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Intervista

Simonetta Collini: «Così Radio Parma ha contribuito ai voti di Sanremo»

Simonetta Collini: «Così Radio Parma ha contribuito ai voti di Sanremo»

di Pierangelo Pettenati

14 Febbraio 2024, 03:01

Finite le cinque serate, del Festival di Sanremo restano le canzoni (anche se probabilmente non tutte) e qualche inevitabile nota polemica. Per la nostra città, invece, resta anche il contributo dato da Radio Parma, invitata nella giuria delle radio italiane. Un importante riconoscimento alla storia e alla professionalità della nostra radio. Ne abbiamo parlato con Simonetta Collini, che con la sua voce guida da tanti anni i parmigiani nell’ascolto della miglior musica italiana e internazionale.

Come siete stati contattati?

«Ci ha contattato direttamente Noto Sondaggi chiedendoci se volevamo essere inclusi nella giuria e naturalmente abbiamo accettato volentieri».

Che significato ha per Radio Parma questo invito?

«Prima con Mauro Coruzzi e poi con me, Radio Parma ha seguito per moltissimi anni il Festival con una postazione da Sanremo, trasmettendo in collegamento diretto le interviste ai cantanti in gara e vari servizi, quindi sia l’organizzazione che le case discografiche conoscono bene il nostro lavoro. Con la decisione di sostituire la giuria demoscopica con quella delle radio, Amadeus ha dimostrato che la radio resta un mezzo fondamentale per la divulgazione della musica e dando la possibilità anche a quelle emittenti che non erano “fisicamente” sul luogo di esprimere il proprio parere. Abbiamo iniziato a trasmettere tutte le canzoni già dal mattino dopo la prima serata, così anche gli ascoltatori hanno potuto farsi un’idea da subito».

Quali criteri di giudizio avete usato?

«Il voto di Radio Parma ha coinvolto i pareri di tutti gli speaker per cui ognuno ha considerato vari fattori. Dopodiché ho fatto una media per ciascun cantante e inviato il voto. Personalmente ho tenuto conto di originalità, intonazione vocale e arrangiamenti».

Sei d’accordo con la classifica finale?

«Abbastanza. Già prima del Festival si diceva che la vittoria se la sarebbero contesa Annalisa ed Angelina ma, anche stavolta, Annalisa è “entrata papa ed è uscita cardinale”... Mi è spiaciuto non vedere più in alto i Santi Francesi, che sono cresciuti tantissimo rispetto alla loro vittoria a X Factor due anni fa».

Dal tuo punto di vista che festival è stato?

«Almeno la metà delle canzoni avevano più o meno la stessa base musicale, poco suonata in modo “tradizionale” e molto elettronica. Auspico che venga presto abbandonata la strana attitudine da parte di parecchi giovani artisti di troncare le vocali alla fine delle parole e di pronunciare le “A” al posto delle “O” e via dicendo. Si è sentito spesso l’utilizzo dell’autotune, che dovrebbe essere vietato almeno a Sanremo, e in qualche caso i testi erano cantati in modo incomprensibile. In molti poi hanno scelto la strada del tormentone poco impegnativo per le orecchie, a discapito di musica un po’ più articolata ma la tendenza è quella ormai da tempo. Trenta canzoni sono troppe, considerando il fatto che comunque lo spettacolo deve includere anche altri contributi, promozioni, ospiti e altro. Menzione speciale a Marco Mengoni, divertente ed autoironico, perfetto come co-conduttore. Chissà che non abbia un ruolo l’anno prossimo».

Cosa pensi delle polemiche sul voto finale?

«Non c’è Sanremo senza polemiche, però un artista che si esibisce davanti ad un pubblico deve saper accettare sia gli applausi che i fischi. In ogni caso, il sistema del televoto va senz’altro rivisto perché è stato dimostrato che i voti possono essere ben più di 5 a persona...».

Che giudizio dai su Amadeus, al suo quinto Festival?

«Un po’ sorprendente la decisione di cambiare il suo stesso regolamento, che imponeva l’utilizzo dell’italiano per la gran parte del testo delle canzoni, per permettere a Geolier di cantare integralmente in dialetto. Per il resto Amadeus ha rivoluzionato il festival con garbo e determinazione, è stato bravissimo, ha tenuto la barra dritta per tutto il tempo e, di anno in anno, ha rinnovato il pubblico mantenendo comunque alto l’interesse della platea ritenuta più abituale. Ecco, il vero vincitore è lui».

Pierangelo Pettenati

© Riproduzione riservata

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