La tragedia
«Grazie». Una sola e grande parola: dietro un immenso dolore, il pensiero della riconoscenza, nei confronti di Parma e della sua gente.
La stessa che qualche giorno fa ha cercato disperatamente di aiutare Greta, la 18enne morta all'improvviso per un malore sull'autobus numero 5, mentre percorreva via Abbeveratoia. Erano circa le 16 di sabato scorso, quando Greta si è sentita male: l'autista l'ha presa in braccio e l'ha portata fuori dal bus con molta cura, un altro autista è corso a chiedere aiuto al Pronto soccorso, mentre un'infermiera che era sul 5 le faceva il massaggio cardiaco. Poi, la corsa all'ospedale, ma per Greta non c'è stato nulla da fare.
E ora è la sua famiglia a contattare la «Gazzetta» per pubblicare un messaggio rivolto alla nostra città: «La famiglia di Greta ringrazia tutti coloro che nel momento in cui i suoi sogni sono volati via … - dice la famiglia Botti - hanno avuto la forza di fare quanto possibile: l’autista del bus, l'infermiera che il destino ha voluto fosse lì in quel momento, il 118 e tutto il reparto ospedaliero di Parma».
Quei sogni di ragazza cresciuta in un piccolo paese dalla lunga storia, immerso in una natura selvaggia e meravigliosa: Licciana Nardi. E Greta ora è «tornata a casa», nel cuore della Lunigiana, dove ha vissuto con la sua adorata famiglia e i suoi amici. Pur così giovane e pur così impegnata: brava nello studio e con tanta voglia di farcela. Dopo il liceo scientifico Leonardo da Vinci di Villafranca, Greta Botti aveva scelto Parma per iniziare una nuova avventura: quella alla facoltà di Economia in via Kennedy. E quel pomeriggio sull'autobus numero 5 stava andando con la mamma e il fratello nell'appartamento di via Volturno, dove sarebbe cominciata la sua vita da studentessa universitaria. Un appartamento condiviso con le sue migliore amiche, quelle della scuola, con le quali aveva scelto Parma: a Greta piaceva molto la nostra città, anche per le opportunità professionali che può offrire.
Una ragazza sensibile, elegante e fine come esile era la sua figura. Una ragazza mai inopportuna, precisa e ordinata nelle sue cose: per la nuova casa aveva preparato un quadro con tante foto, quelle più care, con le inseparabili amiche, con mamma Ira, papà Riccardo, il fratello Nicolò e il suo cane Zoe. Una bella famiglia, molto stimata nella vicina Lunigiana, dove Ira e Riccardo Botti gestiscono il bar Boasi ad Aulla.
Una famiglia che in quel sabato maledetto ha perso il sorriso di una figlia di cui andare orgogliosi: in pochi istanti, dalla luce al buio, dalla gioia alla tragedia. Ma i sogni di Greta non saranno cancellati, continueranno a vivere insieme a lei e nella memoria di chi ha avuto il privilegio e l'amore di starle accanto.
Così per molti il ricordo non svanirà, con i gesti e le parole che racconteranno per sempre i suoi 18 anni: «Grazie Greta».
Mara Varoli
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