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Sorbolo

Don Reverberi, i familiari dei torturati chiedono di fare il processo a Parma

Don Reverberi, i familiari dei torturati chiedono di fare il processo a Parma

di Silvio Marvisi

14 Gennaio 2024, 03:01

La richiesta di estradizione di don Franco Reverberi respinta mercoledì dal ministro della Giustizia Carlo Nordio provoca subito ripercussioni importanti: famigliari e testimoni di quanto accaduto in Argentina fra il 1976 e il 1983 sono pronti a chiedere che il processo si svolga a Parma. L’interesse, a questo punto, non sarebbe ottenere una punizione per il parroco di Sorbolo ma sapere dove sono i corpi dei desaparecidos così da poter dar loro degna sepoltura e ottenere giustizia agli occhi della storia.

Il processo a Parma

«Negando l’estradizione - afferma Jorge Ithurburu, presidente di 24marzo onlus - secondo il principio di diritto internazionale “Aut dedere, aut judicare” se non si vuole estradare una persona allora deve essere giudicata in patria. Don Franco Reverberi sarà quindi giudicato a Parma visto che il procedimento non si farà in Argentina. Gli articoli 8 e 9 del codice penale permettono il procedimento in Italia».

«Faremo venire a Parma - prosegue Ithurburu - i famigliari di Josè Guillermo Beron e i testimoni per la deposizione in Procura. Due fratelli e una nipote potrebbero costituirsi parte civile, ci sono poi due testimoni Bracamonte e Flores che videro Reverberi a La Departamental prima che arrivasse Beron e possono riferire come don Reverberi prestasse servizio lì regolarmente. Ci sono poi altri testimoni di circostanza da valutare».

Rompere il silenzio

«Quel che vorremo sapere da Reverberi - afferma Ithurburu - è dove si trova il corpo di Josè Guillermo Beron così come tanti altri. Lui sa. Non è importante che vada in carcere o subisca punizioni, non è questo il fine del processo. Che Beron sia stato ucciso è un fatto chiaro».

«Si tratta di una brigata di fanteria alpina sulle Ande, le montagne le conoscono bene. A Mendoza abbiamo 50 desaparecidos e non c’è nessuna salma, non possiamo sapere in quali anfratti sono stati posti i corpi. Sicuramente don Reverberi sa dove sono perché prestava servizio a La Departamental, pranzava con i militari, aveva rapporti di lavoro, potrebbe anche aver ricevuto delle confessioni. Vedeva scomparire le persone, si sarà chiesto dove finissero. Questa è la cosa più importante per noi, per la famiglia, per chi è rimasto in vita e per chiarire la storia di quel periodo».

«Chiediamo che don Franco Reverberi rompa il silenzio e renda possibile la sepoltura cristiana di Beron come probabilmente di molte altre persone. L’attività repressiva in Argentina era illegale, gli addetti percepivano il triplo dello stipendio per far parte dei gruppi speciali anti terrorismo. Portavano le persone nelle galere del ministero di Giustizia per torturarle e ucciderle illegalmente. In cambio, gli addetti, ottenevano un patto di silenzio che garantiva loro l’incolumità. Fa male che don Reverberi non rompa con questo gruppo criminale e non ci dica la verità, se lo facesse diverrebbe un collaboratore di giustizia e non sarebbe nemmeno più imputabile e sarebbe protetto dallo Stato. Forse crede di aver fatto il bene ma quelli erano crimini da cui dovrebbe prendere le distanze».

Silvio Marvisi

© Riproduzione riservata

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