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Intervista

Corrado Abbati: «Dopo il Covid, è tornata la voglia di operetta. E quest'anno ci spostiamo a Teatro Due»

Corrado Abbati: «Dopo il Covid, è tornata la voglia di operetta. E quest'anno ci spostiamo a Teatro Due»

di Giulio A. Bocchi

19 Marzo 2024, 03:01

La Compagnia Corrado Abbati torna ad esibirsi per il pubblico di Parma con «Il paese dei campanelli», sabato 23 marzo alle 20.30 e domenica 24 alle 16. Quindi con «Al cavallino bianco», il 6 aprile alle 20.30 e il 7 alle 16.

La novità sarà la location, per la prima volta sarete al Teatro Due e non più all'Auditorium Paganini.

«È una novità a me gradita – spiega Corrado Abbati – perché è un teatro. Al Paganini siamo stati tanti anni e siamo stati benissimo, ma un teatro ha altre caratteristiche».

Fondali e quinte?

«Sì, ma anche delle “americane” per fare le luci. Abbiamo iniziato questa collaborazione con la Fondazione Teatro Due e siamo molto contenti: dobbiamo informare bene il pubblico perché non sono cambiamenti automatici e le persone tornano di solito dove erano abituate ad andare».

I titoli saranno quelli presentati al Regio per gli scorsi due capodanni...

«Il pubblico dell’ultimo dell’anno è un pubblico completamente diverso da quello che si incontra durante tutta la tournée. Qualche appassionato dell’operetta viene sempre, ma è quasi in minoranza. Anche lo spettacolo diventa diverso, dovendo aspettare la mezzanotte: si fa il countdown e poi si fa ballare la gente per una mezz’oretta. In questo caso gli spettatori si troveranno l’operetta come deve essere nella sua esposizione. Nei miei spettacoli non faccio mai finta che non ci sia il pubblico e cerco di instaurare un clima nel quale siamo degli amici con una forte complicità».

Ogni recita ha qualche differenza, ma in questo caso, rispetto a quelle di San Silvestro, saranno più rilevanti?

«Esatto, oltre al fatto che gli interpreti non saranno gli stessi, questi spettacoli saranno pensati espressamente per il pubblico appassionato di operetta che non è propriamente lo stesso di Capodanno».

Per quello che riguarda il mondo dell’operetta in generale, che differenze ci sono rispetto al mondo pre-2020?

«Prima sembrava tutto normale, il pubblico dell’operetta è sempre venuto e non ci sono mai stati problemi di questo tipo. Successivamente per un paio di anni abbiamo avuto delle difficoltà, come le ha avute tutto il mondo del teatro, e la gente con la mascherina non veniva. Sembrava che fosse quasi “colpa” del nostro pubblico, secondo alcuni un po’ “agé”, ma non è vero: dopo due anni di sofferenza, finite le limitazioni, il Covid si è un po’ perso come pensiero e adesso si trova veramente tanto pubblico. Abbiamo appena fatto due tutto-esaurito al Teatro Fraschini di Pavia e un altro a Brescia. Non è l’età del pubblico il problema: se fosse così allora forse o si è “rigenerato” oppure c’è un’età in cui qualcuno decide che sia arrivato il momento di andare a vedere l’operetta. In effetti neanche il teatro lirico è frequentato prevalentemente da ragazzini...».

I biglietti si possono acquistare anche sul sito di Teatro Due.

Giulio A. Bocchi

© Riproduzione riservata

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