×
×
☰ MENU

FIDENZA

I 102 anni di Rita: mille racconti partigiani e un grande sorriso

I 102 anni di Rita: mille racconti partigiani e un grande sorriso

23 Agosto 2023, 03:01

Centodue anni di lucidità disarmante, di allegria contagiosa, di gioia di vivere.

Tutto questo è Margherita Pellegrini, vedova Bonatti, Rita per tutti, che lunedì ha tagliato il traguardo delle 102 primavere.

A farle visita, nella sua casa di via Ariosto, e a portarle gli auguri a nome della città e dell’amministrazione comunale è stato il vicesindaco Davide Malvisi, che ha dialogato cordialmente con lei, ascoltando la storia della sua vita e facendole i complimenti per essere arrivata a questo prestigioso traguardo in perfetta lucidità.

E lei, commossa, lo ha ringraziato e si è detta onorata di avere ricevuto gli auguri e i complimenti dell’amministrazione e della città.

Rita, senza figli, è stata festeggiata dai vicini di casa, i suoi «angeli», come li chiama lei, che ogni giorno le fanno sentire la loro affettuosa vicinanza. Tutti i giorni legge la Gazzetta di Parma, ancora senza occhiali. «E non vedo l’ora di guardarmi sul mio quotidiano, che mi fa l’onore di ricordare i miei 102 anni», ha esclamato.

Originaria di Varsi, per 35 anni ha lavorato la terra, prima di trasferirsi a Fidenza, dove si era unita in matrimonio col suo amato Enzo Bonatti, fidentino doc. «L’uomo più bello e adorabile che abbia conosciuto, peccato che siamo rimasti insieme solo ventisette anni» ha ricordato commossa Rita. E nella sua mente è riaffiorato il ricordo nitido di quando ha conosciuto il futuro marito. «Facevo parte della sezione del partito comunista di Varsi e mi ero recata a un congresso a Genova, quando ho visto un bel signore che mi guardava e mi salutava. Poi mi ha chiesto: “Ma cosa ha sottobraccio, l’Unità? Ma una signora non dovrebbe leggere questi giornali, ma riviste femminili”. Io l’ho guardato stizzita e gli ho risposto: “Io leggo quello che mi pare”. Allora lui cosa ha fatto ? Da una borsa ha tirato fuori l’ Unità. “Guarda cara, la leggo anch’io”. Ci siamo guardati e messi a ridere e da allora non ci siamo più lasciati».

Rita, che sino a due anni fa tornava periodicamente nella casa paterna a Pessola perché sentiva prepotente la nostalgia dei suoi luoghi, ha vissuto i tempi della Resistenza, che ricorda ancora perfettamente. A cinque anni leggeva l’Unità con suo padre e davanti alla loro casa avevano una targa con falce e martello. E ricorda che qualcuno, quando passava di lì, diceva: «Qui ci abita il diavolo». E ride ancora. «Abbiamo ospitato e nascosto tanti partigiani – ha ricordato – e anche mio padre e tre fratelli erano fuggiaschi ed erano rimasti nascosti sotto terra per mesi. Ricordo che i partigiani avevano fatto un buco nella terra, nascondendo le armi, con intorno filo spinato e mine, e ci avevano raccomandato nel caso arrivassero i fascisti, di non rivelare dove fossero e di non saperne nulla. E così era stato. Puntualmente erano arrivati e, col mitra puntato, ci chiesero dove i ribelli, come li chiamavano loro, avessero nascosto le armi. Noi ovviamente avevamo risposto che non lo sapevamo. Ma loro continuavamo a chiedere a tutti. Poi due donne, molto conosciute in paese, di cui meglio non fare il nome, avevano fatto la spia. Così i fascisti erano andati verso il filo spinato e alcuni erano saltati in aria, per le mine. Due fratelli partigiani, Luigi e Giovanni, che si erano nascosti, dopo avere sentito il grande boato, si erano chiesti cosa potesse essere successo. E i fascisti li avevano sentiti parlare, scoprendoli nel loro nascondiglio. Così li presero e io ho ancora davanti agli occhi la scena di quando vennero fucilati: erano giovani e avevano moglie e figli. I fascisti erano venuti di nuovo verso di me e mi dissero, sempre col mitra puntato, “hai visto, tu che avevi detto che non sapevi nulla”. Poi sono caduta a terra svenuta e mi sono ripresa solo dopo otto giorni».

Rita continua nei suoi racconti, autentiche pagine di preziose testimonianze di vita, che non ci si stanca mai di ascoltare. E gli auguri sono arrivati anche dagli amici della montagna. «Auguri Rita da tutti noi della Val Ceno». «Vi ringrazio di cuore tutti per esservi ricordati di me» ha esclamato Rita, salutando col suo sorriso, che è rimasto quello di una donna giovane, forte, combattiva. Auguri Rita.

s.l.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI