ADDIO AI CCV
È ormai in dirittura d’arrivo il nuovo regolamento degli strumenti di partecipazione del Comune di Parma. Il testo presentato dall’assessora Daria Jacopozzi in commissione consiliare, che l’Amministrazione ritiene ormai nella sua veste definitiva, prelude ad una vera e propria rivoluzione degli istituti di partecipazione.
Spariscono i Ccv (Consigli dei cittadini volontari) eletti direttamente dai cittadini all’epoca dell’Amministrazione Pizzarotti. Al loro posto arriveranno i Laboratori di quartiere, uno per ciascuno degli 11 quartieri, composti da cittadini volontari iscritti in un apposito albo. Ma saranno solo il principale di una serie di strumenti messi in campo per avvicinare i cittadini al governo della cosa pubblica: «Ci siamo proposti - ha spiegato Jacopozzi - di risolvere due problematiche che si sono manifestate nelle esperienze precedenti: il rischio di isolamento dei Ccv (esito anche di una bassissima partecipazione alle elezioni dirette online) e le difficoltà di rapporto con i cittadini e dialogo con l’Amministrazione». Da qui il testo del regolamento che in commissione ha ottenuto il pieno assenso dei consiglieri di maggioranza, mentre gli accenti critici dell’opposizione fanno prevedere un voto tutt’altro che unanime in aula consiliare, complicato dalla necessità di farlo precedere da alcune modifiche allo Statuto comunale.
Per entrare nell’albo dei Laboratori di quartiere (cuore della riforma) i cittadini interessati, residenti o domiciliati nel quartiere in età sopra i 16 anni, dovranno presentare 25 firme a sostegno della candidatura, ma per quelli provenienti dai Ccv basterà una semplice richiesta. I Laboratori nomineranno al loro interno dai 2 ai 5 referenti, e 2 di loro potranno agire sulla piattaforma digitale che conterrà tutte le notizie dell’attività per dare ai Laboratori la visibilità mancata in passato. Le sedute saranno pubbliche e la partecipazione attiva è assicurata alle realtà associative presenti sul territorio. Altra riforma importante è quella sui referendum: per quelli consultivi e propositivi basteranno 5000 firme, mentre per quelli abrogativi ne serviranno addirittura 10.000. Per la validità servirà il quorum del 50% degli aventi diritto al voto. Altri istituti di partecipazione previsti dal regolamento sono i laboratori tematici (temporanei), le consultazioni pubbliche (messe in atto dall’Amministrazione) e le petizioni dei cittadini, che dovranno essere sostenute da 1000 firme per essere prese in considerazione. Ci sono poi gli strumenti di cittadinanza attiva: il processo partecipativo su temi specifici promosso dall’Amministrazione o richiesto da 150 cittadini, e il bilancio partecipativo (questa non è una novità), con l’assegnazione di un budget per l’attuazione di progetti di quartiere, che porrà particolare attenzione al coinvolgimento dei giovani. Ora la parola passerà al consiglio comunale. Intanto, insieme al consenso della maggioranza, sono arrivate le prime critiche dell’opposizione per bocca di Maria Federica Ubaldi, che ha lamentato la sparizione del sistema elettivo, la poca chiarezza sui Laboratori, l’accesso problematico alla piattaforma informatica e la macchinosità di un sistema che «sembra molto nebuloso e segna un passo indietro».
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