Doppio ex di Parma e Ternana
Il cuore diviso a metà. Tra Parma, dove è stato uno degli eroi della memorabile notte di La Spezia culminata con il ritorno in A, e Terni, dove ha trascorso quattro stagioni. Ma non è per questo che Fabio Ceravolo, attaccante oggi in forza al Fiorenzuola in serie C, definisce quella in programma domani «una partita da tripla». È piuttosto una convinzione scaturita dal valore delle due squadre. «Il Parma – osserva Ceravolo - sta dimostrando di meritare il primo posto in classifica, mentre la Ternana nelle ultime settimane registra un rendimento da promozione».
Cosa la convince di più dei crociati?
«Innanzitutto la visione progettuale della proprietà, brava nel dare fiducia a Pecchia, allenatore che io ho avuto alla Cremonese. Una sola stagione non poteva bastare al mister per trasmettere il proprio credo calcistico alla squadra: bisognava insistere su quella strada. I risultati, ora, sono sotto gli occhi di tutti. Certo, a gennaio comincerà un altro campionato. Ma questo Parma, dal punto di vista tecnico e degli interpreti, ha tutte le carte in regola per mantenersi nelle zone alte della classifica fino alla fine. È ciò che da tifoso mi auguro».
I pregi di Pecchia?
«È un allenatore giovane, che propone idee calcistiche brillanti e attuali. Predilige un gioco offensivo, con attaccanti atipici capaci di mandare gli esterni davanti alla porta: Bonny, in questo senso, risulta un interprete ideale».
Lei è stato allenato anche da Roberto Breda, alla Reggina e alla Ternana: trova qualche analogia tra lui e Pecchia?
«No, ritengo siano due allenatori diversi. Di Breda apprezzo la spiccata intelligenza calcistica: lui non s'inventa mai nulla. Adatta le sue idee in funzione delle caratteristiche dei giocatori che ha a disposizione: sotto questo aspetto, è un maestro».
Per il Parma non sarà semplice contro gli umbri, evidentemente.
«Se consideriamo lo stato di forma e l'entusiasmo propiziato dalla striscia di risultati positivi, la Ternana in questo momento è l'avversario peggiore che potesse capitare ai crociati. È una squadra che, oltre a poter contare su ottime individualità, col cambio di allenatore ha ritrovato slancio. Non sarà facile nemmeno per loro, chiaramente: il Parma è una corazzata. E, nelle ripartenze, sa essere devastante».
Ci racconta un po' la sua Parma?
«Non me ne sono mai andato. Già quando giocavo qui ero talmente affascinato da questa città che, dentro di me, pensavo che potesse essere un luogo nel quale mettere radici. Poi, proprio al Tardini, ho conosciuto la mia compagna, che è originaria di Colorno. Viviamo qui con nostro figlio, che adesso ha quattro anni».
Parlando di lei, ci torna in mente la rete che sbloccò il match di La Spezia.
«Quel ricordo è sempre con me. Fissato sulle pareti di casa, ma soprattutto nel cuore. Quella sera si realizzò una magia inaspettata, perché la promozione diretta era quasi impossibile: avremmo dovuto sperare in una serie di combinazioni. Con tutti quei tifosi al seguito sembrava di giocare in casa. Ricordo ancora il loro boato, quando arrivò il finale dall'altro campo. E poi la festa in piazza, con la gente che ci aspettava».
Il punto di forza di quel gruppo?
«Eravamo tanti italiani, Oggi il Parma ha una maggioranza di giocatori stranieri in rosa e questo comporta un naturale periodo di ambientamento. Noi invece conoscevamo la categoria e, parlando la stessa lingua in campo, ci capivamo al volo. Era un gruppo, il nostro, che non si tirava mai indietro».
Fabio, come sta andando la sua avventura al Fiorenzuola?
«Ho fatto una scelta di vita, per essere più vicino alla mia famiglia. Sono contento: è una società giovane, ma che vuol crescere. L'obiettivo è mantenere la categoria e siamo perfettamente in linea».
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