VIOLENZA
L'uomo dalle mille maschere. Abile nel manipolare la compagna, quando le loro strade erano unite. Ma anche straordinariamente bravo nel fingersi l'anima bella che voleva salvare la donna da chi invece avrebbe voluto farle del male. Peccato, che fosse lui il suo persecutore. Lo era stato nel 2022 ed è tornato all'attacco all'inizio dell'anno successivo, dopo essere stato rilasciato. Origini napoletane, 48 anni, aveva patteggiato 2 anni e 2 mesi per quei vecchi episodi e ora gli è stata rifilata un'altra condanna a 10 mesi per stalking in continuazione con quella precedente. Il pm Laila Papotti aveva chiesto 3 anni: considerando le due sentenze, la pena complessiva non cambia.
Una donna indipendente, Lidia (la chiameremo così), quattro anni più di lui. Aveva lottato anche per trovare un lavoro stabile. E allo stesso tempo impegnativo: fa la guardia giurata in un supermercato, e i turni possono essere pesanti. Anche quando stavano insieme e parevano una coppia serena, lui si era sempre mostrato piuttosto rigido. Lidia doveva rendere conto un po' di tutto: domande assillanti sugli amici, sui colleghi e su ogni movimento che non fosse sotto il suo controllo.
Spesso asfissiante, quell'uomo. Eppure, era così difficile liberarsene. Perché Lidia, dopo le delusioni passate e la fatica di rimettersi in gioco in un Paese straniero, aveva anche trovato un'ancora di salvezza in quel rapporto. Era stato un percorso difficile e a tratti anche doloroso, ma poi era riuscita ad allontanarsi da quel compagno che ormai le toglieva l'aria con la sua presenza opprimente.
L'aveva lasciato, ed era cominciato il suo inferno: messaggi, telefonate, appostamenti e minacce. Finché era stato arrestato in flagranza. E poi aveva deciso di patteggiare.
Aveva chiuso (apparentemente) i suoi conti con la giustizia. E poi si era riavvicinato a Lidia: pieno di scuse e attenzioni. Così, nel gennaio del 2023 la storia era ricominciata. Ma il copione non era cambiato: telefonate in ogni momento del giorno, messaggi e inseguimenti per accertarsi di ogni suo movimento. Un giorno, mentre Lidia era in auto ferma a un semaforo, lui era sceso dalla sua macchina e aveva cominciato a battere violentemente sul finestrino urlando: «Apri, ti devo parlare».
Bloccarlo sul telefono, però, faceva scattare delle reazioni violente. E angoscianti. Lui cominciava a chiamare da numeri sconosciuti, ma era anche capitato che si presentasse di persona da alcune colleghe di Lidia: «Ho avuto una storia con lei ed è finita male - raccontava - ma so che c'è gente molto potente che le vuole fare del male». A una dipendente aveva anche mostrato un video dicendo che Lidia veniva picchiata ed era in pericolo.
Qualcuno aveva mostrato indifferenza, ma una collega aveva invece rivelato tutto a Lidia. E così aveva scoperto chi era il vero stalker.
Georgia Azzali
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