CONDANNA
Ogni giornata vissuta distillando angoscia e paura. Paura di un figlio. E di un nipote che ormai era diventato un estraneo, sempre a caccia di un po' di denaro per annegare la sua rabbia nell'alcol e nella droga. Per anni aveva perseguitato tutti i familiari: il padre e lo zio con cui conviveva, ma anche la madre, un altro parente e perfino la nonna. Minacce, mobili fracassati, appostamenti sotto casa e una miriade di telefonate per tentare di strappare ai familiari qualche decina di euro, fino a finire dietro le sbarre per non aver rispettato i provvedimenti del giudice. Accusato di maltrattamenti, stalking, molestia e violazione della misura che gli aveva imposto l'allontanamento da casa e il divieto di avvicinamento ai familiari, l'uomo - 33enne parmigiano - è stato condannato a 2 anni e 6 mesi con rito abbreviato, potendo quindi contare sullo sconto di un terzo.
I problemi erano cominciati quando era poco più che un ragazzino: da una decina d'anni la vita per il padre e lo zio era diventata un inferno. «Montate una tenda in giardino perché brucio la casa», urlava per farsi sborsare i soldi. Cinquanta, a volte 80 euro: richieste di denaro costanti e una valanga di minacce. Tante volte si erano ritrovati con le porte prese a calci e pugni e i soprammobili sparsi ovunque, oltre che con le gomme dell'auto bucate.
Per anni erano stati loro i suoi bersagli, ma dallo scorso marzo aveva cominciato a minacciare anche la madre, che viveva in un'altra casa: era arrivato a farle 15 telefonate al giorno per chiederle ogni volta 50-100 euro e si presentava anche sotto casa. Così come poi aveva fatto con un altro zio e addirittura con la nonna, bussando anche alla porta dei vicini di casa per farsi aprire e costringendola a trasferirsi per alcuni giorni a casa di alcuni parenti.
Nemmeno il divieto di avvicinamento ai familiari, imposto dal giudice, però, era bastato. Aveva infranto anche quello, finendo in carcere.
G.Az.
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