LIRICA
Cento anni dalla nascita, trenta dalla morte: il 2024 è l’anno di Carlo Bergonzi. Se il centenario cadrà il prossimo 13 luglio, le celebrazioni sono già iniziate a Busseto, a due passi da Vidalenzo di Polesine Parmense, dove il grande tenore nacque. In un Teatro Verdi tutto esaurito è infatti andato in scena, ieri sera, il concerto ideato e prodotto dal giornalista Vittorio Testa e da sua moglie Simonetta Pasquali Testa, fondatori del Comitato Bergonzi 100. Un parterre di cantanti di lusso - i soprani Silvia Dalla Benetta, Desirée Rancatore e Serena Gamberoni, il mezzosoprano Anna Maria Chiuri, il tenore Francesco Meli, il baritono Leo Nucci e il basso Michele Pertusi, accompagnati al pianoforte dal maestro Vincent Scalera, collaboratore storico di Bergonzi – per ricordare il grande tenore: la sua carriera e le sue qualità di interprete ma anche l’uomo, le sue umili origini, la semplicità di un artista che non dimenticò mai il luogo da cui proveniva.
Tanto l’affetto dimostrato dal calore di un pubblico tra cui sedevano il sindaco di Busseto, la famiglia di Bergonzi con la moglie Adele, e molti rappresentanti del mondo musicale locale oltre che, a sorpresa, anche il regista americano James Ivory.
«Era un uomo di una intelligenza sopraffina, - ha ricordato con sincera commozione Vittorio Testa - di una bontà enorme, che fu preso dal demone della melodia e costretto a una vita che potrebbe sembrare di agi e lussi ma che comportò anche sacrifici enormi. Aveva gli acuti ma sapeva anche recitare con la voce, dando un tono e un tratto particolare a ogni personaggio».
Un bellissimo omaggio presentato dalla giornalista della Gazzetta Mara Pedrabissi, quello di ieri sera, che si accordava bene con quanto Bergonzi stesso avrebbe voluto: scopritore e coltivatore di talenti (proprio a Busseto aveva fondato nel 1983 l’Accademia Verdiana), «volle costruire un futuro per l’opera lirica», come ha detto in una videointervista il tenore Juan Diego Florez, che lo conobbe nel 2002 quanto cantò in suo onore a New York.
A fianco di video con interviste e brani musicali che hanno dato la possibilità di riascoltare la voce del grande tenore, si è ascoltato tanto Verdi ma non solo, interpretato da quel «futuro della lirica» che Bergonzi ha contribuito a costruire (del resto, Michele Pertusi è stato proprio uno dei suoi allievi).
La classe di Desirée Rancatore in «Casta Diva» da «Norma» di Bellini; l’intensità di Pertusi nell’aria di Fiesco da «Simon Boccanegra», «Il lacerato spirito»; la levità danzante del duetto di Serena Gamberoni e Silvia Dalla Benetta nella Barcarolle da «Les contes d'Hoffmann» di Offenbach; il dramma di Eboli raccontato da Anna Maria Chiuri nell’aria «O don fatale» da «Don Carlo»; il passionale duetto amoroso tra Desdemona e Otello di Serena Gamberoni e Francesco Meli e poi l’intramontabile interpretazione di «Cortigiani vil razza dannata» di Leo Nucci sono stati alcuni degli ingredienti fondamentali che hanno decretato il successo della serata che si è conclusa con la consegna di targhe a tutti gli artisti partecipanti e di due premi speciali (un libro con la dedica del Comitato Bergonzi 100 e dei gemelli) per Francesco Meli e Michele Pertusi.
Lucia Brighenti
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