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VIALE TANARA

Rogo nella casa-famiglia: la presidente della cooperativa indagata per omicidio e incendio colposi

Rogo nella casa-famiglia: la presidente della cooperativa indagata per omicidio e incendio colposi

di Georgia Azzali

22 Agosto 2023, 03:01

Gli infissi anneriti. E quell'odore acre che fatica a svanire anche una settimana dopo. Ci vorrà tempo per cancellare le tracce del rogo che si sono divorate la stanza al piano terreno della «Casa di Arianna» di viale Tanara dove Adreana Borella, 62 anni, riposava. Paralizzata dopo un incidente stradale nel 2017, è rimasta intrappolata in quella camera. Se sia stato il fumo a ucciderla, ancora prima di essere raggiunta dalle fiamme, lo dirà l'autopsia, ma saranno necessari almeno 60 giorni per il deposito della relazione del medico legale Donatella Fedeli. Delle dodici persone tra i 30 e gli 82 anni intossicate, nove erano state trasportate al Maggiore e dimesse poco dopo, mentre per gli altri sono stati necessari un paio di giorni in camera iperbarica all'ospedale di Vaio. Nell'inchiesta, coordinata dal pm Domenico Galli, figura già il primo nome: Cinzia Gabbi, presidente della cooperativa “Il Quartiere di Avitas”, che gestisce il complesso della casa-famiglia, è indagata per omicidio e incendio colposi. «Un'iscrizione assolutamente prevedibile, attesa, anche in vista di eventuali accertamenti da effettuare - sottolinea il difensore Sergio Andrea Ghiretti -. Tutti i soci e gli operatori della cooperativa sono costernati per ciò che è avvenuto».

In questa fase l'iscrizione della responsabile della cooperativa pare infatti un atto «dovuto». Per l'autopsia, la difesa ha ritenuto di non nominare alcun consulente, ma se la procura dovesse provvedere con altri accertamenti nel contraddittorio delle parti, la scelta potrebbe essere differente. L'indagine è ancora ai primi passi, ma gli obiettivi principali sono sostanzialmente tre: capire se i sistemi di sicurezza (e in particolare quelli antincendio) erano regolari e verificare eventuali responsabilità di chi era in servizio quel giorno, valutando anche però se il numero degli operatori presenti era adeguato. E in questo caso, chiaramente, a risponderne sarebbero i vertici della cooperativa.

Una realtà, nata nel 2015, con l'obiettivo di garantire agli ospiti (anziani parzialmente autonomi, ma anche persone con disabilità fisica o psichica) un'accoglienza con determinati servizi d'assistenza ma anche una certa autonomia dell'ospite. Progetto innovativo, ma poi sono stati i debiti a segnare la strada della cooperativa. Così pesante la situazione che, dopo il tentativo (naufragato) di concordato preventivo, lo scorso giugno è stata chiesta la liquidazione giudiziale (il fallimento). Nel frattempo il tribunale ha concesso l'esercizio provvisorio, ossia il via libera per portare avanti l'attività. Ma la decisione sulla liquidazione deve ancora arrivare, dopo che i giudici avevano richiesto ulteriore documentazione. «Siamo ancora in attesa del provvedimento - spiega l'avvocato Ghiretti, che assiste la cooperativa anche nella procedura fallimentare -. Una volta che arriverà la decisione sulla liquidazione, il tribunale nominerà un curatore che sostanzialmente dovrà valutare se far proseguire l'attività oppure vendere».

Mesi particolarmente difficili per i lavoratori, in ansia anche per lo stipendio che faticava anche ad arrivare. «Il clima non era certo sereno», si lascia sfuggire un dipendente. Tuttavia, nonostante la crisi, il numero di operatori sarebbe rimasto invariato. Ma, al di là del profondo rosso della cooperativa, ciò che preme agli inquirenti è accertare se siano stati garantiti i livelli di assistenza e sicurezza per capire se ci siano responsabilità nella morte di Adreana e nell'incendio che provocato danni e fatto finire all'ospedale una decina di persone.

Forse una sigaretta lasciata accesa: questa una delle prime ipotesi rimbalzate poche ore dopo il dramma. Possibile, anche se bisognerà attendere la relazione dei vigili del fuoco per capire come e da dove è partito il rogo. E - soprattutto - se i sistemi erano a norma. Altri accertamenti vengono portati avanti dal servizio Prevenzione sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Ausl.

Ma sarà scandagliato anche il fronte dei controlli e delle autorizzazioni relativi alla struttura gestita dalla cooperativa: 4 condomini in cui erano ospitate 45 persone.

Indagine complessa, sulla base anche di normative non sempre limpidissime. E il numero degli indagati potrebbe crescere.

Georgia Azzali

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