INTERVISTA
Si è chiusa ieri un'edizione da record di Cibus, con 32mila presenze nella giornata di mercoledì e 28 mila in quella di giovedì, stand superaffollati di operatori del settore e una folta partecipazione di visitatori professionali arrivati dall'estero e oltre 75mila visitatori complessivi, nella stragrande maggioranza professionali.
Un'edizione che da un lato ha evidenziato una macchina organizzativa perfetta all'interno del quartiere fieristico, con servizi funzionali e funzionanti, ma dall'altro ha ancora una volta messo in luce evidenti carenze nell'accessibilità al Salone, acuite anche da un'organizzazione viabilistica predisposta dal Comune che a voler essere buoni è stata carente.
A fare il punto della situazione sul presente e il futuro di Cibus, la cui prossima edizione si terrà fra tre anni, dal 4 al 7 maggio del 2027, è l'Amministratore Delegato della Fiera Antonio Cellie.
«Il successo di questa edizione di Cibus, con un + 25% di visitatori rispetto al 2022, è stato evidente e ha messo in mostra come questa fiera sia un momento di incontro fondamentale per gli operatori del settore alimentare. A questo ha contribuito un piano di grande incoming nonostante il taglio nazionale delle risorse a disposizione di Ice, la scarsa ricettività di Parma e l'incremento dei costi di viaggi; il nostro Cda ci ha dato carta bianca per soddisfare e supportare i nostri espositori attraverso la generazione di una audience di qualità, proveniente da tutto il mondo, cresciuta del 30%. Questo successo è stato reso possibile anche dal fatto che la nostra reputazione è cresciuta costantemente con gli eventi organizzati dal periodo Covid a oggi e dal fatto che le fiere sono diventate un'occasione quasi unica per ritrovarsi in presenza».
Il punto debole però è stata la difficoltà di arrivare alla Fiera.
«Non possiamo portare qui il “mondo” se poi non riesce a arrivare o alloggiare. Se Cibus Parma vuole continuare ad avere una manifestazione di questo livello deve essere all'altezza dal punto di vista infrastrutturale, o almeno come soluzioni viabilistiche”.
Quali sono le priorità che individuate a questo punto per adeguare il contorno a quello che è diventato Cibus?
«Un sistema continuativo di navette dalla fermata dell'alta velocità Mediopadana alle Fiere e dalla stazione di Parma al fine di incentivare più persone possibili a utilizzare i mezzi pubblici al posto dell'auto. Poi c'è la famosa rotatoria all'uscita dell'autostrada A1, un progetto su cui stiamo lavorando da anni. Devo dire che questa Amministrazione comunale ha finalmente recepito la nostra proposta rispetto alla quale ci siamo anche resi disponibili a gestirlo in project sgravando l’Amministrazione da tutti gli oneri operativi-esecutivi nonché una parte dei costi. Le endemiche carenze infrastrutturali possono essere, almeno in parte, risolte attraverso una gestione preventiva dei temi viabilistici. Sulla ricettività, che purtroppo è insufficiente durante Cibus, ci rendiamo conto come sia un problema di difficile soluzione perché non si può costruire un albergo per una fiera biennale. Occorre quindi promuovere e mettere a sistema la ricettività temporanea e diffusa per calmierare il gap».
La prossima edizione di Cibus ci sarà fra 3 anni. Cosa accadrà in questo periodo?
«A ottobre 2025 si terrà un grande forum che organizzeremo, come suggerito dal nostro presidente Franco Mosconi, anche per celebrare i 40 anni di Cibus. Quanto all'edizione nel 2027, di fatto potremmo riempire di espositori due nuovi padiglioni che abbiamo il permesso di costruire e realizzeremo se il piano industriale sarà approvato dal Cda. Così come è nostra intenzione risolvere definitivamente il problema del parcheggio incompiuto dell’area ex-mall confinante a est acquisendolo e finendolo, sempre se avrà costi compatibili. Penso inoltre alle potenzialità dell'aeroporto: se finalmente trovasse uno sviluppo con la nuova proprietà, che ho avuto modo di incontrare durante Cibus insieme a Guido Dalla Rosa Prati, si potrebbe pensare a voli charter da alcune geografie europee come Germania, Francia, Spagna, Balcani. Dopo due anni di fiera internazionale a Milano l'incoming potrà migliorare ulteriormente per un salto qualitativo a favore del Made In Italy Alimentare, ma occorre mettere mano e risolvere le criticità infrastrutturali, viabilistiche e ricettive».
Se questo venisse realizzato, quale sarebbe il futuro di Cibus e delle Fiere?
«La società a fine 2024 disporrà della liquidità sufficiente per investire sia su nuovi eventi sia nel quartiere per dotarlo di nuovi spazi espositivi. Il mio sogno è poter fare un Cibus 2027 in cui, capitalizzando le risorse generate, la posizione finanziaria netta, le competenze del nostro team, la reputazione internazionale, riusciremo a migliorarci ulteriormente ed essere in grado – spostando TuttFood in autunno dal 2028 – di tornare all’annualità come avviene per altre fiere iconiche del Made in Italy quali Vinitaly e Salone del Mobile. Le fiere, nel mondo della diluizione digitale, si confermano un momento centrale di incontro in presenza purché abbiano un ruolo immersivo e ricreativo nel territorio e noi a Parma siamo capaci di farlo. Anche ogni anno. Il progetto già nel 2027 è creare un contesto – in città e provincia - per cui il buyer che arriva per lavoro possa godere di un’esperienza turistico-professionale diffusa».
Cibus è dunque destinato a trasformarsi ancora?
«Per Cibus – conclude Cellie – la vera sfida inizia adesso. L’abbiamo difeso negli ultimi 15 anni con le unghie e i denti, soprattutto grazie al supporto economico di Crédit Agricole Italia guidata da Giampiero Maioli, il cui sostegno è stato decisivo anche nell’operazione avviata a luglio 2020 che ha dato una prospettiva nuova a Cibus integrando Tuttofood. Oggi abbiamo messo in sicurezza la nostra Fiera anche grazie ad un accordo strategico con il leader Anuga/Colonia, deteniamo il governo del settore in Italia, abbiamo il supporto di Governo, Regione e delle Amministrazioni locali. Se avremo anche il contesto giusto Cibus e le Fiere di Parma potranno continuare a crescere per il bene di tutto il territorio».
Gian Luca Zurlini
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