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Il ricordo

«Bertazzoni, ambasciatore del genio del Made in Italy»

«Bertazzoni, ambasciatore del genio del Made in Italy»

di Domenico Cacopardo

02 Aprile 2024, 03:01

Che diremo stanotte all’amico che dorme? // La parola più tenue ci sale alle labbra // dalla pena più atroce. // Guarderemo l’amico, // le sue inutili labbra che non dicono nulla, // parleremo sommesso. // La notte avrà il volto // Dell’antico dolore che riemerge ogni sera // impassibile e vivo. // Il remoto silenzio soffrirà come un’anima // muto, nel buio. // Parleremo alla notte che fiata sommessa. // Udiremo gli istanti stillare nel buio // Al di là delle cose, nell’ansia dell’alba, // che verrà d’improvviso incidendo le cose // contro il morto silenzio. // L’inutile luce svelerà il volto assorto // del giorno. Gli istanti taceranno. // E le cose parleranno sommesso.
Cesare Pavese, «All'amico che dorme» (Poesie edite e inedite a cura di Italo Calvino, Torino 1967)

Domenica 31 marzo, Pasqua 2024, mi è tornata alla mente questa poesia di Cesare Pavese, poeta amato, qualche ora dopo avere appreso della morte di Roberto Bertazzoni, avvenuta nella tarda serata precedente. Perché Roberto è stato un amico vero, conosciuto negli anni dalla tarda maturità, quando nel 2005 sono tornato a vivere a Parma e come tale intendo ricordarlo.

Un rapporto personale, rispetto al quale il suo successo imprenditoriale, la Smeg, era qualcosa di naturalmente presente, ma sostanzialmente estraneo al rapporto tra due persone che, dopo avere fatto conoscenza, avevano preso a confrontarsi su tutto, a partire dalle loro esperienze disparate e purtuttavia concomitanti.

Sì concomitanti nei giudizi dei fatti che sono accaduti in questo Paese negli ultimi 50 anni almeno, nelle opinioni sui personaggi che avevamo entrambi incontrato e pesato, nelle valutazioni sull’attualità inattesa e drammatica, nel pessimismo sulle classi dirigenti, in lui venato, peraltro, da una sottile vena di fiducia che era la spirituale manifestazione del suo essere credente. Sottile non perché fosse debole, ma perché costituiva il sottofondo mai sbandierato di una moralità sostanziale.

Tante le cose che ci hanno unito e, fra esse, il rifiuto delle correnti ipocrisie, del conformismo diffuso, delle elusioni dei fatti importanti che andavano accadendo. Roberto Bertazzoni è stato un grande imprenditore, capace di innovare e di rinnovare.

Il ricorso a due grandi architetti, Guido Canali e Renzo Piano che hanno contribuito con la loro creatività a donare ai prodotti della sua Smeg una allure speciale che li distingueva da tutti gli altri prodotti sul mercato, il puntare sulla qualità come elemento identificativo degli stessi hanno fatto sì che la sua azienda di elettrodomestici non finisse nel calderone dei rimpianti nazionali, ma rimanesse presente, attiva e riconoscibile nei mercati internazionali.

Era un piacere, per me, passeggiare per Lincoln road a Miami e scorgere puntualmente nelle vetrine di William-Sonoma, una delle più importanti e qualitative catene di prodotti per la casa, le ultime novità Smeg, poste in modo da attirare l’attenzione dei passanti.

Un biglietto da visita. Italiano.

Un uomo generoso e non solo sotto il profilo caritatevole - di cui non parlava e non parlerò, trattandosi di attività che attengono al foro interno di ciascuno di noi - ma sotto il profilo dei rapporti personali nei quali donava a piene mani i frutti della sua vasta esperienza nel mondo finanziario, industriale, sociale.

E una visione della vita e del lavoro che a ragione lo può inserire tra i migliori uomini di quel capitalismo etico, calvinista, che fece grandi alcune istituzioni storiche come, per esempio, la Banca commerciale italiana. Del resto, la sua personalità non altro lo condusse nei consigli di amministrazione di Mediobanca, del Credito Italiano e dell’Rcs, complessivamente il salotto buono dell’economia nazionale, quello in cui si adottavano decisioni capaci di influenzare il corso delle cose indirizzandolo secondo l’«interesse nazionale» un binomio cui si ricorre troppo spesso oggi, senza conoscerne i fondamentali.

Una visione dell’attualità fondata sull’essere italiano, sull’amare cioè la Patria e sul difendere tutto ciò che decenni di iniziativa privata e di lavoro duro di maestranze appassionate hanno creato. Un patrimonio da tutelare e non da dissipare e che la sua nomina a cavaliere del lavoro (1993) addita all’apprezzamento generale.

Dunque, «Che diremo stanotte all’amico che dorme? La parola più tenue ci sale alle labbra dalla pena più atroce. Guarderemo l’amico, le sue inutili labbra che non dicono nulla, parleremo sommesso...» mentre nella mente ci torneranno tutte le cose di cui ci ha detto e insegnato. Con pacatezza, passione e onestà.

Grazie, Roberto e grazie Maria Rita compagna indispensabile della tua vita.

Domenico Cacopardo

www.cacopardo.it

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