STALKING
Da quasi trent'anni è abituata a difendere gli imputati. Compresi quelli accusati di reati odiosi o che finiscono ripetutamente nei guai nonostante proclamino la solita promessa: «Mai più». Ma ieri, a Claudia Pezzoni, avvocata penalista, è toccato sedersi dall'altro lato della barricata: parte civile, insieme al marito, il cantante Paolo Mengoli, contro un'ex cliente che per quasi un anno ha pubblicato su vari profili Facebook una marea di messaggi infarciti di insulti e minacce. Sessant'anni, origine ucraina, accusata di stalking e diffamazione aggravati, è stata condannata a 1 anno e 4 mesi dal giudice Alessandro Conti. Il pm Silvia Zannini ne aveva chiesti tre. Disposte anche due provvisionali: 4.000 euro per l'avvocata Pezzoni e 2.000 per Mengoli, entrambi assistiti dall'avvocata Karima Tassa.
Eppure, era stata una cliente come tante. Con qualche fragilità e bizzarria, ma la carriera di ogni avvocato penalista è costellata di incontri professionali con uomini e donne dal carattere e dal curriculum criminale più disparati. L'aveva assistita durante il procedimento, senza poter immaginare anche solo vagamente cosa si sarebbe scatenato dopo. Perché i problemi erano sorti quando l'avvocata le aveva presentato la parcella. Nessuna cifra stratosferica, qualche centinaia di euro, ma tanto era bastato a far lievitare il risentimento. Quella richiesta (legittima) della professionista le era sembrata un'«ingiustizia». Poi era stata seguita la procedura prevista e più volte la richiesta era stata reiterata, finché per la donna era scattato il pignoramento. E, insieme a quello, sono saltati anche tutti i freni.
Alla fine dell'estate del 2020 l'ex cliente aveva alzato il tiro. Tutti avrebbero dovuto conoscere i suoi giudizi deliranti. Su Claudia Pezzoni e anche su Mengoli, cantante con decenni di carriera alle spalle ma anche volto noto della tv, perché spesso ospite in vari programmi. La scelta? Quella dei social, naturalmente Così, utilizzando un profilo Facebook intestato a un'altra, la donna aveva cominciato a inviare alla Pezzoni messaggi inequivocabili: «Si vede, tua madre era ladrona?». Oppure: «Crepi insieme a tuo marito fr...». Definito anche «cantante di balera che deve avere vergogna» della moglie.
Sempre con lo stesso profilo, aveva poi inondato di messaggi offensivi anche la pagina pubblica Facebook di Mengoli. Con parole come queste: «Sporco Mengoli e Claudia Pezzoni fanno guerra contro le donne violentate». Ma un post era approdato anche sul profilo Facebook di Rai 1: «Claudia Pezzoni con Paolo Mengoli con speranza rubare soldi... Chiedo vostro aiuto. Gente, mettete delinquenti a posto».
Una valanga inarrestabile di insulti. Tanto che Mengoli, oltre a bloccare la donna su Facebook, era stato costretto ad accompagnare spesso la moglie per paura che improvvisamente potesse presentarsi l'ex cliente. «Che però - sottolinea Claudia Pezzoni - continua a essere molesta, nonostante il processo».
E ora si vedrà che effetto avrà la condanna. Senza condizionale.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da Media Marketing Italia
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata