Questura
Se i cliché sui poliziotti hanno un senso, Luigi Meschi incarna lo sbirro ruvido dal cuore tenero. Il diversamente Callaghan che non ha mai sparato un colpo e in compenso tre volte si è fatto rompere il naso dai «clienti» più ostici. Bastasse togliere la divisa per smettere di essere poliziotti, sarebbe più facile parlare di lui come ex sostituto commissario della questura. Ma è inimmaginabile, dopo 39 anni e 10 mesi conclusi con la medaglia con inciso il proprio nome conferita dal capo della Polizia «con gratitudine».
L'ultima ricompensa, oltre a quella ricevuta il 28 febbraio scorso, sera di Parma-Genoa. A poche ore dalla pensione, Meschi, reggente della Digos, era di turno allo stadio, per l'ultima partita di un campionato 40ennale, terminato per raggiunti limiti d'età («Avessi potuto restare – confessa – mi sarebbe mancato il coraggio di smettere: al lavoro andavo volentieri»). Alle 23,30, il questore Massimo Macera per radio si complimentò con lui, seguito dai colleghi. Anche riconsegnare la Beretta d'ordinanza davanti al Tardini si trasformò in una cerimonia, nella quale l'emozione ebbe la meglio.
Nel passato di Meschi, di Varano Marchesi ed entrato in Polizia da ausiliario, ci sono la Scuola di Piacenza, il corso a Vicenza, le volanti a Modena e altri nove mesi di corso a Bolzano, una volta vinto il concorso da sovrintendente. Quindi di nuovo Modena, la cui questura aveva una sezione per il piantonamento dei detenuti in ospedale. «Mi toccò assistere a un'operazione: io, che non sopporto la vista del sangue». Ma la vera esperienza forte fu l'incarico al «Diurno-notturno»: unico graduato in servizio dalle 20 alle 8, decisore e parafulmine. Un anno dopo, all'allora sovrintendente fu proposta la Sezione auto rubate. Per lui, appassionato di motori, era un sogno: destinato però a essere battuto sul tempo dall'agognato trasferimento a Parma.
Da allora, avrebbe fatto il nomade interno, in questura. «Approdai alle volanti dirette da Annino Gargano, ora questore di Brindisi, e con l'ispettore Mario Bosco. Dopo il '96, all'Anticrimine, a occuparmi di reati di genere». Un'emergenza già allora, da affrontare senza soluzioni di continuità. Magari turandosi il naso, come quando un «ex» ostinato riempì di letame fino al tettuccio l'abitacolo dell'auto di colei che l'aveva lasciato. «Gli andai a parlare al lavoro e si calmò» racconta Meschi. Nel '99, all'Ufficio stranieri, quando un giovane Giuseppe Ferrari, ora questore di Potenza, si faceva in quattro per compiere le espulsioni previste dalla Turco-Napolitano. «Nel 2002 arrivammo a 200 accompagnamenti». Ci fu chi per evitarle arrivò a tuffarsi (di testa) dal primo piano di borgo Riccio. «Venne ricoverato, ma senza gravi traumi».
Nel 2008, il trasferimento alla Sezione criminalità organizzata e straniera della Mobile, con il sostituto commissario Ciccio Reda. Meschi scoprì le troppe prostitute straniere finite sui marciapiedi di loro volontà che ottenevano permessi di soggiorno con denunce inventate. Sua è anche l'indagine Il Trovatore, che permise di arrestare 40 persone in due blitz responsabili di furti in parecchie città, arrivando a sradicare casse di supermercati. Dal 2018, infine, la Digos. Fu lui, con la prima intercettazione telematica a Parma a individuare il reggiano che aveva lanciato un tombino verso gli steward, in un derby.
Lavorare alla Digos è stata una sorpresa per Meschi per primo. «Alla polizia di mediazione, proprio io?» sorride. Ma è stato lui, aggrappato al finestrino di un Tir, a convincere un camionista esasperato da un blocco stradale a non investire gli scioperanti. Ora, nel buen retiro di Varano Marchesi, trascorre una vita meno «acrobatica». Gli mancano i colleghi, come lui manca a loro (anche a quelli che prima di conoscerlo bene ne temevano il carattere). In dono ha ricevuto una targa a sua volta da lacrime. C'è chi gli ha regalato una zappa. Oltre ai ricordi di Callaghan dal cuore tenero ci sono da coltivare i pomodori nell'orto.
Roberto Longoni
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata