STECCATA
È stata ricomposta in Steccata la cattedra episcopale voluta dall'indimenticato vescovo Evasio Colli nel 1939. L'opera, realizzata dal traversetolese Pietro Carnerini era conservata in Duomo. Ieri per celebrare la nuova collocazione, il vescovo Enrico Solmi ha presieduto una messa solenne in Steccata per il Corpus Domini.
Cosa vi è raffigurato
La cattedra raffigura il Buon Pastore e ai lati sono rappresentati i patroni di Parma (Sant'Ilario e San Bernardo) alle cui spalle si intravedono Duomo e Battistero. Sono presenti altri opere di Carnerini in tante altre chiese della nostra diocesi. Sempre in Steccata, nella sagrestia nobile, al di sotto della pala seicentesca della Sacra famiglia scolpisce un altare con putti e simboli.
Le altre opere
Nella chiesa della Santissima Annunziata, si trova invece un San Francesco in altorilievo all’entrata della Mensa dei poveri; alla «Certosa di Parma», storica sede del riformatorio «Raffaello Lambruschini», Carnerini realizza in bronzo un busto di Padre Lino Maupas, mentre nella chiesa di Martorano un banco con Gesù attorniato da santo Stefano e sant’Ilario. Nel santuario di Soragna realizza un bancone con Sacra famiglia, i quattro evangelisti e una elevazione dell’ostia durante una scena liturgica.
Esponente dell'arte animalier, Carnerini in Africa aveva lavorato al duomo di Mogadiscio e a quello di Bengasi.
«Grazie ai benefattori»
«Grazie a qualche benefattore generoso e alla disponibilità di tanti - ha esordito monsignor Solmi - abbiamo ricomposto qui, in questa sede così solenne e bella, la cattedra episcopale che si trovava in Duomo fino alla riforma liturgica. Opera di Pietro Carnerini, uno scultore nativo di Traversetolo, l'abbiamo posta in Steccata perché essenziale per proclamare la parola di Dio».
Monsignor Solmi ha quindi riflettuto sul significato della solennità del Corpus Domini. «Dio si è fatto uomo e rimane tra noi attraverso il segno del pane e del vino» ha affermato, sottolineando come questo cibo diventi fede e carità, oltre che il pane dei pellegrini in quel lungo e difficile pellegrinaggio che è la nostra esistenza.
Luca Molinari
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