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CINEMA

Astra, Michele Riondino presenta il suo film

Astra, Michele Riondino presenta il suo film

di Gloria Sanzogni

01 Dicembre 2023, 03:01

Un post festival eccezionale ieri sera al Cinema Astra dove è stato proiettato il film «Palazzina Laf» del regista e attore Michele Riondino, presente all’appuntamento che chiude, in anteprima, la ventiseiesima edizione del Parma Film Festival.

Presentato alla Festa del cinema di Roma, l'esordio alla regia di Riondino si concentra sul reparto «lager» in cui, alla fine degli anni Novanta, venivano confinati i lavoratori del complesso industriale dell’Ilva di Taranto (la «Palazzina Laf» del titolo): un caso che portò alla prima sentenza di mobbing in Italia.

«Questo è un film politico – ha spiegato il regista che, prima della proiezione, ha dialogato con i critici cinematografici Filiberto Molossi e Benedetta Bragadini –. Volevo che fosse come un piccolo tassello che serviva a capire il perché sono e siamo così arrabbiati: perché la grande industria a Taranto ha dato tanta ricchezza, ma ora è diventata soltanto il simbolo del capitalismo più sfrontato. Girando questo film ho avuto la sensazione di poter condizionare gli eventi attraverso la manipolazione del tempo: avevo il desiderio di tornare al 1997 per poter lasciare dei segnali per il futuro».

Tratto dal libro «Fumo sulla città» di Alessandro Leogrande e abbellito dalle musiche di Diodato, il film racconta la storia dell’operaio Caterino (Riondino) che, attratto dall'idea di essere pagato per non lavorare, si fa mandare alla palazzina Laf, dopo aver accettato di fare la spia per il presidente dello stabilimento Emilio Riva, incarnato da Elio Germano.

In questo manicomio aziendale si trovano 79 lavoratori specializzati che passano lunghe giornate a non fare niente: una punizione per piegare psicologicamente e servire da monito a chi, in quella fabbrica, intendeva ribellarsi.

«Mi sono documentato molto prima di fare questo film e ho ascoltato testimonianze incredibili: la chiave giusta per rendere l’incredibile credibile era il grottesco e lì ho capito di non voler fare un film drammatico perché di drammatico c’erano già i fatti», ha concluso il regista salutando il suo pubblico.

Gloria Sanzogni

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