A Parma
Usa la credibilità che si è costruita in tanti anni di carriera per «illuminare» i temi che le sono cari: la libertà d'informazione, il giornalismo “scomodo” contro la propaganda, i meccanismi spietati delle dittature e delle guerre, che tanto si somigliano. In questo, Ottavia Piccolo ha due alleati: il primo è il teatro, in una relazione di consolidato corso, fin da quando, bambina di 11 anni, debuttò in «Anna dei miracoli» per la regia di Squarzina; il secondo è Stefano Massini, l'unico drammaturgo italiano ad aver vinto un Tony Award in America, autore con cui è in sintonia perché «mi corrisponde, trova le parole esatte per quel che sento».
È di Massini, che cura anche la regia, il testo dello spettacolo «Donna non rieducabile», vita e opere “dissidenti” della giornalista russa Anna Politkovskaja (uccisa il 7 ottobre 2006 nell’androne della sua casa, a Mosca), con le musiche per arpa dal vivo di Floraleda Sacchi, in scena il 10 novembre alle 21 al Teatro del Cerchio di Parma (originariamente previsto per il 13 ottobre, in apertura di Stagione, ma rinviato per un problema tecnico del teatro).
Lo spettacolo è un classico della contemporaneità. Classico perché va in scena da 16 anni, però è teatro contemporaneo.
«Ogni sera che va in scena si carica, prende forza. Quindi ha 16 anni ma è maggiorenne. Altri spettacoli, in 16 anni, perdono la “presa”. Questo, purtroppo, è sempre attuale. Anzi, paradossalmente, diventa sempre più attuale: nei momenti di guerra, di guerre, la prima vittima è la verità».
Anna Politkovskaja era una donna, una giornalista libera da condizionamenti. È diventata un simbolo.
«Un'eroina suo malgrado. Il testo riprende brani autobiografici e articoli di Anna. Stefano Massini l'ha conosciuta, come quasi tutti noi, bene solo quando è morta. Lì siamo andati a studiarla, scambiandoci titoli di libri, articoli. Mi è venuto in mente, proprio in questi giorni in cui guardiamo preoccupati al Vicino Oriente, una parte del testo che recito tutte le sere. Dice Anna a proposito della strage della scuola di Beslan: io non mi schiero, io non sto da una parte o dall'altra, io racconto quello che vedo, perché quando si parla di bambini morti, non ci si chiede da che parte stare».
Il titolo è “tranchant”: «Donna non rieducabile».
«Stava scritto proprio così, su un documento ufficiale russo: “le persone che sono contro di noi, dobbiamo cercare di rieducarle, se non ci riusciamo, sono non rieducabili, vanno eliminate. Massini ha scelto queste parole per il titolo, per rappresentare quello che poi sono giornalisti e giornaliste, scrittori, intellettuali nel mondo».
Questo apre a un lato della sua personalità: tutti conosciamo Ottavia Piccolo l'attrice, la doppiatrice. Però c'è anche una Ottavio Piccolo donna della società in cui vive, impegnata, al fianco dell'associazione Articolo 21 nelle battaglie per i diritti e l'informazione. Forse anche perché ha sposato un giornalista...
«Sarà anche per quello, sì. Sono una cittadina che si guarda intorno, dice: questo non mi piace, vorrei far qualcosa. Allora “uso” - mi passi il termine - la credibilità che la gente mi riconosce, di persona seria, che non ha mai fatto “strane cose” per andare a caccia di notorietà. Uso questa mia credibilità per parlare degli argomenti che mi interessano».
Sempre con Massini, ha realizzato anche lo spettacolo «Lo schifo» su Ilaria Alpi, giornalista originaria di Parma, uccisa a Mogadiscio nel 1994 con l'operatore Miran Hrovatin.
«Lo porto in giro da molto tempo, lo faccio in forma di reading. Anche lì Stefano era rimasto colpito dalla vicenda Alpi- Hrovatin, dai depistaggi... una mancanza di verità che ancora non è stata colmata».
Il teatro, come il giornalismo, ha la possibilità di accendere una luce.
«Il teatro lo ha sempre fatto, dai tempi di Shakespeare: racconta il rapporto con il potere, il rapporto con la divinità o il trascendente, gli amori e gli odi, in una grande azione di collaborazione tra chi racconta e chi ascolta. A teatro ci si incontra».
A maggior ragione, sarà contenta di inaugurare la nuova sede del Teatro del Cerchio.
«Felicissima. Una “casa” tutta nuova, mi sembra un bel segnale, vuol dire che c'è una comunità. Il teatro è un servizio pubblico, e non conta se è privato. Pubblico, nel senso che è aperto alle alle persone, alla comunità».
Se riavvolgiamo la macchina del tempo, la lega alla nostra città anche la partecipazione allo sceneggiato di Mauro Bolognini del 1982, «La certosa di Parma» dal romanzo di Stendhal.
«Sì. Ma io girai le scene vicino a Roma, Isola Farnese. Però a Parma sono stata spesso. Anzi, mi fa piacere ricordare che ho prestato qualche anno fa la voce a un bellissimo documentario di Sky Arte sulla Pilotta, luogo meraviglioso. Ecco a Parma torno sempre con con grandissimo piacere».
Biglietto unico 18 euro. Il Teatro del Cerchio è in via Belli 6/a: la stagione prende il via oggi alle 17 con il teatro ragazzi («L'orso felice»).
Mara Pedrabissi
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