IL RICORDO
Scrivere un ricordo di Gigi Riva è complicato perché è tanta la paura di cadere in luoghi comuni o in una retorica trita e ritrita. Ed è proprio quello che lui non avrebbe voluto mai da nessuno.
Gigi per me ha due facce ben distinte. La prima faccia, con la cornice del mito ,è quella dello scudetto del Cagliari del 1970 e della mia giovinezza. Gigi Riva, rombo di tuono nei racconti di Gianni Brera sul Guerin Sportivo, le gravissime fratture in maglia azzurra ed i grandi ritorni, i no alle grandi squadre del Nord e tutto questo contribuiva a fare dell’ex ragazzino di Leggiuno dalla vita complicata una leggenda autentica . Ed i tifosi di tutte le squadre erano sotto sotto contenti per quello scudetto andato finalmente in periferia.
Gigi era l’eroe legato come nessun altro sia alla sua Sardegna sia all’azzurro di quella nazionale che gli aveva dato tanto ma alla quale lui aveva dato tutto.
L’altra faccia prende forma nel 1994 quando lo conosco direttamente . Un mercoledì di fine maggio con il Milan trionfiamo ad Atene in Champions League, giovedì affrontiamo un lunghissimo viaggio di ritorno per ritardi accumulati da tutti gli aerei in Grecia e venerdì mattina prestissimo parto da Salsomaggiore per raggiungere la Nazionale a Sportilia sugli Appennini ben sopra Forlì dove stavano preparando i mondiali in programma negli Stati Uniti. All’arrivo trovo il mio mito Gigi Riva che fa colazione e mi presento. Caffè insieme aspettando Sacchi e chiaramente quello che parlava di più non era Gigi. Dal primo momento mi sorprese la normalità della persona. Una normalità fatta di tanto, tantissimo buon senso che dispensava ai giocatori con i quali parlava molto volentieri. «Ma se nella tua squadra ti trovi bene e ti vogliono bene perché vuoi cambiare ? Solo per i soldi ?» Disse poche ore dopo con grande semplicità ad un giocatore importante in odore di mercato. Un consiglio pieno di affetto e di intelligenza che ancor più mi fece capire con chi avevo a che fare.
Da li, poi, abbiamo fatto insieme tutto il lunghissimo percorso di Usa '94, durante il quale aiutò certamente Arrigo nella gestione di Roberto Baggio, poi ci furono gli Europei in Inghilterra e ancora un altro Mondiale , quello del '98 in Francia , dove con Cesare Maldini allenatore passammo un’altra volta dal durissimo rito dei rigori contro la Francia nel nuovissimo Saint Denis gremito all’inverosimile. E ancora Gigi, che a Pasadena aveva dovuto soccorrere Roberto Baggio e Baresi dopo gli errori dal dischetto, si prende cura di Di Biagio che dopo l’errore contro la Francia negli spogliatoi sembrava non dare segni di vita.
Una persona normale che non sa tirarsi indietro . Un mito che riesce a parlare sempre con tutti ed in ogni momento perché la vita lo ha messo a contatto con qualche trionfo ma anche con tante, troppe durezze.
Tante chiacchierate fatte con Gigi, quasi sempre sulle quotidianità anche se spesso ai miei consigli di tornare a fare un po’ di moto sorrideva mostrandomi la sigaretta. Come a prendermi in giro. Della sigaretta si diceva amico e prigioniero e pensandoci adesso quei gesti erano di assoluta premonizione . Sicuramente il futuro davanti lo vedeva sempre con sospetto, anche se riusciva ad entrare in sintonia con tutti e sempre.
Ma voglio finire con le parole di Brera in occasione di un suo ennesimo grande infortunio («Gianni Brera- Lombardia amore mio» a cura di Andrea Maietti-Ed Lodigraf 1982) «nel suo viso incavato erano scritti infiniti ricordi di dolore. Nessun pericolo ha mai potuto arrestarlo. Ha sempre considerato possibili le acrobazie più temerarie, tanto più temibili e pericolose in quanto più vicine all’arcigna durezza della terra».
Ed ancora «Quando ho conosciuto Riva ho intuito subito il suo drammatico destino e puerilmente mi sono sforzato di esaltarlo come nelle favole. E così Re Brenno è diventato Rombo di tuono».
Nelle parole di Brera era perfettamente descritta l’essenza di questo grande campione che oggi ricordiamo sia per le prodezze sul campo che per una antica saggezza legata ad un calcio che certamente ricordiamo con una sottile nostalgia.
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