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Intervista

Buia: «Fare sistema: solo così il territorio può crescere»

Buia: «Fare sistema: solo così il territorio può crescere»

di Claudio Rinaldi

20 Gennaio 2024, 03:01

Presidente Buia, come vede la situazione della nostra città?

«Vedo tante luci e tante ombre. E penso che ci sia bisogno, oggi più che mai, che il territorio faccia sistema, che ci si muova tutti insieme per affrontare e risolvere i problemi».

Quali sono i più urgenti?

«Penso ai temi che ha toccato il sindaco Guerra nel discorso di Sant’Ilario, tutti condivisibili: lo sviluppo del territorio, il ruolo dei giovani, ma anche la tensione sociale, le 35mila persone in difficoltà che hanno chiesto sostegno, i tantissimi pasti elargiti dalla Caritas. Tutti temi ai quali bisogna prestare grande attenzione. E a quelli si sommano i problemi dell’immigrazione, il lavoro quotidiano del prefetto per gestire i flussi. Dobbiamo ragionare insieme per trovare le soluzioni. È impensabile che una singola amministrazione, o una singola forza socio-economica, possa agire da sola, possa essere incisiva. Tocca al sistema-città, al sistema-provincia operare, essere efficace».

Come?

«Discutendo sul da farsi, con tutti gli attori. E poi facendolo con rapidità, efficacia, flessibilità. Tenendo conto dei mutamenti, che sono rapidissimi, come hanno giustamente sottolineato i giovani intervenuti al Regio».

«Mutamento», una delle parole chiave consegnate al sindaco.

«È uno dei momenti della cerimonia che mi ha colpito di più. Hanno ragione quei giovani: la città si evolve, il mondo si evolve. Sono in corso mutamenti che non possiamo evitare: penso agli aspetti sociali, a quelli industriali, allo sviluppo territoriale, ma anche all’intelligenza artificiale, che può rappresentare una rivoluzione. Dobbiamo essere pronti a intervenire su tutti questi temi, se vogliamo pensare a quello che lasceremo alle prossime generazioni».

Una bella sfida.

«La chiave di sviluppo della città è proprio la sfida che abbiamo davanti a noi, l’obiettivo di sostenibilità da centrare nel 2030. L’Amministrazione ha un ruolo decisivo: al sindaco e alla sua squadra, che sono all’inizio del loro mandato, chiedo una grande attenzione a tutti i temi di sviluppo della nostra città».

Qual è lo stato di salute del mondo imprenditoriale parmense?

«Partiamo da un dato fondamentale, quello del valore aggiunto nominale: dal 2007 al 2021 la nostra provincia ha fatto registrare un aumento del 54,7%, è terza in Italia dopo Trieste e Bolzano. È un indice molto importante dello sviluppo: significa che siamo molto dinamici, che abbiamo aziende leader, una categoria imprenditoriale attenta ai temi della sostenibilità, della digitalizzazione. E resiliente: come abbiamo dimostrato durante le crisi del passato: le imprese di Parma sanno correre ai ripari, affrontare i mutamenti industriali e sociali. È un territorio economicamente ricco: e ricco deve restare. Perché solo con la crescita economica potremo dare una soluzione ai problemi sociali sollevati dal sindaco e dal vescovo durante la cerimonia di Sant’Ilario».

Quali sono i problemi che le imprese devono affrontare?

«I soliti, quelli che attanagliano tutto il sistema industriale italiano. Abbiamo ancora problemi legati al reperimento di manodopera specializzata, per esempio. Nonostante tutti gli sforzi che stiamo compiendo, sviluppando gli Its, le farm, che crediamo siano le strade da percorrere per dare alle aziende persone formate e con alta professionalità. Stiamo anche impegnandoci per insegnare l’italiano agli immigrati: è il primo passo da compiere, per poi orientarli al lavoro, grazie ai nostri enti di formazione, come il Cisita, che è preziosissimo».

E poi c’è il tema dell’inflazione e dei tassi di interesse.

«Sì, questa è un’altra grande fonte di preoccupazione. Gli investimenti fatti dalle aziende negli anni scorsi oggi stanno costando il doppio del previsto, in certi casi anche di più».

