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Tribunale

Condannato il broker infedele e smemorato

Condannato il broker infedele e smemorato

di Roberto Longoni

24 Aprile 2024, 03:01

Sommando le cifre truffate solo agli investitori che l'hanno denunciato si sfiora il mezzo milione. Poi, si dice con una certa insistenza, che ci siano i più, i gabbati e muti, quelli che hanno preferito tacere o perché i soldi da trasformare in fondi erano in nero o perché sicuri che quelli persi non sarebbero comunque mai tornati indietro. Quanto denaro sia sparito nei molteplici raggiri forse non lo sa nemmeno il promotore finanziario finito sotto processo, dopo essere stato sospeso dalla Consob nel novembre del 2018. O deve averlo dimenticato per cause di forza maggiore. Ieri il 66enne è stato condannato a tre anni e mezzo dal giudice Alessandro Conti: sei mesi in meno di quanto richiesto dal pm Laila Papotti.

Quasi di certo poco sarebbe cambiato per lui: la sua pena, il promotore finanziario infedele la sta scontando da cinque anni, ricoverato com'è in una casa di cura a causa di una grave malattia. In un primo tempo, qualcuno - forse più scottato di altri - aveva avanzato il sospetto che pure questa patologia fosse una truffa, per evitare di rivelare dove fosse sparito il maltolto. Ma più passano gli anni e più viene da credere che sia vera, che in realtà sia una sorta di karma per quanto commesso dal broker.

In questa vicenda, che ha avuto il suo culmine tra il 2016 e il 2018, anche i risparmiatori hanno avuto la loro condanna. C'è il commerciante che ci ha rimesso 40mila euro prima e poi altri 22mila, attratto da un «premio fedeltà» di 620 euro. Un'altra malcapitata, dal 2017 al 2018 consegnò al promotore 103.345 euro, mentre un risparmiatore ai 40mila investiti in un primo tempo ne aggiunse altri 10mila in una seconda tranche: andavano così bene, perché limitarsi? C'è il pensionato che ci ha perso 123mila euro, e poi l'impiegata che, venuta in possesso di una somma di tutto rispetto e finito di ristrutturare una casa, decise di «mettere a frutto» i 151mila euro restanti proprio con il consulente che da 30 anni e senza mai sgarrare di un centesimo gestiva il patrimonio dei suoceri.C'è il suo ex compagno, che a disposizione (per sua fortuna, verrebbe da dire) aveva solo 25mila euro. Proprio la cifra minima per quei fondi «miracolosi», stando al promotore che sapeva di quanto disponesse l'interlocutore. Per l'ex compagna, che da investire aveva 151mila euro, il limite guarda caso era a 150mila. Lei sperava che fruttassero, quei soldi: ci avrebbe voluto pagare l'università del figlio, e pazienza se non avessero mantenuto gli interessi promessi, ossia tra il 6 e il 16 per cento.

Denaro finito in fumo, scottature nell'esperienza dei truffati. Tutti avevano un rapporto di fiducia con il consulente (tanto da firmargli anche deleghe in bianco). Legami più forte del sospetto che poteva nascere vedendo attraverso l'home banking che quei fondi non figuravano nel proprio portafogli. Davano la colpa alla propria scarsa abilità di esploratori del web, i truffati: c'erano le ricevute con la carta intestata di Carmignac o della Edmond De Rotschild con tanto di cifra investita e di grafico a testimoniare continue mirabili crescite.

Tutto fasullo, frutto di incantesimi da computer. Un castello di sogni che reggeva fino a quando di quei soldi l'investitore non aveva bisogno. I 151mila dell'impiegata servirono per placare l'ira del marito di una dottoressa che voleva indietro quanto investito. La somma fu restituita per evitare la denuncia. Ma dove siano finiti tutti gli altri investimenti nessuno lo sa. A questo punto, quasi di certo, nemmeno chi li ha fatti sparire.

Roberto Longoni

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