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Tragedia sulla Cisa

Mattia, gran lavoratore con la passione per motori e tiro a volo

Mattia, gran lavoratore con la passione per motori e tiro a volo

di Michele Ceparano

26 Settembre 2023, 03:01

 Parlava poco, ma si faceva voler bene. E adesso sono in tanti a ricordarlo e a piangere Mattia Strina, il ventiduenne di Riccò di Fornovo, che è morto domenica mattina mentre, in sella alla sua Triumph, stava percorrendo un tornante di Piantonia. Fatale per il giovane è stato lo scontro, le cui cause sono al vaglio dei carabinieri, con un altro centauro, un quarantenne di Sissa, che ora lotta tra la vita e la morte nel reparto di Rianimazione del Maggiore.

La scomparsa di Mattia ha lasciato, come accade sempre in questi casi, oltre al senso di vuoto tra chi lo conosceva e gli voleva bene, anche tanta incredulità per una giovane vita spezzata.

Ieri mattina, infatti, tra Riccò e Fornovo, non si parlava d'altro. «Non si può morire così, a quell'età» era il commento ripetuto dalle persone, di fronte alla chiesa o all'edicola del comune capoluogo.

Mattia, la cui famiglia è originaria di Solignano, viveva, con la mamma Rosita, a Riccò, in via Carlo Alberto Dalla Chiesa. E lì tutti lo ricordano come un «ragazzo serio, educato e rispettoso degli altri». Uno di quelli, ha commentato un giovane che abita in un condominio vicino, «che ti salutavano sempre».

Amante del lavoro, il ventiduenne, che era figlio unico, dopo aver frequentato l'Enaip, era stato assunto come elettricista in una ditta di San Polo di Torrile.

«Ed era molto bravo» sottolineano all'unisono, con la voce rotta dal dolore, la mamma e la zia Sabrina, due sorelle che in questa immane tragedia si stanno facendo coraggio l'una con l'altra. Si era fatto talmente benvolere che, racconta la mamma, ieri mattina «il suo datore di lavoro ha mandato a casa tutti i suoi colleghi. Erano tristissimi, non riuscivano a lavorare». Oggi si ritroveranno, ma il vuoto resterà incolmabile.

Perché Mattia metteva la passione in tutto quello che faceva. Nel suo lavoro da elettricista, che svolgeva con competenza e professionalità, ma anche nei suoi passatempi.

«Amava i motori» sospira ancora la madre. La meccanica, infatti, per lui non aveva segreti. Tra pistoni e cilindri si sentiva a suo agio e davanti a un motore, a differenza di tanti, sapeva sempre dove mettere le mani. Amava le moto e quel senso di libertà che solo una due ruote può regalare. Aveva iniziato con quella da enduro e poi aveva acquistato la Triumph su cui era in sella quella maledetta domenica. Oltre alle moto gli piacevano però anche le auto e aveva fatto dei sacrifici per acquistare un'Alfa Romeo Mito. «Se l'era regalata per il suo compleanno - continua la madre -, con i suoi soldi». Seppur giovane, Mattia sapeva infatti cosa voleva dire sudare per concedersi qualche soddisfazione.

Un'altra sua grande passione era il tiro al piattello, che, come per i motori, gli era stata trasmessa da suo zio Luigi, con cui aveva iniziato a sparare al poligono del Monte Capuccio. Un altro zio molto presente nella sua vita era, inoltre, Francesco. Così come gli adorati nonni Antonino e Settimia. Una famiglia unita che Mattia ripagava con i suoi sforzi e la sua serietà.

La cosiddetta «vita sociale» non lo affascinava tanto. «Non era uno che passava la giornata al bar, non gli piaceva sprecare il suo tempo - spiega ancora la mamma -. Piuttosto aveva qualche buon amico che ogni tanto andava a trovare, come quella volta che era stato invitato al mare». Una bella vacanza, ma nel suo orizzonte c'era soprattutto il lavoro per costruirsi un futuro. Che una sorte ingiusta gli ha tolto. A lui e a chi gli voleva bene.

Michele Ceparano

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