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Il caso

Insegnante aggredita, i genitori: «I ragazzi non hanno tirato sassi alla prof. Non è una scuola per bulli»

Insegnante aggredita, i genitori: «I ragazzi non hanno tirato sassi alla prof. Non è una scuola per bulli»

di Mara Varoli

19 Febbraio 2024, 03:01

«Siamo indignati. La nostra non è una scuola per bulli». E' un genitore che parla a nome di tante altre famiglie con figli che frequentano l'istituto dove una prof sarebbe stata insultata e presa a sassate dai propri alunni.

Una storia ancora tutta da verificare. Che il sindacato Gilda degli insegnanti di Parma e Piacenza ha diffuso, dopo la denuncia presentata in questura dalla docente: «Siamo veramente indignati per come viene dipinta la scuola - continua il papà -. Per cui siamo tutti preoccupati, perché la nostra è invece una scuola molto attenta agli alunni, con genitori che si prendono le loro responsabilità in quei rari casi in cui sono capitati episodi un po' fuori dalle righe, così come avviene in tutte le scuole del mondo. E vorremmo sottolineare che non è vero che quel gruppo di ragazzi ha tirato un sasso mirando alla testa della professoressa. Nessuno l'ha inseguita. La nostra è una scuola che fa tanti progetti e dove ci sono insegnanti di qualità, che si fanno rispettare. E se qualcuno ha mancato di rispetto in passato sono stati presi provvedimenti pesanti».

Ma l'episodio nel quartiere Montanara è stato definito «gravissimo» dal Gilda, scatenato quando l'insegnante al suo rientro in classe avrebbe scoperto che i ragazzi stavano guardando un video musicale sulla lim. Da qui, sarebbero iniziati gli insulti: «Non ti hanno ancora licenziata testa di c...?», avrebbe detto un alunno, come riportato nella relazione sottoscritta dall'insegnante. Che avrebbe poi messo una nota sul registro di classe. Un provvedimento che per l'insegnante non sarebbe condiviso, in quanto per alcuni le note non avrebbero effetti educativi. L'episodio avrebbe avuto il suo apice quando un gruppo di studenti all'uscita avrebbe seguito la prof e avrebbe cercato di ferirla alla testa lanciandole un sasso. Non solo, un ragazzino avrebbe continuato a pedinarla, insultandola di nuovo. Nella denuncia fatta in questura, salta all'occhio anche che i ragazzini si vanterebbero di essere impunibili, dal momento che hanno meno di 14 anni. «Premettendo che non possiamo né vogliamo fare commenti nel merito dell’episodio specifico, nel rispetto della fase di indagini - spiega Benedetto Campione, coordinatore progetto «Educativa di strada» del centro giovani del Montanara - teniamo però a ricordare che in ogni quartiere di Parma, esistono presidi educativi radicati, organizzati e in stretta e costante sinergia con le scuole, i poli sociali e le reti associative. Queste sono tutte risorse e servizi di supporto educativo e psicologico attivabili nell’immediato, come auspichiamo sarà fatto per rispondere in modo deciso e compatto rispetto a quanto accaduto, tramite progetti di supporto educativo e psicologico, utilizzando anche gli spazi esistenti come il centro giovani Montanara o Villa Ghidini, servizi di counseling e iniziative culturali, ricreative e sportive che possono dare sfogo e canalizzare energie altrimenti represse e dirottate in azioni antisociali e devianti. Mai come ora è necessario avere una rete attiva e collaborativa locale e di quartiere che sappia individuare le situazioni di rischio, agire in un'ottica educativa e preventiva, offrire ai ragazzi opportunità ed esperienze di crescita personale e sociale. Anche con la scuola coinvolta nell’episodio, negli anni sono state realizzate tante collaborazioni, che ci hanno portato a lavorare con i ragazzi ed i docenti in spazi laboratoriali e di ascolto in cui vengono valorizzati punti di vista, vissuti, dubbi, interessi e capacità. La presenza degli stessi educatori nei centri giovani del quartiere, offre poi ai ragazzi continuità della relazione e punti di riferimento stabili a cui rivolgersi. Rispetto al livello politico locale, anche per la visibilità mediatica che l’episodio ha raggiunto, siamo certi che si incaricherà di un ruolo di monitoraggio attivo rispetto all’accertamento dei fatti, moderando tra la scuola, la docente coinvolta, gli studenti e le loro famiglie. Pensando infine a progetti esistenti e percorsi educativi ad hoc, un approccio educativo serio deve prendersi del tempo per un’azione ad ampio respiro che a partire dagli esiti delle indagini e appurate le effettive dinamiche e relative responsabilità, strutturi dei percorsi ritagliati a misura per i giovani coinvolti. Il nostro territorio offre tantissime opportunità a ogni livello per i giovani, anche in ottica formativa e lavorativa. Siamo convinti sia necessario offrire ai giovani un accesso più facile e mediato da noi educatori a opportunità significative che li facciano sentire parte integrante della comunità di loro appartenenza. Occorre saper stare con i ragazzi e condividerne le loro emotività, a maggior ragione in un periodo storico di grandi incertezze e sfiducia verso un mondo adulto, sempre meno capace di ascoltare, comprendere e di agire in modo autorevole e credibile, imparando anche a saper accettare le provocazioni e partire da quelle per costruire fiducia e rispetto reciproci».

Mara Varoli

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