Due anni all'ex presidente del Movimento Nuovi Consumatori
Restano l'appropriazione indebita e il furto, resta la pena a due anni di reclusione. E si aggiunge l'obbligo a rifondere alla parte civile le spese processuali.
Questa la decisione presa dalla corte d'Appello di Bologna che nelle scorse ore ha confermato la condanna per Filippo Greci, l’ex presidente del Movimento Nuovi Consumatori accusato di essersi intascato 290mila euro della associazione.
Greci, che ha già dichiarato di voler ricorrere in Cassazione, è accusato di essersi appropriato, nel periodo compreso tra il gennaio 2014 e giugno 2017, di oltre 160mila euro depositati sul conto del Movimento «utilizzandoli per scopi personali o facendoli confluire - a mezzo bonifico - sui conti correnti personali» oltre che di avere trattenuto altri 131mila euro provenienti dai contributi degli associati senza averli mai versati nel conto della associazione o inseriti nella contabilità.
La condanna per furto, invece, sarebbe legata al fatto che, secondo quanto sostenuto dall'accusa, lo stesso Greci avrebbe fatto sparire parte dei documenti dell'associazione, per nascondere le prove di quanto sottratto.
«Per le motivazioni dovremo attendere sessanta giorni ma siamo soddisfatti della sentenza - ha dichiarato l'avvocato Silvia Dodi che rappresenta l'associazione. - La Corte d'appello ha confermato anche la provisionale di 100mila euro».
Durante l'inchiesta a carico Greci, che nel 2017 aveva anche preso parte alla campagna elettorale per l'elezione del sindaco presentando una propria lista, gli investigatori avevano riscontrato una lunga serie di spese effettuate con i soldi della associazione e anche bonifici in favore della moglie e prelievi in contanti.
«Le cose non sono andate così ma purtroppo anche in appello, cosi come in primo grado, non mi è stata data la possibilità di dimostrarlo - ha replicato Greci dopo la sentenza. - I miei testimoni e soprattutto i documenti che dimostrano la regolarità di tutti i miei comportamenti non sono stati sentiti e accettati per cui proseguirò la mia battaglia: anche se fino ad ora si è trattato di una battaglia in cui non mi sono state fornite le armi adeguate, non mi è stato garantito il giusto processo.. Nonostante questo continuo ad avere fiducia nella giustizia: la mia vicenda l'ho raccontata in un libro che ho scritto e che verrà pubblicato a breve».
Per leggere il finale, però, occorrerà attendere la prossima sentenza.
Luca Pelagatti
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