Intervista
Il contesto difficile degli ultimi anni non ha fermato la crescita. Il gruppo Parmacotto supera oggi i 150 milioni di fatturato, triplicato dal 2015, grazie all'espansione continua sui mercati esteri e agli investimenti in ricerca e innovazione.
«Dopo la pandemia anche nel biennio 2022-2023, tra guerre, inflazione, costi della materia prima, abbiamo mantenuto fede al nostro progetto - spiega Andrea Schivazappa, ceo di Parmacotto Group -. Sono stati anni complicati, ma abbiamo continuato a lavorare per crescere sui mercati internazionali e anche sulla riorganizzazione interna con un massiccio processo di digitalizzazione. Nel 2024 ci troviamo a parlare di prospettive e numeri molto positivi e stiamo avviando nuovi progetti. Quest'anno il valore dell'export sarà di circa il 30% del fatturato totale, con una proiezione al 50% nel 2025».
A proposito di novità, è nato a Lugano il primo format retail «Parmacotto Selection». Con quali modalità e obiettivi?
«Lo consideriamo un fiore all'occhiello come approccio a un mercato estero, per la giusta scelta dei partner locali, il giusto mix di comunicazione del brand attraverso i canali più appropriati: un lavoro propedeutico per posizionarci al meglio dopo aver compreso le prerogative dei clienti e dei consumatori. È un concept store, in partnership con la catena di grandi magazzini svizzeri Manor, un punto vendita di panini della nostra tradizione (salumi prodotti da maiale nero) in versione grab&go, con l'obiettivo fermo di essere ambasciatori del nostro territorio. La selezione è stata realizzata appositamente per questi store e i primi riscontri sono molto positivi».
C'è l'intenzione di aprire in altre aree?
Stiamo sperimentando a Lugano per capire l'assetto migliore, in termini di dimensioni, di offerta, di servizio al cliente. È un format semplice, giovane, ora stiamo studiando altri servizi che potremmo aggiungere a cominciare dalle vendite online. L'intenzione è di replicare in altre aree in Svizzera, ma anche altrove, a cominciare da Londra e in Italia».
Gli Stati Uniti sono il primo mercato estero per Parmacotto, un business che vale 30 milioni di euro. Come vi state muovendo oltreoceano?
«È un mercato eccezionale, che cresce a doppia cifra tutti gli anni. E' molto importante essere presenti nel mondo dei retailer e dei food service e imparare a dialogare con loro. Nei mesi scorsi abbiamo acquisito un'azienda a Boston specializzata nella produzione di salami. Questi prodotti di alta salumeria locale, ci aiuteranno a comprendere i gusti e le abitudini dei consumatori per poi introdurre i nostri prodotti. A Boston abbiamo avuto feedback positivi in termini di qualità del prodotto e soprattutto dei processi di produzione, del servizio e della selezione di materie prime. Si è instaurato un bello scambio anche a livello di tecnologie».
Altro mercato importante è il Giappone...
«È un mercato complicato ma con grandi prospettive. Siamo il primo stabilimento di prodotti cotti derivanti da carne suina, ad aver ottenuto di nuovo la certificazione per esportare in Giappone dopo l'embargo degli anni scorsi. L'export è dunque ripartito. Il mercato dei cotti è più di nicchia, rispetto ai prodotti stagionati, ma ci sono buone prospettive. Gli interlocutori sono molto qualificati e conoscono bene la qualità dei prodotti. Oggi abbiamo sigillato il primo cargo che partirà nei prossimi giorni. Il Giappone è stato un banco di prova, ci siamo resi conto della maturità della nostra organizzazione, che si è dimostrata preparata sia in fase iniziale di certificazione, sia nella gestione di clienti complicati con dinamiche e procedure difficilissime. Ora c'è tanto da fare, ci sono 20mila ristoranti italiani e molte opportunità da cogliere a cominciare dal format grab&go».
Per competere serve innovazione continua. Su cosa puntate?
«Cerchiamo di investire risorse importanti in ricerca e sviluppo, dedicandole in particolare alla sostenibilità. La prima vaschetta “eco-pack 100% conferibile nella carta” è nata dalla nostra ricerca, ora stiamo ampliando la gamma per utilizzarla sempre di più. Altro filone è la ricerca per rendere sempre più naturali i prodotti e ormai tutti i nostri lo sono. Infine abbiamo lanciato, di recente, una novità: il prosciutto di vitello. È molto versatile, può essere utilizzato come secondo piatto o semplicemente in un panino, la caratteristica più importante è che ha solo l'1,5% di sale e quindi molto sano. Nella nostra attività di diversificazione, abbiamo sempre cercato di proporre prodotti della tradizione, siamo un brand del territorio che vuol far conoscere la propria qualità, professionalità e credibilità».
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