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Intervista

Alessio Boni a Fidenza: «Porto l'Iliade in teatro e in tivù sarò il papà di Leopardi»

Alessio Boni a Fidenza: «Porto l'Iliade in teatro e in tivù sarò il papà di Leopardi»

di Mara Pedrabissi

10 Febbraio 2024, 03:01

Una standing ovation aveva accolto, l'estate scorsa, Alessio Boni all'Arena di Teatro Due nei panni di Molière dall'avventurosa vita: «Le storie intrigate piacciono sempre», dice ora l'attore che si prepara a tornare, nientemeno che nei “divini-panni” del tronitruante Zeus («Iliade. Il gioco degli dei», al Teatro Magnani di Fidenza, venerdì 16 febbraio ore 21). Mentre anticipa che in tivù, la prossima stagione, sarà il padre di Giacomo Leopardi.

L'«Iliade» è un classico per definizione. Come l'avete affrontata?

«Il nostro gruppo di lavoro, il Quadrivio, ha trovato interessante ripercorrerla con una licenza poetica, partendo dalla constatazione che oggi gli dei sono in “disuso”, al massimo troviamo Nettuno raffigurato su una scatoletta di tonno o Dioniso sull'etichetta di un vino rosso. Eppure, c'è stato un tempo in cui gli uomini non facevano nulla senza prima aver chiesto il consenso della divinità. Allora, abbiamo fatto tornare gli dei nel mondo d'oggi, attraverso l'escamotage di una riunione indetta da Zeus, una specie di riunione di condominio: troviamo Zeus smemorato, Hera sempre più gelosa, gli altri dei un pochettino più fricchettoni, insomma una famiglia “over” che si riunisce ricordando i bei tempi andati, quando tutti si rivolgevano a loro. E rievocano questa Iliade: non vi dico con quale espediente, quale oggettistica, perché sennò rovino la sorpresa... Ma così prende avvio la pièce... e si arriva a un finale con una morale attualissima. Abbiamo iniziato a pensare questo lavoro prima del lockdown, già sentivamo una strana elettricità nell'aria di un Occidente che tramontava male».

L'Iliade è la guerra di Ilio, cioè Troia. Il tema delle guerre non potrebbe essere più attuale, in effetti.

«Sì, nell'Iliade c'è un gruppo di dei, un gruppetto di eroi che decidono per la moltitudine. Ugualmente oggi c'è una oligarchia che decide per i molti, con grande cinismo davanti ai morti delle guerre, che sono business».

Lei firma anche la regia con il suo gruppo, il Quadrivio, formato da Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini e Marcello Prayer. Come lavorate?

«Oramai sono dieci anni che lavoriamo insieme, dai “Duellanti” di Conrad a “Don Chisciotte”. Questo è il terzo spettacolo, grazie sempre a Marco Balsamo che ci sta dando fiducia. La modalità è sempre la stessa, ci troviamo molto prima, raccogliamo, confrontiamo tutto; poi, nel caso dell'Iliade, siamo andati per sottrazione. La cosa più importante era come rappresentare i personaggi: lo abbiamo risolto grazie alle creature e agli oggetti di scena di Alberto Favretto che già aveva costruito il magico Ronzinante, il cavallo nel Don Chisciotte... Ma non aggiungo altro».

Nel cast c'è Iaia Forte.

«Sì, interpreta mia moglie Hera, che è anche mia sorella perché gli dei facevano queste cose. È una donna molto forte, tiene le redini di casa, ha una memoria di ferro mentre Zeus comincia a essere smemorato. Lo abbiamo reso con una punta di demenza senile: i potenti, di ieri e di oggi, ci danno fastidio, così li prendiamo in giro».

Lei è uno dei più amati interpreti di fiction, lo sa. C'è qualche novità che possiamo anticipare?

«Ho appena finito di interpretare il padre di Giacomo Leopardi nella mini-serie per Rai1 “Giacomo – Vita e amori del poeta”, con un bellissimo cast: Giacomo è interpretato da Leonardo Maltese già visto in “Rapito” e nel “Signore delle formiche”. Giusy Buscemi interpreta Fanny Targioni Tozzetti e Cristiano Caccamo l’amico Ranieri. È stata una bellissima esperienza, in tivù si vedrà la prossima stagione».

Mara Pedrabissi

© Riproduzione riservata

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