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PARMACALCIO

Dennis Man, nel nome del padre. E della A

di Filiberto Molossi

19 Febbraio 2024, 03:01

C'è un uomo dietro al campione. Dietro al ragazzo che ha già segnato 10 gol (uno ogni due partite...), dietro al re del dribbling della B, dietro al numero 98 capace di scardinare qualsiasi difesa. C'è un uomo dietro SuperMan: è un ex calciatore, ma della B e della C romena, non uno da titoloni sui giornali. Suo padre. Dennis - decisivo anche sabato contro il Pisa (un gol, una traversa e una batteria mai scarica) - lo ripete sempre, a tutti, come fosse un mantra: se non c'era lui io non ero qui. Qui in vetta alla classifica, qui a giocarsi l'Europeo con la Romania, qui nel calcio vero, quello che più conta. Se non c'era lui, il signor Cristian. Che l'ha cresciuto alla scuola dura che forgia i migliori: pochi complimenti, molte rinunce. Roba che quando era piccolo se Dennis non giocava bene o aveva una giornata storta, suo padre era capace di stare tre giorni senza parlargli. Eppure. Eppure Cristian c'è sempre stato, come un'ombra, come uno scudo in grado di parare ogni colpo: anche adesso, che prima della partita lo incoraggia e appena finita lo chiama al telefono per dirgli «qui hai fatto bene, qui potevi fare meglio».

Il signor Man è sempre stato accanto a Dennis, che sin da bambino sognava di fare il calciatore: lo portava allo stadio, agli allenamenti, non gli ha mai fatto mancare la sua attenzione, la sua fiducia. Ha intuito da subito che Dennis aveva qualità non comuni: e non gli ha permesso di accontentarsi di diventare uno qualunque. Mai. Forse perché aveva capito molto prima del figlio il giocatore che avrebbe potuto essere. Nessuno lo conosce meglio di lui: nessuno sa quanto lui che Dennis prima di ogni match deve stare tranquillo, liberare la testa, stare bene psicologicamente ancora prima che fisicamente. Sembra una banalità, non la è: se vai in campo senza pensieri, la porta è più grande, il pallone tuo amico.

Cresciuto ad Arad, una piccola città, gioca in B in Romania, per poi arrivare nella capitale, a Bucarest, nella gloriosa Steaua: Man a quell'epoca è un ragazzino, ha appena 18 anni. Suo padre rinuncia a tutto per seguirlo e resta con lui tre anni. Il primo però è difficile: fa fatica ad ambientarsi, il livello è molto alto, gioca poco. Medita quasi di tornare indietro, ma è sempre suo padre a fargli cambiare idea, a pretendere che quel ragazzino in una squadra di uomini tenga duro. Vorrebbe mollare, ma Cristian non glielo permette. E ha ragione, ancora una volta.

Le cose cambiano, gioca di più, comincia a segnare. Poi nel gennaio 2021 un altro mondo: via dalla comfort-zone Romania, destinazione Parma. Non è un salto piccolo: l'attaccante trascorre un anno complesso, adattarsi non è semplice, non conosce una parola d'italiano, che invece adesso parla molto bene. Del Parma sa poco: se non qualche ricordo da bambino, quando i gialloblu trionfavano in Europa. Rispetto alla Romania, trova tanta tattica e allenamenti più duri. Deve abituarsi.

Poi però la ruota, ancora una volta, gira. Al Parma Man si sente importante da subito, sente di avere la fiducia di compagni e allenatore: e poi la città gli piace molto, si trova benissimo. Tanto che adesso quella stima Dennis la vuole ripagare. Il suo obiettivo principale, infatti, è riportare insieme ai suoi compagni il Parma in A: la serie maggiore che aveva appena fatto in tempo ad assaggiare (segnando anche due gol) tre anni fa, l'anno disgraziato finito con la retrocessione. Anche per questo ha sete di rivincita, sa di avere un conto aperto: vuole tornarci e dimostrare, anche in A , chi è davvero. Indossando la maglia più bella di tutte: quella crociata.

In tanti hanno parlato a sproposito: Man vuole essere ceduto, Man vuole andare via. Lui, l'esterno d'attacco che farebbe comodo a qualsiasi squadra, non ha mai detto niente del genere. Ha invece sempre lavorato duramente per il bene della squadra: a costo di fare anche il terzino, se gli veniva chiesto. Il fisico, piuttosto, non l'ha sempre aiutato: qualche infortunio negli anni scorsi ne ha limitato le potenzialità. Quest'anno però, la musica è diversa: sta bene, sente la fiducia di tutti, è più continuo. Gli piace più giocare a destra, ma si adatta anche a sinistra: e il ruolino recita 10 reti e 5 assist. Numeri da fenomeno che Dennis vuole confermare anche in A, magari insieme al connazionale Mihăilă, il suo grande amico Valentin, con cui si trova bene sia in campo che fuori. E che stima sia come persona che come calciatore.

La strada verso la promozione è ancora lunga, bisogna restare concentrati: ma rispetto agli anni scorsi, e di questo Man è certo, qualcosa è cambiato. Il Parma è più squadra, i giocatori sono più uniti, anche fuori dal campo: c'è un bel clima, insomma. E i risultati si vedono. Un Parma così, lo pensano in tanti, farebbe la sua figura anche in A: anche perché il numero 98 fa faville; la sua velocità fa la differenza, il suo fiuto del gol si è affinato. E allora Dennis resta sul pezzo: sa che la B è difficile, vede che contro il Parma tutti danno il massimo. Sa che c'è ancora molto da lavorare e da spingere. Ma ha fiducia che quest'anno la conclusione possa essere diversa: che ci possa essere un lieto fine. E' questo il suo sogno per il 2024: la promozione in A con il Parma per poi andare felice a giocarsi l'Europeo con la sua nazionale, la Romania.

Genio, corsa e determinazione: la t-shirt con un dipinto di Caravaggio sopra i pantaloni mimetici. Man è questo qui: appassionato di tatuaggi - ma non ne fa più da tre anni -, sulle braccia porta sempre con sé sua madre e suo fratello. La famiglia prima di tutto: è il suo porto sicuro. Poi pazienza se quando gioca sua madre lo guarda in una stanza e suo padre si chiude in un'altra: il calcio a casa Man è una cosa seria. Fidanzato con la stessa ragazza da 9-10 anni, dai tempi della B in Romania, Dennis è un ragazzo tranquillo: esce con gli amici, ma gli piace anche restare a casa, con la ragazza, o magari a guardare in tv le partite di calcio. Quello giocato dagli altri. Non segue altri sport: il pallone è il suo presente, ma potrebbe essere anche il suo futuro. In un domani, infatti, non esclude di diventare allenatore.

Non ha riti particolari, non è scaramantico: se vuoi proprio trovargli qualcosa entra sempre in campo con il piede destro. In fondo, dentro di lui, c'è ancora quel bambino che sognava di giocare nel Real o nel Barcellona. E che adesso è diventato il giovane campione che quando scatta non lo prende più nessuno. Va di fretta, Man: all'appuntamento con la A vuole arrivare puntuale.

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