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Figlia adottiva

Stefania Bonfadelli ricorda Franca Valeri: «La signorina Snob oggi sarebbe una influencer»

Stefania Bonfadelli ricorda Franca Valeri: «La signorina Snob oggi sarebbe una influencer»

di Mara Pedrabissi

30 Dicembre 2023, 03:01

Tanti possono essere i modi per raccontare le donne soprano, le donne cantanti, della storia. Stefania Bonfadelli, soprano di fama a sua volta - ma anche regista, docente, figlia adottiva (lei preferisce «elettiva») di Franca Valeri - sceglie il taglio del canto come “riscatto culturale” in epoche in cui o eri una moglie o eri niente.

Bonfadelli fa rivivere le gesta delle «guerriere accomunate dal coraggio di usare il talento e il teatro per diventare prima di tutto donne libere» nel libro «L'opera delle primedonne. Vite straordinarie di dive del belcanto» presentato ieri pomeriggio a Parma Lirica.

Storie di secoli passati, dal Seicento al Novecento, che parlano al nostro oggi. Un libro di “coraggio”, non solo per gli amanti della lirica.
«Anche oggi, devo dire, le cantanti e i cantanti lirici, in genere, non vengono da famiglie economicamente molto agiate, spesso sono figlie e figli del popolo; non di rado provengono da Paesi poveri dell'Est. Il talento, se ben guidato, porta al riscatto sociale, economico, etnico...».

Questo perché l'arte è democratica e dispensa il talento come meglio ritiene...
«Sì, l'arte è democratica. Poi bisogna avere anche il coraggio di seguire il proprio talento: spesso noi donne veniamo scoraggiate, anche ai giorni nostri. Queste donne del passato possono insegnarci proprio ad aver fiducia, a osare fino ad abbattere alcune barriere. A partire dalle barriere economiche: leggevo, qualche giorno fa, che solo il 40 per cento delle donne italiane ha un proprio conto corrente, tutte queste donne invece erano autonome lavorando con l'arte. Oppure un riscatto fisico: Rosmunda Benedetta Pisaroni, nonostante il viso distrutto dal vaiolo, si esibiva quasi sempre in ruoli da “femme fatale”».

Dal Seicento fino a metà del Novecento, quante storie racconta e quale le è rimasta “appiccicata”?.
«Questo è molto difficile da dire. Le storie sono una ventina. Forse sono più legata alla prima, Anna Renzi: senza di lei non saremmo mai esistite noi cantanti d’opera. Sono molto affezionata anche Maria Zamboni che si diplomò in Conservatorio proprio a Parma. Era operaia in filanda, ai primi del Novecento, scoprì la propria voce cantando con le altre operaie: il canto ha sempre accompagnato il lavoro femminile, pensiamo alle risaie».

Nella sua vita da soprano, lei fu Violetta Valery nella «Traviata» del Centenario della nascita di Verdi (2001) al teatro di Busseto.
«Resta uno dei ricordi più belli della mia della mia carriera. La regia era di Franco Zeffirelli, con cui nacque una amicizia che ci accompagnò fino alla sua morte. Con Zeffirelli e Domingo che dirigeva stavamo insieme praticamente sempre, a pranzo e cena, si parlava sempre dell'opera e di quello che che si sarebbe fatto, anche con gli altri colleghi».

Non si può non ricordare la grande Franca Valeri. Se fosse qui, a sorriderci e farci sorridere con una delle sue velenose amenità, oggi farebbe la parodia delle influencer?
«I suoi personaggi sono sostanzialmente tre: la signorina Snob, Cesira la manicure, la sora Cecioni. Sono in realtà delle maschere, quindi sono immortali. Adesso la signorina Snob farebbe l'influencer come pure la Cecioni, perché vari sono i vari tipi di influencer. Cesira la manicure sarebbe quella che le segue, compra i loro prodotti».

Mara Pedrabissi

© Riproduzione riservata

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