E la situazione geopolitica non aiuta.

«Proprio no. Le tensioni nel Medioriente, il caso del Mar Rosso e dei collegamenti Asia-Europa, sono gli ultimi problemi sorti, in ordine di tempo. Rischiamo di avere cali o sospensioni della produzione, in carenza di materie prime: mi riferisco alle componenti elettroniche, al grano, all’acciaio, eccetera. Siamo un paese privo di materie prime e se non si risolveranno questi problemi potremmo vedere in seria difficoltà la produzione industriale e anche le opere previste dal Pnrr».

Altra grande sfida, il Pnrr.

«Lo dico da sempre. Spetta alle pubbliche amministrazioni fare in modo che siano utilizzate tutte le risorse del Piano. È un’opportunità straordinaria».

Il presidente della Provincia, Massari, in occasione della posa della prima pietra del nuovo Itis, ha detto che il governo dovrebbe prendere lezioni di efficienza dagli enti locali.

«All’inizio si pensava che l’anello debole della catena di trasmissione per l’attuazione del Pnrr, che va dal centro alla periferia, avrebbe potuto essere proprio l’attività di Province e Comuni. Oggi sembra che non sia così: a Parma e in provincia sembra stia procedendo tutto in modo spedito. Deve continuare ad essere così».

Un argomento “caldo”, il Piano urbanistico generale che il Comune sta per adottare.

«Questa è un’altra sfida importante. È la chiave di sviluppo del territorio. Sull’onda di una legge regionale molto condizionante, le amministrazioni locali sono chiamate a definire le regole di sviluppo residenziale, industriale e commerciale e di tutto ciò che ne consegue».

Il Piano presentato ha sollevato molte critiche.

«Non riteniamo che il prodotto consegnato dallo staff che ha vinto il bando del Comune sia adeguato alle sfide che Parma dovrà affrontare per la crescita. È vero che la legge regionale impone vincoli importanti che non condividiamo, ma riteniamo si possa fare meglio. Per questo abbiamo presentato, in maniera costruttiva e collaborativa, un documento nel quale esplicitiamo i nostri dubbi».

Quali sono?

«Abbiamo simulato sviluppi sia industriali che residenziali considerando procedure, oneri e requisiti prestazionali. Il risultato è stato un’eccessiva onerosità e un aggravio di precedure. E quindi Parma rischierebbe di ritardare gli investimenti e rallentare la crescita».

Cosa fare?

«Confido che l'Amministrazione saprà cogliere al meglio le nostre proposte al fine di poter adottare uno strumento di governo del territorio utile alla crescita nonostante i vincoli eccessivi posti dalla legge regionale. Non sono in discussione né gli obiettivi di sostenibilità né i limiti di consumo di suolo».

Parma ha urgente bisogno di infrastrutture: è un altro ritornello che si sente spesso. Qual è la situazione?

«Dobbiamo fare squadra, muoverci insieme e ottenere quello di cui abbiamo bisogno. Soprattutto dobbiamo convincere Trenitalia, con l’aiuto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a far sì che venga utilizzata l’interconnessione, opera che è costata 120 milioni e che non ha senso non venga usata. Parma ha il diritto di essere collegata sulla linea Milano-Napoli ad alta velocità: per il suo ruolo, per le istituzioni – penso all’Efsa – per il polo intermodale che nascerà con lo sviluppo dell’aeroporto».

La “partita” dell’aeroporto è stata lunga e tortuosa, ma alla fine è stata vinta.

«Ha vinto la città. Lo sforzo che gli industriali hanno fatto negli ultimi anni per mantenere in vita questa infrastruttura indispensabile è stato enorme. L’accordo con il nuovo partner è molto soddisfacente. Vedo grandissime potenzialità di sviluppo per l’aeroporto e per la città».

Aeroporto, Fiere e Tav, insieme, rappresenterebbero un fiore all’occhiello per il territorio.

