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INTERVISTA

Alessandro Preziosi: «Recitare al Regio mi emoziona tantissimo»

Alessandro Preziosi: «Recitare al Regio mi emoziona tantissimo»

di Isabella Spagnoli

12 Ottobre 2023, 03:01

Lo abbiamo applaudito in teatro, è entrato nelle nostre case grazie a celebri serie televisive, lo abbiamo ammirato nelle sale del cinema, stupendoci di, come ogni volta, sapesse interpretare con maestria diversi ruoli. Alessandro Preziosi, attore napoletano ormai da anni amatissimo dal grande pubblico, sarà a Parma per partecipare all’edizione 2023 di «Letteralmente Verdi», organizzato da Società dei Concerti di Parma su commissione del Festival Verdi, formula già consolidata da alcuni anni e basata sulla lettura drammatizzata della corrispondenza del Maestro su un’opera ospitata al Festival stesso. Preziosi sarà, domani alle 20, nella magnifica cornice del Teatro Regio, accompagnato dalle musiche di Massimo Mercelli (flauto) e Giampaolo Bandini (chitarra) per leggere con la profonda teatralità della sua voce alcune delle più significative lettere di Verdi – selezionate dallo storico della musica e profondo conoscitore verdiano Giuseppe Martini – sulla composizione di «Il trovatore», una delle opere più popolari di tutti i tempi. «Le lettere fra Verdi e il suo librettista Salvadore Cammarano sulla genesi del Trovatore sono una pièce teatrale in miniatura fatta di disguidi postali, missive senza risposta che diventano monologhi, discussioni accese sui personaggi, amici comuni che fanno da tramite, e un colpo di scena tragico – sottolinea Martini –. Sullo sfondo, una napoletanità vitale e disincantata, quella di Cammarano che disarma la puntigliosità di Verdi e quella del loro amico Cesare de Sanctis, che non solo fa da tramite fra gli altri due, ma si assume anche il compito di raccogliere i cocci del libretto incompiuto e di aiutare Verdi a portare in fondo il suo lavoro».

Martini spiega che ne è comunque venuta fuori una delle opere più popolari del repertorio, che ha finito per contagiare anche chi era totalmente estraneo al mondo musicale: «Il percorso delle lettere scelte non segue solo la nascita ma anche le prime reazioni all’apparizione del Trovatore. Reazioni che Verdi, come si vedrà, aveva pienamente previsto».

Dalla sua, Preziosi, presterà la sua voce d’eccezione alla lettura di questo piccolo dramma epistolare: «Come tante esperienze che mi sono capitate, anche questa del Trovatore mi offre la possibilità di calarmi in un personaggio, questa volta quello di Verdi, e comprenderne il temperamento brillante e simpatico di musicista ma anche di grande artista che conserva, tutt’oggi, uno spirito avvolgente, non di rado umorale, sempre interessantissimo, capace di coinvolgere qualsiasi spettatore. Poi è di grande stimolo osservare ''Il trovatore'' in quanto opera della trilogia popolare, affondare le mani, ancora una volta, in quel magma di vicende amorose (in questo caso calate in un mondo quasi fuori dal tempo) che si riallacciano però ad altri modelli narrativi dell’Ottocento italiano, penso alle novelle di Verga, e ad altro ancora».

Lei di musica se ne intende. Inoltre canta e anche bene.

«Cantare per me significa allontanare uno stato emotivo incerto ed esaltare la mia felicità. Poi sono molto affascinato dagli strumenti, dalla musica che liberano».

Va spesso all’opera?

«No. Ultimamente però ho assistito a ''Macbeth' e ''Faust''. E da poco ho fatto uno spettacolo su Zeffirelli nel quale si parlava del suo rapporto con la lirica. Più della lirica mi sono interessato alla musica sinfonica, ho nutrito sempre grande curiosità per i direttori d’orchestra. La mia esperienza con l’opera è più ridotta e per questo posso affermare con entusiasmo che questo che sto per affrontare con Verdi è il miglior approccio che mi poteva capitare con questo mondo».

Preziosi aggiunge come lo entusiasmi l’idea di rendere lo spettatore consapevole, attraverso la lettura della corrispondenza di Verdi, sulla formazione della notoriamente intricata trama del «Trovatore».

Che idea si è fatto di Verdi?

«Mi sembra traspaia qualcosa di ossessivo in lui, soprattutto la frustrazione di non poter occuparsi a tutto tondo di quell’opera, di dover delegare qualcosa al librettista. Alla fine mi sembra che tenda a esaltare se stesso, durante i tanti problemi emersi nella corrispondenza arriva a sfiorare l’idea di essere arrivato a un punto da poter fare tutto da sé. Ecco, se avesse potuto, secondo me avrebbe fatto quell’opera completamente da solo. Forse qui si nasconde una specie di bizzarra impotenza».

A Parma è venuto spesso?

«Mai! Ed è per questo che sono emozionatissimo. Poi considero da sempre il Regio come la culla della lirica, ed è ovviamente un immenso onore trovarmi lì: anche in questo caso, miglior approccio non avrebbe potuto esserci».

Isabella Spagnoli

© Riproduzione riservata

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