SOLIDARIETÀ
È arrivato in piazza Garibaldi a inizio dicembre abbastanza malconcio. Il giorno in cui è stato tagliato c'era una bufera che lo ha fatto rovinare a terra (bisognava aspettare che il vento si calmasse) e così l'abete donato dal parco dell'Aveto, in provincia di Genova, è subito diventato «Spelacchio». Da lì però è iniziato un dibattito che per giorni ha monopolizzato la Rete e la Piazza e non tutti sparavano a zero su quell'abete un po' sgraziato. C'è chi si è lanciato in riflessioni sull'unicità della diversità. Nel frattempo il Comune, per accontentare tutti ha fatto attaccare delle protesi, dei rami, là dove non c'era più verde. Polemica chiusa e tutti a fotografare l'ormai ex «brutto anatroccolo».
Adesso che il Natale è stato archiviato, «Spelacchio» è pronto alla trasformazione. Da semplice decorazione diventerà mobilio «solidale» per «Il giardino di Luana», lo spazio verde di Anmic. Ma non è finita qua. Il legname che non potrà essere usato per fabbricare sedute e tavolini verrà donato alla cooperativa «La bula», che lo trasformerà in piccoli oggetti per la casa.
Precisazione doverosa: prima di essere lavorato il legno dovrà prima essere trattato (dovrà spurgare la resina), quindi la fabbricazione di mobili e oggetti non sarà immediata. Quello che invece inizierà a breve, stando ai piani del Comune oggi stesso, è il taglio dell'abete che verrà poi trasportato in via La Spezia, nei magazzini comunali. Da lì farà un viaggio molto più breve, per raggiungere i laboratori della cooperativa Sirio (che si trova nell'area dei magazzini) dove i volontari daranno vita a sedute e tavolini.
«Questa è una piccola favola che merita di essere raccontata. La favola di un abete che sembrava un brutto anatroccolo prima di trasformarsi in un cigno. Un cigno che ora rinascerà in qualcosa di più duraturo», premette il sindaco Michele Guerra. «Ora che Natale è passato, questo albero non verrà smaltito, ma rimarrà in città per diventare arredi del Giardino di Luana dell'Anmic».
Walter Antonini, presidente Anmic, parte dall'albero per approdare a un dibattito più alto. «Quando è arrivato in città, l'abete non era perfetto. Noi abbiamo preso la palla al balzo per parlare di perfezione degli oggetti, normalità, bellezza e stereotipi. Ora l'albero sarà trasformato in qualcosa di utile».
Patrizia Bonardi, presidente della Sirio, annuncia che la cooperativa «può contare su alcuni volontari che trasformeranno il legname in mobili destinati ad Anmic», mentre Laura Stanghellini, presidente de «la bula», mette le mani avanti: «Realizzeremo piccoli oggetti per la casa. Ma non subito, prima il legno dovrà essere trattato». Insomma, per le cose belle vale la pena aspettare.
Pierluigi Dallapina
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