«Certo, e sarà così. Le Fiere sono cresciute tantissimo: l’accordo con Milano è stato prezioso, ha permesso di valorizzare ancora di più le Fiere di Parma e la prova è che gli eventi organizzati hanno riscosso grande successo. Anche le Fìere rappresentano un ottimo strumento di crescita e di attrattività. Ecco perché è fondamentale che l’area diventi un polo multimodale sorretto da infrastrutture all’altezza: l’alta velocità è indispensabile».

Così come la Ti-Bre, altra “partita” storica.

«È un collegamento strategico del quale il territorio ha bisogno, come pure il porto di La Spezia. I governatori Bonaccini e Fontana hanno scritto al ministro Salvini, per sottolineare quanto Emilia Romagna e Lombardia tengano alla sua realizzazione. Speriamo di avere presto un riscontro».

In zona Fiere resta lo scheletro del parcheggio del centro commerciale.

«È un problema serio che spero venga risolto rapidamente. Quello scheletro è bruttissimo da vedere per chiunque percorra l’Autosole, un pessimo biglietto da visita per la città. Si tratta di una vicenda davvero incomprensibile che, per come si è sviluppata, ha creato grandissimi problemi alla società che aveva promosso l’investimento. Società che aveva ottenuto tutte le autorizzazioni del caso, questo non va dimenticato. Alla luce di questo e del danno procurato, auspico che l’Amministrazione si impegni per risolvere al più presto la questione».

Come sono i rapporti tra industriali e Università?

«Ottimi, il nostro Ateneo garantisce una formazione di alto livello e questo è importantissimo per le imprese. Il problema dell’Università è un altro, molto serio: non riesce ad evadere le richieste di alloggi adeguati che arrivano dagli studenti fuori sede. Questo è grave, perché il sistema universitario rischia di andare in crisi, se non è in grado di essere attrattivo per un problema di alloggi».

Cosa si può fare secondo lei?

«Prima cosa, fare sistema: l’Ateneo non può risolvere da solo il problema. È indispensabile puntare a operazioni di riqualificazione di ampio respiro, non bastano interventi spot per costruire nuove case per studenti o ristrutturarne altre. Bisogna pensare più in grande, individuando aree da riqualificare e da fare vivere grazie all’Università e agli studenti. E la città, non solo l’Ateneo, diventerà più attrattiva».

A proposito di attrattività, il Comune è al lavoro per il Dmo (Destination management organization, cioè una sorta di organizzazione per la gestione delle destinazioni turistiche).

«Anche questa è una priorità, spero che il Comune proceda velocemente. La crescita del territorio passa anche dalla promozione di Parma e delle sue tantissime eccellenze. La cultura, l’industria, il cibo: tutto concorre a valorizzare l’immagine e il sistema Parma. E, a cascata, alla crescita del territorio».

Su cosa puntare?

«Su tutte le nostre peculiarità, nessuna esclusa. Da presidente dell’Upi, penso alla splendida iniziativa di “Imprese aperte”, al lavoro di “Parma, io ci sto!”, all’impegno di tanti imprenditori per dare maggiore lustro alla città e alla provincia. Alla rinata Camera di commercio, che comincerà a operare a favore delle imprese. E a tanto altro ancora: il Regio, la Pilotta, la Reggia di Colorno, i Musei del cibo. I tantissimi eventi culturali. I prodotti tipici, le eccellenze agroalimentari, le Dop, la Scuola internazionale di cucina italiana di Colorno. Per “vendere” il territorio dobbiamo presentare tutto il “pacchetto”, che è ricchissimo. Organizzando un programma complessivo e intelligente: non come accadeva una volta, quando il Regio pensava alla propria stagione lirica e la comunicava all’ultimo momento, o altri eventi organizzavano rassegne senza coordinarsi con tutti gli “attori”. No, così non ha funzionato: ci vuole più visione. Moltiplicando l’attrattività di tutte le componenti, la crescita sarà esponenziale. Pensiamo ai tre milioni di visitatori che arrivano ogni anno al Fidenza Village: dobbiamo fare in modo che, dopo lo shopping, tanti di loro decidano di restare a Parma. Se il territorio si muoverà all’unisono, centreremo anche questo obiettivo».

Claudio Rinaldi

© Riproduzione riservata

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