Paura
«Non ho più una gamba, ma sono vivo: mio nonno mi ha protetto». Matteo ha un filo di voce, ma ha ancora la forza di parlare, in quel letto di ospedale a Brisbane.
Ed è davvero tanto, dopo quello che gli è capitato nel mare dell'Australia. Una storia terrificante, che può ancora raccontare, nonostante le ferite.
Solo il pensiero fa rabbrividire, ma il video che è stato girato involontariamente è impressionante: «Venerdì scorso ero sulla spiaggia 1770 nel Nord Ovest dell'Australia - dice Matteo Mariotti, 20 anni -. Erano le 16,30 e avevo appena saputo che mio nonno Giovanni era morto. Avevo bisogno di rilassarmi e ho pensato di fare un bagno non lontano dalla riva, anche perché c'erano delle altre persone in acqua. Ho messo la maschera col boccaglio ma non sarei andato di certo lontano; ho preso anche una piccola telecamera per riprendere i piccoli pesci, così come faccio sempre, ma dopo qualche passo nell'acqua, ho sentito una terribile fitta a un piede».
Non è un film. Il giovane parmigiano, in Australia per studio e lavoro, è stato attaccato da uno squalo di almeno sei metri: gli esperti ipotizzano uno squalo tigre o uno squalo leuca, proprio per l'aggressività e le dimensioni, che in questa stagione al mattino presto e nel tardo pomeriggio si possono avvicinare alla spiaggia.
Un «mostro» che voleva portare questo ragazzo al largo e divorarlo. Ma Matteo è stato più forte: «Dal piede in un secondo è arrivato a tutta la gamba e ha cominciato a trascinarmi al largo -continua -. Finché a un certo punto sono riuscito con le mani a prendergli la testa: ho cercato di allargare quella grande bocca e con fatica ho liberato la mia gamba, anche se dal ginocchio in giù capivo che non c'era più niente. Poi ho cominciato a nuotare verso la riva, più veloce che potevo. E mentre nuotavo pensavo alla mia famiglia e ai miei amici, che forse non li avrei più rivisti. Urlavo con la paura che lo squalo potesse raggiungermi e mangiarmi. Urlavo per chiedere aiuto al mio amico Tommaso, che era sulla spiaggia: è stato lui a salvarmi».
Un racconto che ha bisogno di pause, per capire cosa è veramente successo in quei pochissimi minuti di terrore: «Tommaso mi ha recuperato e mentre chiamava i soccorsi mi ha stretto la gamba ferita per fermare l'emorragia - ripete con gratitudine Matteo -. Finché non è arrivato l'elicottero: correndo, Tommaso mi ha portato in spalla fino alla barella. E l'elicottero mi ha portato subito via: all'ospedale di Brisbane, dove sono finito direttamente in sala operatoria per un primo intervento alla gamba».
Grazie a Tommaso, infermiere e istruttore subacqueo, Matteo è vivo. Ha perso in parte l'uso dell'arto inferiore sinistro per il momento e martedì sarà rioperato. Ma con il suo carattere combattivo e il fisico sportivo presto riuscirà a tornare a casa, dai suoi amici e dalla sua famiglia.
Un ragazzo che alla città ha sempre preferito vivere tra le montagne di Castelnuovo Monti, dove ha frequentato l'istituto alberghiero. E dove ha cominciato a pensare a un progetto di vita: la biologia marina. Un vero amore per la natura, per il mare e per la montagna. E l'Australia è tra i Paesi che offrono i paradisi più incontaminati. Ecco perché Matteo ha scelto questa terra lontana: per rincorrere un sogno, che vista la sua tenacia e la sua determinazione sarà presto realizzato.
Mara Varoli
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