OMICIDIO DI VIA MARX
Il senso di naufragio di Giorgio Miodini negli ultimi giorni. E quei segnali d'allarme prima di uccidere la moglie Silvana Bagatti. Amici e parenti che ora si sentono in colpa per non aver compreso quali fantasmi stessero crescendo dentro di lui per la grave depressione della moglie. O quale progetto stesse maturando. Il fucile da caccia con cui ha sparato mercoledì mattina alla moglie mentre dormiva non era stato denunciato, ma ora spunta anche un coltello, un comune utensile da cucina, trovato sotto il cuscino di Miodini. E poi quei 10mila euro scovati in casa. Ma - soprattutto - le parole pronunciate a vicini e conoscenti: «Ti saluto oggi, perché non so se avrò un'altra occasione per farlo», aveva detto a un amico il giorno prima del dramma.
Lo sfogo di un uomo esasperato o un piano che stava per essere organizzato? Una differenza abissale. Il discrimine tra un omicidio premeditato e un delitto esploso in pochi attimi. Il gip Sara Micucci, dopo l'interrogatorio di venerdì, ha ritenuto non ci fossero - fino a quel momento - basi sufficienti per avallare la premeditazione. Eppure, per gli inquirenti, ci sono ancora molti punti interrogativi. Elementi che hanno portato il pm Paola Dal Monte a contestare l'aggravante da ergastolo, oltre ovviamente a quella del coniugio, che da sola significa il massimo della pena, al netto di eventuali attenuanti.
Un interrogatorio serrato, quello di venerdì. Miodini, 76 anni come la moglie, è parso lucido, pronto a rispondere a ogni domanda di giudice e pubblico ministero. Il coltello sotto il cuscino a fianco di quello di Silvana? «Lo tenevo per paura dei ladri, perché ci sono già stati diversi furti», ha risposto. Aveva già in casa un fucile, eppure dormiva con una lama sotto la federa: è una delle perplessità degli inquirenti, oltre al fatto che pare quantomeno bizzarro pensare di poter difendersi con un coltello da cucina da qualcuno che fa irruzione in casa. In ogni caso, gli investigatori verificheranno se nel condominio o nella zona ci sono stati recentemente vari furti.
Miodini ha parlato anche del fucile da caccia che ha appoggiato sulle coperte. Un unico colpo a bruciapelo nel ventre di Silvana. Certo, non aveva denunciato l'arma, tuttavia ha spiegato che si trattava di un'«eredità» di famiglia, un vecchio arnese passato prima a suo padre e che lui avrebbe fatto entrare nella casa di via Marx nel 2003. Ricostruzioni che verranno verificate, soprattutto grazie a una consulenza balistica che la procura ha affidato al Ris. Poche indicazioni, invece, Miodini ha saputo fornire sull'altra arma, anche quello un fucile da caccia ma regolarmente denunciato. Tuttavia sparito. «Ha spiegato che se ne era disfatto diverso tempo fa, però non ricorda i passaggi», sottolinea il difensore Federica Ceresini.
Un certo sconcerto, poi, avevano suscitato le banconote trovate nell'appartamento: 10mila euro finiti sotto sequestro. Anche in questo caso Miodini ha dato la sua spiegazione: «Sono abituato a tenere contanti in casa, per affrontare eventuali spese».
Ma sono quelle parole inquietanti rivolte agli amici. I saluti del giorno prima che suonano, a posteriori, come un addio. O ancora: «Questa non è vita, vorrei scomparire o morire. Sono esaurito, non ce la faccio più. Non so come farò ad andare avanti». Affermazioni che potrebbero far pensare a una pianificazione dell'omicidio, anche se Miodini si è giustificato così: «Quando ho detto “ti saluto oggi, perché non so se avrò un'altra occasione per farlo”, volevo dire, data l'età, “non so se verrò prima io al tuo funerale, o tu al mio”».
Una depressione che avrebbe devastato Silvana da un tempo lunghissimo. Sfibrando anche lui, sempre al suo fianco, soprattutto da quando era in pensione, dopo aver lavorato come tassista. Eppure, solo negli ultimi giorni si era rivolto all'Ausl, ma né lui né la moglie erano in carico ai servizi. Perché non chiedere prima un supporto, se è vero che Silvana era sprofondata in quell'abisso da anni peggiorando sempre più? E' la domanda che si fanno gli inquirenti. Convinti che ci siano ancora molte zone d'ombra da chiarire.
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