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LA TESTIMONIANZA

Aggredita e rapinata in via Cantelli: «Ho visto nei loro occhi la cattiveria»

Aggredita e rapinata in via Cantelli: «Ho visto nei loro occhi la cattiveria»

di Gian Luca Zurlini

27 Maggio 2024, 03:01

«Di loro mi ricordo lo sguardo pieno di cattiveria: no, non erano degli sbandati, ma persone che volevano fare esattamente quello che hanno fatto». A parlare è la donna 59enne aggredita burtalmente e rapinata della collanina che portava al collo venerdì pomeriggio in via Cantelli appena uscita dall'ufficio.

Ha deciso di parlare e portare la tua testimonianza, dopo che lo aveva già fatto il marito, per due motivi: «Perché è giusto che non passi sotto silenzio un episodio grave di violenza gratuita come questa, ma anche perché voglio ringraziare le persone che si sono prodigate per aiutarmi subito dopo che avevo subito la rapina e sono accorse alle mie urla dispetate e le forze dell'ordine per la gentilezza e la disponibilità dimostrate nei miei confronti».

Il momento della rapina

Nella sua memoria è ancora presente il momento dell'aggressione: «Ho visto quei due giovani, di origine nordafricana, che mi venivano incontro e mi fissavano. Ma non ho avuto neppure il tempo di provare a fuggire che mi sono arrivati addosso e mi hanno spinto cercando di strapparmi la collanina che portavo al collo. Visto che non ci sono riusciti al primo tentativo, mi hanno buttato a terra e si sono chinati per strapparmela via. Ed è soprattutto questo che mi ha colpito, tanto che mi è rimasto impresso il loro sguardo gelido, pieno di cattiveria». Tutto questo «per una catenina che aveva per me un valore affettivo ma non certo di grande valore commerciale».

«Grazie a tutti»

Dopo avere incontrato la brutalità dei due aggressori, la signora ci tiene però a sottolineare anche quello che è successo subito dopo. «In un momento in cui spesso si scrive delle cose che non funzionano e in cui sembra che l'indifferenza sia diventata la migliore arma di autodifesa, ritengo doveroso ringraziare tutti quelli che sono invece intervenuti in mio soccorso non appena hanno sentito le mie grida di aiuto. Ringrazio poi tutti gli agenti di polizia che sono intervenuti con prontezza e gentilezza e so che stanno conducendo le indagini con estremo interesse e professionalità dopo che mi hanno convinto, giustamente, a sporgere denuncia. Ringrazio i passanti che sono accorsi per soccorrermi senza aver paura. Ricordo appena i loro volti e forse se capiterà di incontrarli, non sarò in grado nemmeno di riconoscerli per salutare, ma non dimenticherò certamente ciò che hanno fatto. Infine, ringrazio il personale del pronto soccorso per le cure ricevute, anche se fortunatamente non ho subito ferite gravi. È vero che le nostre città stanno cambiando ma non devono cambiare i cittadini perché il senso civico sarà sempre la nostra prima arma di difesa. Denunciare le cose quando accadono non è inutile ed è il primo aiuto che possiamo dare a chi lavora per proteggerci». E, in chiusura, un auspicio: «Vorrei che li prendessero, perché sono pronti a far male ad altri, ne sono sicura».

Gian Luca Zurlini

© Riproduzione riservata

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