ha dato una svolta al Liscio facendolo diventare patrimonio nazionale e non folklore romagnolo. Raoul portò questa canzone al Festivalbar del 1973, forzando la mano perché le case discografiche milanesi all'epoca erano diffidenti verso questa musica un po' contadina. C'era il voto popolare e Raoul “rischiò” di arrivare primo. Il patròn Vittorio Salvetti era disperato: mica poteva vincere un'orchestrina... Alla fine Raoul arrivò terzo, ma la canzone era sulla bocca di tutti».

Le li chiama «Raoul» e «la Pina»: sono il suo papà, che non c'è più, e la sua mamma che vive con tutti voi. Che papà è stato Raoul?

«Lo chiamo Raoul perché abbiamo sempre tenuto insieme lavoro e famiglia, un'unica cosa. È stato un babbo fantastico, aperto a tutto, capace di sdrammatizzare qualsiasi problema. Mi ha insegnato tantissimo, sul lavoro e nella vita quotidiana. Mi ha insegnato come è bello tagliare un prato o andare a pescare davanti al mare. A godermi il momento. Era entusiasta quando nasceva un pomodoro nel suo orto».

Ecco, lei con i “diritti” e le rendite di una famiglia che da 100 anni fa musica, potrebbe stare a casa a andare a pescare tutti i giorni. Invece va in tour. Perché? E che pubblico trova?

«Innanzitutto perché per me è proprio una missione. All'inizio volevo trovare una mia strada ma poi ho capito quanto questa cosa è bella e importante, quali valori, semplici e genuini, trasmette. Come ha fatto Raoul, raccogliendo e innovando l'eredità di suo zio Secondo, così ho deciso di far io. Poco a poco, sono riuscito a imporre anche le mie idee, a un pubblico nuovo, trasversale. Abbiamo fatto tantissime collaborazioni e contaminazioni: siamo stati al Jova Beach Party 2022, con Jovanotti sbalordito dei ragazzi che cantavano a memoria le nostre canzoni. Abbiamo suonato con i Modena City Ramblers, con Fabio Concato, con Ron. Giovedì duetteremo con Max Gazzè che interpreterà, riarrangiati i successi Casadei, alla Notte del Liscio 2023, in piazza Garibaldi a Cervia. Siamo musicisti che suonano rigorosamente dal vivo, niente basi».

Senta, sabato è stato il suo compleanno, 51. Siamo ancora in tempo per gli auguri. Cosa possiamo augurarle?

«Mi auguro di rimanere così, semplice, come mi ha insegnato Raoul. Di divertirmi quando suono, di tornare da un tour e andare a vedere le mie nipotine - sì sono nonno - che dormono. Di essere contento quando nasce un pomodoro».

Mara Pedrabissi

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