PATTEGGIAMENTO
In due anni aveva conosciuto l'altro volto. Gioioso, rassicurante, a tratti un po' bizzarro, ma le piaceva anche questo di quella compagna che aveva scelto dopo la fine del suo matrimonio. Nuovi progetti e prospettive dopo aver girato la boa dei cinquanta. Dopo due anni, però, la storia era naufragata. E pian piano erano cominciate le ripicche. Rivendicazioni fastidiose, ma nulla più. Tre anni dopo, però, tutte le sue fragilità erano esplose. E non solo lui era diventato il nemico, ma anche la sua ex moglie, la figlia e i genitori. Tutti assediati da un delirio di telefonate, messaggi e mail. «Ora vengo lì e vi sgozzo tutti», era arrivata a scrivere su WhatsApp. Inarrestabile, tanto che il gip, su richiesta della procura, aveva fatto scattare il divieto di avvicinamento. E ora la donna, 42enne parmigiana, accusata di stalking, ha patteggiato 1 anno. La pena sarà sospesa, a patto che, entro un mese dal passaggio in giudicato della sentenza, cominci a seguire corsi specifici di recupero per almeno sei mesi.
Un fiume di messaggi. Non si era mai presentata sotto casa o aveva seguito i movimenti dell'ex compagno. Ma era stato un crescendo inquietante. E quando aveva cominciato a mettere nel mirino la figlia di lui, 12 anni appena, la preoccupazione era diventata terrore. «Ho paura soprattutto per lei», aveva detto quel giorno dello scorso gennaio quando aveva deciso di andare in caserma e denunciare.
Quelle ultime settimane i messaggi erano diventati un assillo costante. Parole terrificanti rivolte prima di tutto alla figlia e alla sua ex moglie. «Quella tr... deve morire, vengo lì e vi faccio fuori», aveva dovuto leggere lui sul display del telefonino. E ancora: «E che crepi come sua madre. Quelle tr... crepino».
Più volte era stato costretto a spegnere il cellulare per sfinimento, dopo essere stato sopraffatto da mail e messaggi. Ma nel mirino erano finiti anche i suoi genitori, anziani e malati: una sequenza di squilli anonimi sul telefono fisso dal mattino fino alle 10 di sera, tanto che lui aveva dovuto staccarlo perché i suoi stessero tranquilli almeno la notte. Mentre lei continuava a ribadire: «Non ho più niente da perdere».
Un'anima alla deriva in quel periodo, nonostante fosse seguita dagli specialisti dei servizi psichiatrici del territorio. Tra gennaio e febbraio si era nutrita di tutto quel risentimento nei confronti dell'ex compagno. E anche i suoi familiari erano diventati gli obiettivi su cui scaricare tutto il risentimento cresciuto nel tempo.
Nei mesi successivi, dopo il provvedimento del giudice, si era pian piano placata. E lui ha deciso di rimettere la querela. Ma gli spettri di quelle settimane faticano a dissolversi.
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