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Io Capitano

Matteo Garrone, trionfo all'Astra

Matteo Garrone, trionfo all'Astra

12 Settembre 2023, 03:01

Quando il grande cinema chiama, Parma risponde. Con una proiezione da record del film «Io Capitano» (due sale, l'arena e quella interna, dell’Astra completamente esaurite), il primato di biglietti strappati e una lunga standing ovation tributata al regista Matteo Garrone e agli attori Seydou Sarr, Moustapha Fall e Amath Diallo.

Di ritorno da Venezia dove si è aggiudicato il Leone d’Argento, Garrone ha preso spunto dalle domande dei giornalisti Filiberto Molossi e Benedetta Bragadini per rievocare la genesi della pellicola incentrata sul viaggio verso l'Europa di due ragazzi senegalesi. «È un film che pensavo da anni e che tratta una tematica estremamente drammatica e scomoda. Ma al di là della destra e della sinistra e delle discussioni politiche, la migrazione resta un tema universale, un archetipo, spesso però affrontato in modo buonista o con pietismo. Per evitare questo rischio e non realizzare un film voyeuristico o, peggio, a tesi, ho deciso di ribaltare il punto di vista e porre al centro chi ha vissuto realmente quel viaggio, ascoltando i testimoni e mettendo poi il mio sguardo al servizio dei loro racconti. Avevo due obiettivi fondamentali: cercare di dare una forma visiva a quella parte di viaggio, per esempio attraverso il Sahara, che in occidente non si conosce e poi offrire finalmente un volto a tutti quei nomi e numeri che quasi non ci colpiscono più. Perciò ho evitato di realizzare un documentario o una ricostruzione didascalica: volevo narrare tutto attraverso gli occhi dei protagonisti, facendo però in modo che ogni fotogramma fosse autentico».

Da qui la decisione di stendere una sceneggiatura che rielaborasse storie di vita vera, come quella che è stata raccontata a Garrone da un amico che lavora in un centro di accoglienza e che ha ispirato il titolo: il quindicenne Fofana, giunto sulle coste italiane guidando un peschereccio stipato all’inverosimile, vorrebbe nascondersi per non essere considerato uno scafista, ma viene portato in trionfo dalle persone che ha salvato e chiamato da tutti con riconoscenza e rispetto «Capitano». «Ho cercato gli attori in Africa. Quasi tutti i comprimari hanno vissuto l'esperienza del viaggio verso l’Europa, ma i due protagonisti no, dovevano avere e mantenere una loro purezza, scoprendo la storia piano piano. Per questo non ho fatto leggere subito a Seydou e Moustapha l’intero script, la trama veniva loro raccontata oralmente di giorno in giorno: non sapevano come sarebbe finita, se i loro personaggi sarebbero davvero arrivati in Italia. Il sistema ha funzionato: sono stati straordinari ad entrare nei personaggi e a dare loro naturalezza e tridimensionalità».

Il sedicenne Seydou Sarr, vincitore in laguna del Premio Mastroianni come miglior attore emergente, sta vivendo un momento magico. «Abito poco lontano da Dakar, ho fatto un provino insieme a cento altre persone, ma non avrei mai sperato di essere scelto. Con Moustapha e Matteo abbiamo trovato un feeling eccezionale, è stato un piacere e un onore lavorare con loro. Mi piacerebbe in futuro continuare a fare l’attore». Questa intesa nata durante le riprese (realizzate tra Senegal, Marocco e Sicilia e durate tre mesi), ha permesso di superare alcuni momenti critici. Garrone: «Nella sequenza del deserto uno stunt ha cominciato a guidare la jeep in modo molto sportivo e gli attori hanno ricevuto dei contraccolpi fortissimi. Seydou poi è caduto malamente durante la scena del carcere in Libia, ma è stato eroico e ha voluto subito tornare sul set. Insomma, se ogni film è un’opera collettiva, questa lo è ancora di più».

Un’opera importante anche per l’itinerario artistico del regista che la considera una summa della sua visione autoriale. «Mentre lo realizzavo mi sono reso conto che “Io Capitano” fondeva dei percorsi. Ha una componente fiabesca, dentro c’è tanto di "Pinocchio": un ragazzo che scappa di casa all’insaputa dei genitori con al fianco un perfetto Lucignolo, la scoperta del mondo e della violenza, l’epilogo in mare. Ma la violenza è quella brutale di "Gomorra"».

L’incontro si è concluso in modo suggestivo con alcuni brani - uno tratto dalla colonna sonora - cantati da Seydou e Moustapha. E mentre il pubblico accompagnava con il battito delle mani il ritmo atavico delle canzoni africane, ecco che, ancora una volta, e con ancora più forza nella serata dei record, si è celebrato quel bellissimo rito collettivo che risponde al nome di cinema.

Filippo Marazzini

© Riproduzione riservata

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